SINNER È MAGICO POI NOLE LO RIMONTA «L’ANNO PROSSIMO TORNO PER VINCERE» A un set da
Jannik è perfetto per due set, ma alla fine deve inchinarsi al recupero di Djokovic «Sorpreso da me stesso: sono orgoglioso»
Il Paradiso può attendere. Ma non è mai stato così vicino: Sinner ne possiede le chiavi per due set magici, in cui l’erba del tempio si apre davanti alle sue prodezze, promettendogli un cammino lastricato di gloria. Djokovic, il signore di questo giardino dell’Eden, dove ha alzato per sei volte la Coppa in similoro, comprese le ultime tre, è annichilito dal nerbo, dal coraggio e dalla lucida strategia del giovane talento azzurro, nel quale alla vigilia aveva detto di riconoscersi in qualche modo per similitudini tecniche e caratteriali. In campo, insomma, per un’ora e 33 minuti, quanto durano i primi due parziali, il vero Djoker è Jannik, capace di sciogliere in fretta la tensione del match più importante della carriera che gli costa il break già al primo turno di servizio e lo spinge quasi sull’abisso del 5-1 contrario, prima di ritrovare la compostezza tattica e la straordinaria profondità dei colpi che impediscono al vincitore di 20 Slam di guadagnare fiducia e campo.
Delusione e orgoglio Sinner è uno spettacolo: prende il comando con il servizio, giganteggia in risposta e vince tutti gli scambi prolungati grazie a un dritto che fa paura. Sembra un sogno, addirittura più luccicante dell’impresa contro Alcaraz negli ottavi, ma quando dall’altra parte della rete hai di fronte un titano, seppur ammaccato, il destino agonistico può mutare in un baleno. È la forza sovrumana di una generazione irripetibile, che ha fatto del rifiuto della sconfitta il segno distintivo del dominio: Nole si prende il toilet break alla fine del secondo set e, quando rientra, è trasfigurato. Serve come un ossesso, esplora la diagonale del rovescio con una continuità e una precisione chirurgiche, approfitta del calo delle percentuali alla battuta di Jan per montargli sopra con la risposta. E piano piano, punto dopo punto, perfeziona la rimonta, erodendo le certezze di un avversario che prova con tigna a rimanere agganciato alla sfida, ma adesso concede anche qualche gratuito di troppo.
Come Connors È un lunga marea montante che riporta Djokovic in semifinale per l’undicesimavolta (eguagliato Connors) e sul più bello strozza in gola l’urlo al Rosso di Sesto: «Djokovic, Nadal e Federer sono i migliori per questa ragione, perché sanno cambiare rapidamente il corso di un match anche quando sembrano in difficoltà. Ovviamente sono deluso, non mi piace affatto perdere, ma dall’altra parte sono orgoglioso della mia prestazione: se Novak ha alzato il suo livello, è perché l’ho costretto io con il mio gioco». Wimbledon, di cui Jannik grazie ai quarti è diventato adesso socio onorario a vita, ci
consegna un campione maturo nonostante i vent’anni, consapevole del proprio valore ormai a un passo dall’aristocrazia assoluta, e non era scontato dopo la traumatica cesura con coach Piatti e la scelta di Vagnozzi: «Forse sono sorpreso anch’io, quando sono arrivato a Wimbledon non avvertivo il feeling con l’erba, ma poi mi sono adattato benissimo. Ero convinto di poter disputare una grande partita, la prestazione contro Nole mi fa capire che posso tornare qui nei prossimi anni e vincere il torneo. Sono calato nel terzo e nel quarto set perché lui ha trovato il modo di leggermi le carte, ma nel quinto ho fatto le cose giuste, ho preso io l’iniziativa, mi è mancato qualche colpo per chiudere i game: ho sbagliato delle palle corte, ho sbagliato a rete, ma credetemi sbaglierò molte volte ancora, però la strada è quella giusta».
Djokovic è il migliore perché sa cambiare rapidamente il match
Mi sono adattato bene all’erba: sapevo che avrei giocato una grande partita
Jannik Sinner sulla sfida
Esperienza Lo rivedremo dal 18 luglio ad Amburgo e la settimana successiva a Umago (sempre sulla terra) da numero uno d’Italia, ma come dirà Djokovic alla fine ormai non ci sono traguardi che non possano appartenere a Jannik: «Ci saranno tante possibilità per lui in futuro, lo vedremo protagonista in tutti gli Slam, gli auguro solo tanta fortuna. Sono state due partite differenti, all’inizio lui è stato il giocatore migliore in campo, poi io sono uscito per il toilet break, mi sono parlato da solo allo specchio e ho riordinato le idee. Quando vieni messo sotto, è necessario farlo: è stato il momento di svolta. Sono stato fortunato a fare il break subito all’inizio del terzo set, e lì ho notato qualche crepa nel suo gioco. Sono sui campi da vent’anni ormai, ma lo stesso mi capitano momenti di dubbio interiore come a tutti, è quella la sfida maggiore. E l’esperienza, la capacità di gestire le pause sono una delle ragioni per cui sono riuscito diverse volte in carriera a ribaltare partite in cui ero sotto. Questo campo mi ha ispirato a prendere in mano la racchetta quando avevo 5 anni, e spero che mi possa motivare a continuare». Ma da ieri c’è un pericolo in più e porta i capelli rossi.