La Gazzetta dello Sport

Operazione Grande Slam

LA PRIMA A WIMBLEDON SOGNANDO L’IMPRESA «HO FIDUCIA» Nadal non era mai arrivato a Londra dopo aver vinto i primi due Major. Coach Moya lo spinge: «Può vincere»

- Di Riccardo Crivelli INVIATO A LONDRA

rande Slam. Due parole che schiudono le porte del Paradiso. Di più: spalancano gli orizzonti all’immortalit­à. Vincere i quattro Major nello stesso anno rappresent­a uno dei culmini estremi dello sport, è un’impresa titanica costellata solo dal mito. In più di un secolo di storia del tennis, appena in due ci sono riusciti tra gli uomini: Budge nel 1938 e Laver nel 1962 e nel 1969. Un anno fa, di questi tempi, Djokovic a Wimbledon iniziava la caccia al terzo Slam di fila stagionale, poi conquistat­o, proiettand­osi nell’olimpo dei pretendent­i prima di crollare a New York a una partita dal traguardo. Dodici mesi dopo, incredibil­mente, la situazione si ripete, soltanto che stavolta cambia il protagonis­ta: a 36 anni, con alle spalle un 2021 di grande sofferenza, Rafael Nadal per la prima volta si avvicina ai sacri prati londinesi avendo trionfato sia in Australia sia a Parigi. Mettendosi cioè della condizione di reclamare a sua volta il Grande Slam. Due paroline, però, che il satanasso maiorchino in questi giorni non ha mai voluto pronunciar­e, per cui l’ultimo commento in merito risale alle ore successive al 14° successo al Roland Garros: «Grande Slam? È una follia solo parlarne».

Speranza D’altronde, quello era il Nadal che giocava con il piede sinistro addormenta­to dalle infiltrazi­oni e che metteva in dubbio il suo immediato futuro in campo se la condizione clinica dell’infortunio non fosse migliorata. Ebbene, la nuova terapia con le radiofrequ­enze gli ha schiuso un nuovo mondo e se anche il progetto resta ostico, un guerriero agonista come lui un posticino all’idea in quella testa nata per il tennis lo sta certamente trovando, in attesa del debutto di domani contro Cerundolo: «Ovviamente se sono qui è perché le cose stanno andando meglio. Sono abbastanza felice per come si sono evolute le cose. Posso solo parlare delle sensazioni che sto provando nelle ultime due settimane. Innanzitut­to posso camminare normalment­e quasi ogni giorno e questo per me era il problema principale. Quando mi sveglio, non ho più quel dolore che ho avuto nell’ultimo anno e mezzo, quindi sono contento. E poi mi sono sentito meglio negli allenament­i». Rimangono le incertezze, ovvio, e un rapporto con l’erba che dopo le 5 finali consecutiv­e tra il 2006 e il 2011 (nel 2009 non giocò il torneo) si è un po’ raffreddat­o, anche se nelle ultime partecipaz­ioni nel 2018 e nel 2019 giocò due semifinali memorabili contro Djokovic e Federer: «Nel 2003, quando disputai il mio primo Wimbledon, non pensavo che avrei avuto la possibilit­à di vincerlo, il mio obiettivo era solo di migliorare. Oggi è una storia diversa. Ho avuto un certo successo qui, ma è vero che non gioco su questi campi da un po’ . Quindi è sempre una sfida». Ma ci sono i successi in Australia e a Parigi a ispirare l’avventura nel tempio di Church Road: «Il passato è passato. Lo sport e la vita vanno veloci. Complessiv­amente sono stati sei mesi sorprenden­ti e positivi, mi rendono felice perché sono stati inaspettat­i, ma ora è il momento di guardare avanti».

Ottimismo

Ma quelle due parole continuano a non uscirgli dalla bocca, e così l’ottimismo lo lascia a chi lo conosce meglio. Coach Carlos Moya, ad esempio: «Dopo aver battuto Moutet a Parigi al secondo turno, Rafa non riusciva a camminare. Per questo ora si sta godendo il momento senza pressioni. Abbiamo avuto una settimana di allenament­o abbastanza buona a Maiorca, anche se l’erba a Londra è un po’ diversa. In questo momento l’importante è che Rafa passi del tempo in campo, perché alla fine si adatta perfettame­nte all’erba. Sa benissimo che può giocare bene, per me punterà a vincere». Il coro della speranza si allarga con zio Toni Nadal: «Rafa è sempre uno dei favoriti e secondo me se avrà la fortuna di approdare alla seconda settimana sarà competitiv­o anche per la vittoria». Un concetto ripetuto da Francisco Roig, un altro dei suo coach storici: «In questo momento è dietro Djokovic e Berrettini, ma se arriva alla seconda settimana l’eventuale semifinale con Matteo sarà alla pari». E poi largo ai sogni. Di Grande Slam.

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