Da Mbappé a Pogba e a CR7 effetto Mondiale sul mercato
Per rendere al meglio, Paul Pogba dice che ha bisogno di sentirsi amato. Non è l’unico al mondo, però il suo impatto è di quelli pesanti. Quando l’ha ripetuto, è stato come spalancare le porte al suo ritorno alla Juve. Evidentemente a Manchester non sentiva quella condizione di empatia, c’era un altro mood. Max Allegri se lo aspetta sul campo, nei prossimi giorni, quando comincerà a lavorare per la nuova stagione. Quello del francese è un grande ritorno. La Juve resta il territorio più felice nella carriera del Polpo. Tornare a Torino – rinunciando a compensi più alti – significa anche ritrovare l’humus giusto per preparare il Mondiale che potrà giocare da protagonista, forse per l’ultima volta, considerati i suoi 29 anni. Per Romelu Lukaku che torna a fare il trascinatore nell’Inter il discorso è diverso, ma non troppo. La felicità non ha prezzo, se si considera la quantità di milioni ai quali Big Rom ha rinunciato. Nella sua prospettiva c’è anche la preparazione al Mondiale. Al contrario di quello che gli accadeva nel Chelsea con Tuchel, Lukaku – che è coetaneo di Pogba – a Milano potrà giocare da titolare, arrivando rodato in Qatar, dove la generazione d’oro del Belgio (ci sono anche Courtois, De Bruyne e Hazard) si gioca l’ultima chance per lasciare un
segno indelebile sulla scena globale. È un tema poco dichiarato, che rimane sotto la linea di galleggiamento. Eppure la prospettiva del Mondiale che si giocherà d’inverno – in un clima torrido, a campionati fermi e in una situazione inedita – resta una delle variabili pesanti di questo mercato. Il primo grande esempio è il caso
Mbappé. Attraverso il suo fondo sovrano, il Qatar ha deciso di tenerlo inchiodato a Parigi – a qualunque costo – con una poderosa operazione politica e di immagine ai danni del Real al quale il francese sembrava destinato. Per Mbappé è oro che cola: in novembre e dicembre giocherà su un tappeto rosso. Intanto, nel Psg impone e dispone. Leonardo è stato la sua prima vittima, il buon Neymar potrebbe essere la prossima. Di sicuro il brasiliano ha bisogno di un trampolino affidabile per preparare la sfida del Mondiale. Se il Psg lo scarica – Ney è seccato dalle dichiarazioni di Al Khelaifi – gli servirà una sponda che non può essere il Barça come lui vorrebbe, ma piuttosto il Chelsea o qualche altro club inglese. Nell’effetto Mondiale rientra anche Cristiano Ronaldo. Sembrava fosse un punto fermo nei piani di Ten Hag, che sta proiettando sul Manchester United l’impianto del suo vecchio Ajax. Invece il feeling sembra già evaporato, si annunciano tempi duri. Jorge Mendes, il potente manager di CR7, sta cercando di sistemarlo e l’ha proposto anche a Bayern,
Chelsea e Sporting oltre che alla Roma. A 37 anni Ronaldo ha l’ultima possibilità di vincere il Mondiale, gli serve una squadra giusta per presentarsi al top. Il Qatar è un obiettivo di Marco Asensio – anche lui scuderia Mendes –, nome caldo sul mercato del Milan. Nel Real è una terza scelta, dietro a Rodrygo e Valverde: in rossonero potrebbe riprendere quota e convincere Luis Enrique a dargli un posto da titolare. Per il serbo dei blancos Luka Jovic, destinato alla Fiorentina, la prospettiva è analoga. A Di Maria la Juve potrà servire anche a garantirgli continuità e brillantezza per affiancare Messi nell’assalto al mondo dell’Argentina. Il nostro calcio diventa una portaerei, sistemata ai confini dell’impero, dalla quale decollare. Siamo un punto di transizione per campioni che vengono, vanno e a volte tornano. Eravamo un Eldorado. C’è molto da fare per stoppare la decadenza e ricominciare a crescere.