Il mio urlo da Open ROCCA
E ST.ANDREWS «UN PUTT IMPOSSIBILE IN UN POSTO UNICO»
17 metri di gloria
GETTY
S
i può chiamare Open Championship. O British Open. Oppure semplicemente The Open, ma non cambia la sostanza. È il torneo su cui è costruita la leggenda del golf. È disputato sempre in un campo diverso, ma ogni cinque anni torna a St.Andrews, il posto dove tutto è nato e dove sono custodite le regole di questo sport. Lo fa anche nel 2022 per celebrare la 150ª edizione: appuntamento la settimana prossima. Chi vince in questo angolo di Scozia entra nella storia, ma noi italiani sappiamo bene che anche chi arriva secondo può restare nella memoria e nei cuori della gente. Certo, dipende da come lo fa, vero Costantino Rocca? Nel 1995 il bergamasco che ha cambiato il golf in Italia arrivò all’ultima buca con un colpo di svantaggio su John Daly. La 18 è un par 4: «E io dico al mio caddie: se il drive raggiunge il green, chiudo in 2 e vinciamo. Ma la pallina fa un brutto rimbalzo e si ferma a sinistra del green. Nella Valley of Sin, la valle del peccato».
3Allora deve fare un approccio. Ma è una flappa, la palla fa solo pochi metri e resta fuori green.
«Volevo imbucare. Cercavo l’approccio troppo perfetto e l’ho fatto imperfetto. Capita. Mi ritrovo a 17 metri dalla buca e decido di usare il putt perché nella mia testa c’era solo il birdie, né il bogey né il par. Ho guardato la linea, ho tirato e ho imbucato. La mia esultanza è diventata famosa. Prima in ginocchio e poi a battere i pugni per terra».
3 Tutto questo nel posto più speciale del golf.
«Il posto e il momento... A St. Andrews, alla 72ª buca per andare allo spareggio… Un campo in mezzo al paese in cui respiri la storia: quando si arriva lì e si vedono il tee della 1 e il green della 18 che sono uniti, con questa bellissima club house, si prova una sensazione di… benessere».
3 Lo spareggio però andò male.
Gli azzurri
«In sala stampa dissi che il primo rimane mentre il secondo viene dimenticato in fretta, invece non è andata così, forse ci si ricorda più di me che di John Daly. Certo, avrei preferito che a vincere fossi io e che si ricordassero di lui».
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Lei ha cinque vittorie sullo European
Tour. La più bella?
«A Wentworth. Vincere in Inghilterra è sempre magico, come la nazionale di calcio quando vince a Wembley».
Il British torna in Scozia dove nel 1995 Costantino realizzò una buca rimasta storica: «Finii secondo, pensavo di essere dimenticato, invece...». E ora spinge gli italiani, anche in Ryder Cup
3È
stato grande protagonista anche in Ryder Cup.
«Nel ’93, ’95 e ’97. La prima persa, poi due vinte».
3Nel ’95 fece buca in uno. Meglio quella emozione o il putt di St.Andrews?
«Sono due situazioni differenti. Una è tua personale, l’altra invece è una gioia per te, ma anche per la squadra. In Ryder sai che non devi mai mollare perché non è tua la vittoria e non è tua la sconfitta. Sei in un team. A parte i Major, la Ryder è la cosa più importante che c’è nel golf».
3 Fra un anno sarà a Roma.
«È un evento talmente bello che chi non l’ha mai provato da dentro si è perso davvero qualcosa. È come essere a San Siro per il derby. Però se sbagli un colpo non ti dicono le parolacce».
3A St. Andrews la settimana prossima ci saranno tre italiani.
«Celli è un dilettante, non lo conosco, ma se vinci un European Amateur vuol dire che sei a un buon livello. Migliozzi è giovane e ha solo da imparare. Ha fatto ancora una bella prestazione allo Us Open, l’importante è che stia tranquillo e faccia il suo gioco, il talento ce l’ha. Per me è uno che può anche giocare la Ryder a Roma, anche l’ultima volta ha sfiorato la convocazione. Molinari invece non sta passando un periodo felice. Forse è stato fermo troppo per il mal di schiena e tornare è sempre difficile. Lui ha vinto TheOpen a Carnoustie che è un campo più difficile di St.Andrews. Secondo me può tornare ai suoi livelli migliori. Speriamo, io sono fiducioso».
«Migliozzi ha tanto talento, deve solo stare tranquillo. E Molinari tornerà»