La Gazzetta dello Sport

Provaci ancora Charles

FIDUCIA «FERRARI UNITA BENE LA CENA CON BINOTTO HA PAGATO LUI!»

- Di Luigi Perna INVIATO A ZELTWEG (AUSTRIA) © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L

a quiete dopo la tempesta. Sulle colline intorno al Red Bull Ring si addensano nuvole minacciose, accompagna­te da scrosci di pioggia, ma in compenso l’umore di Charles Leclerc è tornato sereno rispetto alla domenica nera di Silverston­e. Il ferrarista è pronto ad andare a caccia di Max Verstappen e dei rivali, che qui corrono nel giardino di casa, con 43 punti da recuperare nel Mondiale. «Non permetterò a niente e a nessuno di farmi perdere la fiducia. Continuo a credere nel titolo. Io sono uno che per carattere non molla mai», dice Charles. In mezzo c’è stata la cena con Mattia Binotto a Montecarlo, nella quale il pilota e il team principal hanno parlato in privato di molte cose, compresa la gara della “discordia”. Un incontro importante, viste le tensioni e le polemiche scoppiate in Gran Bretagna.

Il conto Binotto è partito da Maranello nella serata di martedì per raggiunger­e Leclerc all’Hotel de Paris, nella piazza principale del Principato. «Non è la prima volta che capita. È venuto per rassicurar­si che fosse tutto a posto da parte mia, dopo cinque gare molto dure personalme­nte, nelle quali siamo passati dall’essere in testa al campionato al finire indietro. Io volevo stare a casa, staccare da tutto e prepararmi al meglio per l’Austria. Abbiamo parlato della corse e della stagione. Mi ha fatto molto piacere», racconta Leclerc. Poi sorride alla domanda: «Chi ha pagato il conto? Mi ha invitato Mattia, mi invita sempre...». L’immagine del dito puntato da Binotto verso il pilota monegasco a Silverston­e sembra archiviata. «Dopo la gara, lui era abbastanza arrabbiato con me perché mi ha visto giù di morale — spiega Leclerc —. Mi ha compreso ovviamente, ma voleva che apprezzass­i la prestazion­e che avevo fatto nonostante il finale difficile». Una versione idilliaca. Persino troppo...

Divisioni In quanto alla squadra, Charles smentisce la spaccatura che avrebbe portato qualcuno a disertare la festa sotto il podio per la vittoria dell’altro ferrarista Carlos Sainz. «È davvero falso. Io non vorrei dover combattere contro queste voci. Siamo estremamen­te uniti — garantisce Leclerc — e non ci sono divisioni interne. Ero scontento per il risultato, perché eravamo primo e secondo, invece siamo finiti primo e quarto. Avremmo potuto fare meglio e ci sono stati errori. Ma allo stesso tempo eravamo tutti felici per la vittoria di

Carlos. In macchina si dicono cose dettate dall’emotività. Hai bisogno di parlare. Ma nessuno mi ha obbligato a stare zitto o vietato di dire quello che pensavo nel dopo gara. Poi con il passare dei giorni mi sono calmato e rilassato». Un quadro confermato anche da Sainz: «C’è uno spirito di squadra. Il briefing post gara a Silverston­e è stato breve e Charles si è comportato da gentleman come sempre. È tutto normale e sotto controllo, tanto nelle gare belle come in

«Domenica ero contento per Sainz e nessuno mi ha impedito di dire ciò che pensavo. Il dito di Mattia? Perché mi aveva visto deluso»

quelle brutte. La strategia? La Ferrari ha vinto, quindi non è stata sbagliata. In quel momento non si voleva penalizzar­e Charles (che era in testa; n.d.r.) e avere un’altra macchina che potesse vincere, come è avvenuto».

Strategie Su questo punto i “Charlos” non possono proprio avere la stessa idea. Mettetevi nei panni di Leclerc, che si è visto soffiare un trionfo già ipotecato a dieci giri dalla fine, riassapora­ndo la beffa amara di Montecarlo. «Non spetta a me prendere le decisioni. Quando entra la safety car, bisogna essere pronti e tempestivi nelle chiamate, perciò abbiamo già cambiato un paio di cose nelle comunicazi­oni per farci trovare più preparati durante la gara», dice Leclerc. Forse è stata la “necessità” di vincere (o la paura di perdere) a decretare la scelta di Silverston­e. Fatto sta che Charles ha dovuto ingoiare un altro boccone pesantissi­mo, come gli era capitato anche nel GP di Singapore 2019 a beneficio di Sebastian Vettel. Difficilme­nte sarebbe successo quando alla Ferrari c’erano Michael Schumacher e Jean Todt. Tantomeno negli anni di Fernando Alonso. La doppia gara di questo fine settimana può essere la svolta. Sotto tutti i punti di vista. A Imola, dove c’era stata la prima Sprint Race del sabato, era partita la rimonta di Verstappen su Leclerc, che aveva dominato in Bahrain e in Australia. E se il corso degli eventi adesso di capovolges­se? «Mi piace questa pista, mi ricorda le sfide in kart», dice Leclerc parlando di Zeltweg. Tre anni fa ci fu il duello ruota a ruota fra lui e Max. «La Ferrari qui è stata competitiv­a in passato, spero che lotteremo per vincere». Provaci ancora, Charles.

 ?? ?? La cena a Monaco Mattia Binotto, 52 anni, team principal della Ferrari, con Charles Leclerc, 24, sorpresi all’uscita dell’Hotel de Paris dove hanno cenato insieme martedì sera. Un modo per sciogliere la tensione dopo Silverston­e dove il monegasco da primo è finito quarto
La cena a Monaco Mattia Binotto, 52 anni, team principal della Ferrari, con Charles Leclerc, 24, sorpresi all’uscita dell’Hotel de Paris dove hanno cenato insieme martedì sera. Un modo per sciogliere la tensione dopo Silverston­e dove il monegasco da primo è finito quarto
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AFP GETTY Due vittorie Charles Leclerc quest’anno ha vinto i GP di Bahrain e Australia ed è finito 2° in Arabia e a Miami. Ma ha colleziona­to anche due ritiri in Spagna e Baku

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