La Gazzetta dello Sport

Svolta nel 2017: 4-2-fantasia e così Max arrivò in finale in Coppa

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Meglio non scomodare il caso: nella nascita della Juve del 2017 c’è invece una bella dose d’improvvisa­zione e di coraggio. Difficile altrimenti immaginare un sistema di gioco così offensivo e spregiudic­ato per il nostro campionato: era il sorprenden­te “4-2fantasia” con Cuadrado, Dybala e Mandzukic alle spalle di Higuain, più Pjanic in regia. Tutti assieme. Con Khedira secondo mediano. In pratica, nessun marcatore puro oltre ai difensori. Ma serviva una svolta e Allegri tenta l’all-in come mai prima. È il 22 gennaio, seconda di ritorno, Lazio-Juve. Non una grande stagione, gioco così così, primo posto in classifica ma il ko con la Fiorentina allarma.

Pjanic, arrivato al posto di Pogba, non è Pirlo. Musi lunghi negli spogliatoi dove Higuain ha tolto il posto a Mandzukic. Tutti vogliono giocare e allora Allegri decide: tutti in campo. Nasce la Juve più bella del decennio, tutta di Allegri perché quella del 2015, anche lei finalista in Champions, è ancora un po’ figlia di Conte. Qualità altissima, con il lusso di Dani Alves “terzino di regia” e Alex Sandro ai suoi massimi. La chiave tattica che la rende possibile è però Mandzukic: schierato “trequartis­ta” di sinistra, fa in realtà il mediano dalla tripla fase che crea superiorit­à in ogni reparto. Lo scenario oggi è diverso, ma la Juve è reduce da una stagione da dimenticar­e per successi (zero), classifica (quarto posto) e gioco (noioso e senza idee). Serve quindi una svolta come nel 2017. Un’idea. E c’è più tempo per pensarla, anche se spesso ad Allegri riescono meglio le intuizioni estemporan­ee.

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