SINNER A TUTTO GAS DOMATO ALCARAZ ADESSO DJOKOVIC «SARÀ TOSTISSIMO» Immenso
L’azzurro perfetto vince la sfida del futuro: «La nostra rivalità è una cosa bella per il tennis». Domani sfida al campione in carica
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Azzurro è il colore del cielo che si apre sopra il Centrale squarciando le nubi e liberando un raggio di luce che sembra indicare il cammino della gloria. Azzurro è il futuro del tennis, anzi già il presente, illuminato dalla classe sovrannaturale di Sinner che nel tempio laico delle racchette, sul campo più nobile e famoso del mondo, si offre la vittoria più bella, più preziosa e più importante della carriera, più ancora di quelle che gli hanno regalato i cinque tornei conquistati fin qui. Perché questo è uno Slam — il più prestigioso degli Slam — e perché la sfida con l’altro giovane prodigio Alcaraz era una porta aperta sul mondo che verrà, il preludio di una rivalità supersonica destinata a marchiare gli anni a venire. Aveva bisogno di un’impresa così, Jannik, per sentirsi finalmente inserito nel gotha definitivo dell’aristocrazia dopo che nei Major, a parte il successo negli ottavi del 2020 a Parigi con Zverev, era sempre stato respinto alle soglie del paradiso, e anche per respirare certezze dal nuovo corso iniziato a marzo con il cambio di allenatore da Piatti a Vagnozzi: «Ora ci sono anch’io, ho dimostrato di poter tenere questo livello con continuità in una partita difficilissima». Applausi: ora sarà Sua Maestà Djokovic, nei quarti, a misurare la rinnovata dimensione del fenomeno italiano: un test che emoziona, ma certo non mette più così paura.
La forza della mente
Piovono sulla Terra giornate che segnano una svolta, determinano un destino, rimodulano le aspettative. E per la Volpe Rossa di Sesto potrebbe davvero essere stata questa, la domenica di mezzo in cui per la prima volta nella storia si gioca secondo calendario e non per esigenze meteorologiche, iniziata con la grande cerimonia del centenario del Centre Court che ha chiamato a raccolta alcune delle leggende più mirabolanti di questo torneo, dalla Evert a Federer passando per Borg: «Li ho visti sullo schermo tv degli spogliatoi e mi sono emozionato», dirà Sinner quasi impacciato. Poi, una volta messo piede in campo (era la prima volta, per lui), ispirato da quell’aura magica e sotto gli occhi attenti di Laver, Borg e Billie Jean King, gioca due set memorabili, perfetti per lucidità e visione. Le alte percentuali di prime gli permettono di dettare ritmo e scambi nei suoi turni di servizio, lo straordinario rendimento alla risposta disinnesca la battuta di Carlitos e gli impedisce di scaricare la sua potenza nei colpi di inizio gioco, il dritto è una frustata talmente rapida che lo spagnolo non può mai guadagnare campo e perfino i movimenti dell’azzurro appaiono più adeguati alla superficie, più sincroni con l’insidia dell’erba. Non è un sogno, ma il segno che Jannik apprende in fretta; e se anche nel terzo set la sua velocità di crociera cala leggermente perché sale l’altro, la contesa non cambia padrone e i due match point per l’azzurro nel tie break potrebbe
ro sancire giustamente una superiorità mai in discussione. Ma Jan sbaglia un rovescio e poi mette in rete una risposta di dritto, prima che una portentosa demivolée di Alcaraz cambi l’inerzia della partita, che così si allunga al quarto set: «Lì — racconterà il numero 13 del mondo — ho avuto un piccolo cedimento, del resto ero un po’ deluso per le occasioni mancate». Carlitos si fa più baldanzoso, conquista metri, mette pressione al servizio del rivale, ma non può fare i conti con la sua enorme forza mentale, il suo rifiuto di concedere varchi alla sconfitta: nel quarto game, Jannik si infila nelle crepe inattese dello spagnolo e gli fa il break, poi nel game successivo rimonta da 0-40: non si farà prendere più.
Sana rivalità È l’apoteosi, Sinner diventa il sesto italiano di sempre ad arrivare nei quarti a Wimbledon e soprattutto consolida un trend che lo ha visto qualificarsi agli ottavi negli ultimi quattro Slam consecutivi: «Sono diventato più consistente, dietro questa vittoria ci sono ore e ore di allenamenti, ore e ore di palestra e il feeling con Simone (coach Vagnozzi, ndr). Fisicamente sto bene, ma l’obiettivo è sempre quello di migliorare in tutti gli aspetti del mio gioco, anche perché adesso arriva un avversario tostissimo». E a chi immaginava un futuro acceso solo da Alcaraz, Jannik ha fornito una risposta perentoria nella cornice di una rivalità che sta nascendo sotto il segno di un grande rispetto reciproco, come ha dimostrato la preoccupazione di Carlos a metà del terzo set su una pericolosa scivolata dell’italiano: «Abbiamo espresso un grande livello di gioco - terrà a sottolineare Jan — e abbiamo dimostrato che sappiamo giocare bene a tennis. Non so dove arriverà la nostra rivalità, ma sono sicuro che sia già una bella cosa per il nostro sport». Il mondo cambia sotto il cielo azzurro di Wimbledon.