Parola di Merckx «Che numero Tadej I 5 Tour? Se mi batte non mi dispiace...»
Il belga entusiasta «Anche sul pavé mi ha sorpreso. Solo Vingegaard può impensierirlo, ma vincerà lui»
Per sapere dove sta Eddy Merckx basta seguire prima il flusso della gente, e poi ascoltare il boato che al villaggio di partenza sovrasta la musica nonostante sia sparata “a palla”. È una vecchia regola che ha funzionato pure ieri al via della tappa del Tour da Binche, Belgio, secondo dei tre sconfinamenti di quest’anno (dopo la Danimarca, e prima della Svizzera). Merckx fa gli onori di casa nel suo Paese: d’altro canto per Tour de France vinti (5), tappe (34) maglie gialle indossate (111 su 96 giorni) nessuno è meglio del Cannibale, come sempre o quasi. E già a fine dello scorso anno il grande Eddy, dopo averlo incontrato e cenato con lui in Italia, aveva designato Tadej Pogacar come suo erede.
Battuta «Sul pavé sinceramente – riferisce ora alla Gazzetta Merckx, 77 anni e apparso in buona forma –. Tadej mi ha sorpreso perché è stato capace di seguire uno specialista come Jasper Stuyven. Ha fatto quello che voi in Italia chiamate un bel numero, un grande numero. Se ha un rivale in questo Tour? Qualcuno pensava Gaudu, ma io non credo che possa
essere al suo livello. Il più accreditato per impensierirlo è Vingegaard, più di Roglic. Lo pensavo già prima del pavé. Ma se non gli succede niente, si avvia a vincere il terzo Tour consecutivo. In montagna ha dimostrato tante volte di essere il migliore. È veramente un grande campione. Lo è pure Van Aert, anche se non vincerà mai il Tour de France. Se non avesse tirato così tanto, Vingegaard sulle pietre avrebbe perso molto di più. In ogni caso è un Tour che ci ha già dato e ci darà ancora tante emozioni». La questione anagrafica a volte si dimentica, invece è centrale: Tadej Pogacar sta facendo tutto questo a 24 anni ancora da compiere (il 21 settembre) e così sembra avviato a superare l’Everest dei cinque Tour vinti raggiunto da Eddy Merckx, Jacques Anquetil, Bernard Hinault e Miguel Indurain. Ma se andasse a finire così, al Cannibale dispiacerebbe? «No! Se l’avere vinto 5 Tour mi garantisse una rendita, magari potrei esserlo. Ma non è così e allora…», sorride. E allora dopo questa battuta è arrivato il momento di lasciarlo andare: la sua gente non vuole aspettare ulteriormente e lo reclama. Cannibale e mito, per sempre.