“Vai, andiamo” Bettiol testimone «Tadej fenomeno non si sorprende»
«Tadej mi ha detto ‘Andiamo Alberto’…». Non c’è persona migliore di Alberto Bettiol per farsi portare dentro lo show messo in scena da Tadej Pogacar. Ieri il 28enne toscano della Ef-Easy Post, re del Giro delle Fiandre 2019, è stato competitivo. ‘Cattivo’ e bello da vedere sulle pietre: nel 2023 metterà nel mirino la Roubaix che non ha mai corso, come da consiglio del ‘suocero’ Andrea Tafi, re all’Inferno del Nord nel 1999 (è il padre della fidanzata Greta). Alberto però è stato frenato da una foratura. «Mi è capitata a metà pavé, il settore dopo rispetto a quello in cui mi ero mosso con Pogacar (numero 6, ndr). Altrimenti penso che sarei potuto stare con lui e Stuyven. Gli avevo spiegato che non avrei potuto tirare troppo perché avevo due compagni in fuga, volevo più che altro rompere il gruppo. Dall’ammiraglia mi avevano fatto notare che Powless si stava giocando la maglia gialla. E nel primo settore, ero in testa per fare un ritmo non troppo alto che potesse favorire i fuggitivi».
Racconto I dialoghi tra Alberto e Tadej sono cominciati proprio nel primo degli undici settori: «Mi ha detto che alla mia ruota si stava bene», riferisce Bettiol che definisce il due volte campione in carica «un fenomeno. Ma se parliamo della prestazione di questa tappa, sono sorpreso fino a un certo punto». Ecco perché: «Sa guidare molto bene la bicicletta, credo all’inizio della carriera si divertisse nel fuoristrada. È sveglio, si sa muovere, esprime i watt necessari sul fronte della potenza. Non ha nessun punto debole, se escludiamo la squadra. Ma in una giornata così, impegnativa e senza logica, gli serviva fino a un certo punto. O meglio, sarebbe stata utile se
per esempio avesse forato o avesse avuto un altro problema, potendosi trovare un compagno vicino. Ma così non è stato». E poi il discorso si approfondisce, al termine di una giornata che addirittura la maglia gialla Van Aert ha definito ‘pericolosa’: «Penso che il suo segreto sia che arriva ‘fresco’ a giornate così. Ne ho parlato in passato con dei suoi compagni di squadra, per esempio Ulissi e Formolo. Ha una capacità di recupero straordinaria, e in una corsa di più giorni è ovvio che faccia la differenza. La Roubaix è una competizione di un giorno, qui siamo arrivati dopo 4 tappe e se senti meno la fatica dei giorni precedenti questo può fare la differenza. Ah, un’altra cosa. Non penso che sia mai uscito dalle prime 20 posizioni del gruppo. Mamma mia…».