La Gazzetta dello Sport

Dalle sedie in campo al sogno di una vita «Non ci credevo più»

Una carriera al limite: le sceneggiat­e in partita, poi la depression­e. «Ma ora sono cambiato»

- INVIATO A LONDRA ri.cr.

La nave in tempesta è approdata finalmente a un porto sicuro, la finale nel tempio laico di Wimbledon: «Non pensavo più che sarei riuscito a salirci. Non avrei voluto arrivarci così, auguro a Nadal di riprenders­i presto e di ritrovarlo per altre grandi partite». La carriera di Nick Kyrgios fin qui è stata un’odissea assai pericolosa tra i marosi di una personalit­à sempre al limite e spesso anche oltre, sospesa tra un talento abbacinant­e e l’odio feroce per il gioco del tennis, vissuto come una gabbia: una dicotomia apparentem­ente insanabile che lo ha portato dritto dritto verso la burrasca dell’autodistru­zione. Il Kid di Canberra, ora diventato adulto, sembrava ormai naufragato nei suoi demoni, ma specchiars­i nei tormenti interiori lo ha finalmente aiutato a liberarsi, a ritrovare un equilibrio certamente delicato e precario eppure

finalmente vicino alla normalità.

Nuovo corso A febbraio, con un toccante post su Instagram, aveva rivelato al mondo che tre anni prima, dietro l’apparenza dell’uomo di successo avidamente attaccato ai piaceri della vita, si nascondeva un reietto: «Avevo pensieri suicidi e stavo letteralme­nte lottando per alzarmi dal letto ogni mattina, figuriamoc­i giocare di fronte a milioni di persone. Ero solo, depresso, negativo, facevo abuso di alcol, di droghe, avevo allontanat­o la famiglia e gli amici». Sul braccio destro mostrava i segni delle lesioni che si era si inflitto in quei giorni: «Pensavo che aprirmi con qualcuno mi avrebbe fatto apparire debole. Ora sono orgoglioso di dire che ho completame­nte cambiato la mia vita e che ho una visione completame­nte diversa su tutto. Tornare a giocare a tennis e a competere ad alti livelli è il miglior modo per allenarsi ad affrontare nuove potenziali situazioni ansiogene». In fondo, il cuore del martirio personale risiedeva tutto lì, nel rapporto con la profession­e che aveva scelto fin da bambino e che non aveva mai vissuto come un divertimen­to. Si vedeva giocatore di basket nell’Nba e robusto bevitore di birre al pub, non giramondo in solitaria con una racchetta in mano: «Il tennis — diceva — non mi piace, ma è l’unica cosa che so fare e che mi fa guadagnare soldi facili». E così in campo celerà a le sue insi

Fuoridites­ta

Nick, quante pazzie! curezze dietro irritanti atteggiame­nti da bullo di periferia, per distoglier­e l’attenzione da sé e portare la disfida su un piano inclinato che il rivale di giornata non può più controllar­e. Insulti agli arbitri, racchette rotte (tre proprio con Nadal a Indian Wells a marzo), multe per scarso impegno, ritiri non motivati, addirittur­a una sedia lanciata in campo nel 2019 a Roma con conseguent­e squalifica.

Ricreduto Ma quello era il Bad Boy, non il campione che da due settimane sta tenendo un livello di gioco stratosfer­ico pur con qualche brutto tuffo nel passato (ha preso 13.200 euro di multa per lo sputo a uno spettatore e la lite con Tsitsipas) e che può riportare l’Australia in trionfo 40 anni dopo Hewitt: «Brutalment­e, non avrei mai immaginato un giorno di poter giocare una finale di Wimbledon. E adesso posso vincerla». In patria, però, non gli hanno mai perdonato la nomea di cattivo: «Nessun collega, nessun grande giocatore del passato mi ha fatto i compliment­i, Hewitt a parte». «Rusty», che è il capitano di Davis, infatti non ha dubbi: «Finalmente Nick è al livello al quale ci aspettavam­o arrivasse, il suo gioco è perfetto per l’erba, non mi stupirei se vincesse». Il cammino di gloria ha convinto perfino Philippous­sis, l’ultimo finalista Aussie (2003), con cui da anni ci sono storie tese: «Per me resta un cattivo esempio, però è sicurament­e un guerriero e fin qui è stato straordina­rio sia fisicament­e, sia mentalment­e». Forse Nick non era davvero cattivo: è che lo disegnavan­o così.

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 ?? ?? Nella foto in alto, il lancio della sedia agli Internazio­nali di Roma del 2019 durante la partita con Ruud; sotto, una delle tre racchette spaccate a Indian Wells a marzo contro Nadal
Nella foto in alto, il lancio della sedia agli Internazio­nali di Roma del 2019 durante la partita con Ruud; sotto, una delle tre racchette spaccate a Indian Wells a marzo contro Nadal
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L’AVVERSARIO DELLA FINALE

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