La Gazzetta dello Sport

È la casa del golf: magie e colpi indimentic­abili

- Di Silvia Audisio

er essere ricordato devi vincere il titolo «P di Open Champion a St. Andrews»: parole di Bobby Jones, il campione americano che negli anni Venti lo conquistò tre volte da amateur. Una sull’Old Course. Nel 1921 (il suo primo Open su questo tracciato) non riuscì a venir fuori da un bunker: dopo quattro colpi raccolse la palla e non consegnò lo score. Tornò sei anni dopo e si impose con sei colpi di vantaggio. E tornò ancora qui nel 1930 per il titolo di British Amateur. Fu grande amore per sempre. Campo storico (la culla del golf nel 1400), pubblico, tutto naturale e poco appariscen­te. Qui è nato l’Open e qui si è giocato 29 volte dal 1873. Le sue buche non danno spettacolo ma lezione di strategia. Fairway e green sono duri e mossi come un mare agitato, lasciano la palla in balia di rimbalzi imprevedib­ili e del vento; il rough è incolto, i bunker spesso impossibil­i (ce ne sono 112) e il colpo può essere cieco. Di grandi giocate la storia dell’Open ne racconta parecchie, ma saper costruire la vittoria a St. Andrews è questione di buone mani, feeling e tanti colpi piazzati ad arte dalla parte giusta. Noi vi raccontiam­o quattro colpi davvero indimentic­abili...

1970: Jack Nicklaus Drive alla buca 18

La buca 18 è un par 4 di 327 metri. Una distanza importante da affrontare quando titanio e grafite ancora non regalavano metri come succede adesso, anche per un giocatore potente come Jack. Che quell’anno stava combattend­o al playoff contro l’americano Doug Sanders e gli serviva un birdie: sul tee di quella buca si tolse il pullover giallo, prese il driver e tirò al green. Una scelta coraggiosa, di potenza, che gli valse la seconda Claret Jug della carriera.

1984: Seve Ballestero­s Putt alla buca 18

A una buca dalla fine del torneo, stesso score (-11) per il giocatore spagnolo e per il defending champion Tom Watson, nella partita dietro. Serve un birdie e con un ferro 6 da maestro piazza la palla a circa 5 metri dall’asta. La linea è da destra a sinistra, ma quel putt pare non avere forza abbastanza. La palla esita sull’orlo, poi entra. La reazione di Severiano diventerà un’icona del golf, e quel gesto col pugno alzato sarà per sempre tatuato sul suo avambracci­o sinistro.

2000: Ernie Els Albatross alla buca 5

Tiger aveva appena vinto lo Us Open lasciandol­o secondo a 15 colpi, ma dopo il primo round a St. Andrews in testa c’era lui. Il pro sudafrican­o ci ha provato, inutilment­e. Colpo storico alla buca 5 nel secondo round. Par 5 - 514 metri - un green con un profondo avvallamen­to subito prima a difendere la bandiera corta. Ma non dal suo attacco: il secondo colpo atterra proprio lì, si arrampica sulla sponda, piega a sinistra e corre verso la buca. È un albatross, il quarto nella storia dell’Open.

2000: Tiger Woods Ferro 6 alla buca 8

Woods domina il torneo vincendo con 8 colpi di vantaggio e uno score record di -19. A 24 anni Tiger conquista il primo dei suoi tre Open Championsh­ip e completa il Grande Slam della carriera, il più giovane di sempre. Tra i tanti colpi magistrali della settimana, una chicca la domenica alla 8, par 3: deve giocare circa 160 metri, il suo ferro 6 entusiasma il pubblico, accarezza la buca e la passa di venti centimetri. Un altro birdie nella sua marcia trionfale.

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