Sorriso Pogacar Rivali già dietro e fa le prove... in maglia bianca
Lo sloveno chiude al terzo posto e diventa il leader dei giovani: «Le gambe girano: sono felice»
Rideva. Mancavano due minuti al via della sua crono, al via del terzo Tour di fila che deve provare a vincere ancora contro tutto e tutti, e Tadej Pogacar rideva. La calma olimpica del 23enne sloveno della Uae-Emirates è impressionante almeno quanto la sua forza in bici, e mentre in casa Jumbo-Visma Vingegaard faceva a sorpresa lo stesso tempo di Roglic, Tadej firmava una prova da fenomeno chiudendo terzo a 7” da Lampaert e guadagnando tempo su tutti i rivali: dagli 8” al duo della Jumbo ai 53” su O’Connor, per lui il cielo sopra Copenaghen doveva essere azzurrissimo. Ah, per non sbagliare ha cominciato già a salire sul podio, visto che ha indossato la maglia bianca del migliore dei giovani. Anche se la cosa fa sorridere, visto che è il numero uno assoluto.
Record sullo Stelvio
«Ho dato tutto ed è andata molto bene – ha spiegato il due volte campione in carica, che non ha dato l’impressione di prendere rischi eccessivi nelle curve tecniche -. Ho amato questo pubblico nonostante fosse brutto tempo, mi ha dato la spinta giusta e mi sono divertito parecchio, nonostante qualche passaggio del percorso fosse un po’ insidioso. Sono così felice di come abbiano girato le gambe, e della posizione in cui mi trovo in classifica». Inutile nasconderlo:
da oggi in poi la sua “quota” per il tris consecutivo sarà ancora più bassa. E Tadej non ha intenzione, peraltro, di nascondersi. Ha preparato questo assalto in Italia, facendo base a Livigno e scalando in allenamento cime mitiche, che si chiamano per esempio Gavia e Stelvio. Lo ha fatto stabilendo tempi record che sono stati registrati dal social Strava, e che lui ha voluto rendere pubblici nonostante – sembra – non tutti fossero d’accordo. Il ricordo di quanto aveva detto alla vigilia di questo inizio è ancora fresco: «Credo di avere più o meno la stessa forza dello scorso anno. Ma forse mi sento un po’ meglio. Il motivo? Ho più fiducia in me stesso». E allora la cronometro di ieri non è che una logica conseguenza.