La Gazzetta dello Sport

«IL CAMPO E IL MARE A LA SPEZIA UNISCO I MIEI GRANDI AMORI PER CRESCERE ANCORA»

Il tecnico: «L’esonero di Udine mi ha lasciato un po’ così. Primo obiettivo è quello di consolidar­e il club in A»

- Di G.B. Olivero

ono due i luoghi dell’anima di Luca Gotti: «Il campo e il mare». A La Spezia ha trovato entrambi: «Il campo è il mio lavoro ed è vita: mi piace stare lì, quotidiana­mente, verificand­o se ciò che penso è corretto. E il mare... Beh, se fosse possibile passerei le giornate dentro una barca a vela». Gotti è stato amato a Udine ed è stato accolto benissimo a La Spezia. Non è casuale che alla gente piaccia un uomo che non fa nulla per piacere. Un uomo che in ritiro si è portato il manoscritt­o di un amico per il quale svolge il compito di editor. Un uomo che qualche anno fa disse che avrebbe preferito continuare a fare il vice e che poi ha trovato la forza per mettere... in panchina il Gotti che sulla panchina non ci si voleva sedere.

Gotti, qual è il primo obiettivo della nuova avventura?

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S«Dal punto di vista sportivo, è ovviamente la salvezza. Lo Spezia sta facendo un percorso di consolidam­ento in A».

3 Lo Spezia ha fatto tre miracoli di fila: a lei viene chiesto il quarto.

«Ahahah... Ci stiamo attivando. Di sicuro non possiamo dare nulla per scontato, in A non si resta in automatico, ci saranno tanti ostacoli. Ma l’autostima di questo gruppo è cresciuta nel tempo».

3 Lei aveva accettato anche prima dello sblocco del mercato.

Ha grande fiducia nel gruppo? «Non ero spaventato dal blocco del mercato perché avrebbe sigillato un gruppo sano, con dinamiche consolidat­e e in grado quindi di partire bene in un campionato anomalo e diviso in due. Sarei stato più preoccupat­o di non poter operare a gennaio, ma il problema non c’è più».

3Con Maggiore ha già parlato? «Non a proposito della sua situazione di mercato. So che ha molti estimatori, io stesso ne ho apprezzato la crescita in questi anni. In rosa abbiamo anche due o tre giovani da cui mi aspetto migliorame­nti importanti, così come sono convinto che altri giocatori più esperti possano dare di più».

Lo Spezia con Italiano giocava con il 4-3-3, con Motta è stato schierato sia con la difesa a 3 sia con quella a quattro. E con lei?

3 «Credo che giocare con tre centrali difensivi possa essere d’aiuto al gruppo. Poi a metà campo e davanti si può vedere come impostare la formazione. Sbaglierei a scegliere oggi a priori un’idea senza avere il gruppo definitivo. Di sicuro uno dei punti di forza dello Spezia è stato l’atteggiame­nto, che non deve cambiare: tutti devono remare dalla stessa parte e credo che anche la piazza in tal senso ci darà una grande mano».

3 Allargherà il campo a La Spezia come a Udine?

«E’ un’esigenza di tutti gli allenatori. Poi cambia la zona di campo dove cerchi l’ampiezza, che dipende dalle caratteris­tiche dei giocatori, dal baricentro, dalla qualità del palleggio».

3L’esonero di Udine l’ha compreso o l’ha lasciata un po’ così? «Ha usato le parole perfette: mi ha lasciato un po’ così».

3 De Paul con lei è diventato un giocatore totale. Come l’ha trasformat­o?

«E’ stata un’evoluzione tutta sua, dal punto di vista umano e calcistico. C’era chi, anche in società, lo bollava come mezzo giocatore invocandon­e la cessione. Poi l’abbiamo visto...».

3Cosa si porta dietro dell’anno al Chelsea?

«Tante cose. Innanzitut­to l’esperienza con Sarri, che mi ha arricchito. E poi il confronto con un calcio diverso, la mia prima avventura in un grande club e tutto ciò che comporta un anno vissuto all’estero».

3Sarri voleva portarla alla Juve, ma non fu possibile. Rimpianti?

«Per forma mentis, non mi guardo indietro. E se succede, è solo per fare tesoro delle esperienze vissute».

3 Il suo passato da professore la aiuta nel dialogo con un gruppo di ragazzi?

«Sono due cose completame­nte diverse. In un’aula di università il contesto è differente come il linguaggio e i contenuti. Ci sono poche cose trasferibi­li dall’università al campo».

3 Lei dà un grande valore a ciascuna parola: anche questo discende dal suo passato?

«Non credo. Dipende soprattutt­o da come sono io. Le parole non sono tutte uguali: andrebbero utilizzate nel modo corretto per relazionar­si con gli altri».

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