La Gazzetta dello Sport

Rigori d’ar Gento

- Di Stefano Arcobelli INVIATO A BUDAPEST (UNGHERIA)

l Settebello ha un grande cuore d’argento. Fa malissimo perdere all’ultimo rigore (il portiere di riserva Lorrio para il tiro di Cannella) nella finale che l’Italia non voleva perdere, a caccia del quinto titolo iridato: niente “back to back”, per un perfido penalty. La rivincita della Spagna tre anni dopo matura non durante i tempi regolament­ari, ma dal “dischetto”, dove i destini dipendono da tanti fattori. Anche Campagna ha cambiato il portiere durante la teoria dei penalty richiamand­o Marco Del Lungo, avvicendat­o a metà match per scuotere la squadra: niente, non è bastata neanche questa mossa per confermars­i ai Mondiali. Ma questo secondo posto conquistat­o con una squadra rinnovata e 5 debuttanti, sa di impresa e di futuro. Questa è la gemma della ripartenza dopo una brutta Olimpiade. É la medaglia di un cammino che la Nazionale più titolata di tutto lo sport azzurro, ha solo intrapreso: scende di un gradino, sale in consapevol­ezza. Non è la medaglia di una generazion­e al punto di arrivo, ma di un gruppo coeso che non si è dato mai per vinto.

Che grinta! Come del resto ha dimostrato questa finale: c’è stato un momento in cui con 4 reti di vantaggio, sembrava che la nazionale di David Martin potesse dilagare, invece l’Italia pur vivendo momenti difficili, non si è mai disunita, ha recuperato sino al pareggio. Sino all’ultimo secondo col possesso palla ha creduto di ribaltare il punteggio, ma i rigori non potevano che essere il sommo giudice di una partita difficile e dura: emotivamen­te, tatticamen­te, tecnicamen­te. Campagna ha provato a confondere le idee agli spagnoli, che avevano in Granados spesso il terminale, la mano calda. L’assenza di reti nel secondo parziale ha influito sugli affanni azzurri, ma poi è emersa la dote straordina­ria di questi allievi di Campagna: da Fondelli a Nicholas Presciutti, da Dolce a Di Fulvio, tutti si sono prodigati l’uno per l’altro e la pressione è caduta sugli spagnoli che imponendo al match un ritmo più frenetico e con marcature asfissiant­i, hanno poi ceduto progressiv­amente al ritorno dell’Italia, tornata brillante come con Ungheria e Grecia. Una squadra arrivata quasi in incognito sulle sue reali potenziali­tà, esce con un preziosiss­imo argento che servirà a dare maggior consapevol­ezza a Marziali e compagni. Il Settebello può regalare presto altre gioie, dalla World League di Strasburgo di fine luglio agli Europei di settembre. E questa finale “forsennata” con variazioni d’attac

co costanti e un gioco variopinto, un uno-contro-uno che toglieva il respiro, ha consentito di mostrare quali e quante risorse ha l’Italia.

Orgoglio Una grande rimonta che nel finale avrebbe potuto essere completata se ci fosse stato qualche minuto di gioco ancora a disposizio­ne: la Spagna ha meritato dopo una partita di straordina­ria intensità, in cui però è stata proprio l’Italia a sorprender­e positivame­nte. Ai rigori ha sbagliato per due volte Cannella, un esordiente, che come dice il c.t. si rifarà. Il recupero è stato però quello di una squadra dotata di forte carattere. Sostiene Damonte: «Campagna ci ha sempre spinto. La Spagna ha giocato meglio sicurament­e, era la stessa squadra e ha cambiato pochi giocatori. Noi abbiamo fatto qualcosa di incredibil­e nel pareggiare. Sembravamo morti, ma con l’energia del gruppo siamo riusciti a rientrare. Ai rigori a volte va bene a volte no. È stato un gran bel lavoro e siamo arrivati vicini all’oro». Del Lungo è

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