VAN AERT-POGACAR MAGIA INFINITA HINAULT ESALTATO «IMPRESSIONANTI» Un Tour da giga
Giganti non è troppo. Giganti è il minimo. Tadej Pogacar e Wout van Aert, Wout van Aert e Tadej Pogacar: non passa giorno senza che non regalino spettacolo sulle strade del Tour. E se di solito le repliche dopo un po’ annoiano, queste si vorrebbe che non finissero mai. Losanna, passate da poco le cinque della sera: all’ombra della stadio olimpico, e sotto gli occhi del presidente del Cio Bach e di quello dell’Uci Lappartient, Van Aert impone la sua legge nella volata in salita che chiude l’ottava tappa. Così vestito di verde, sembrava Hulk. Ma subito dietro – terzo – ecco il signore in giallo Tadej Pogacar, che azzanna i 4” di abbuono e aumenta il vantaggio su tutti. Ciclismo celestiale che manda in estasi anche colui che è stato forse l’ultimo dei campionissimi, Bernard Hinault, e che di solito non è così incline agli elogi: «Sono impressionato, perché loro sono impressionanti», dice alla Gazzetta mentre Tadej e Wout hanno appena sfilato in zona mista. «Mi sono battuto per il successo, ma terzo non è male. È stato divertente», ha detto lo sloveno, che ha superato senza danni una caduta a inizio tappa. «Ero rimasto chiuso, però quando ho avuto la strada libera davanti sapevo che poteva arrivare il successo», il controcanto del belga.
Opinioni Da Copenaghen a Losanna, otto episodi e due enormi attori protagonisti, a turno oppure insieme. E adesso entrambi a quota 8 successi di tappa in carriera al Tour, lo stesso numero di Marco Pantani. C’è poi una strategia per verificare se si sta esagerando, se queste iperboli non siano adeguate per ciò a cui si sta assistendo, ed è andare a sentire l’umore del gruppo. E c’è già una discreta antologia in materia. Primoz Roglic, del compagno Wout, dopo il numero vincente
Nuovo round a Losanna, città olimpica: bis del belga dopo il duello con il leader. Due tappe a testa, e sono già a 8 come Pantani. Sfortuna Pinot: è colpito al rifornimento
di Calais martedì aveva ribadito: «Lui è metà uomo, metà motore. Quello che riesce a fare è pazzesco». Guillaume Martin, che va avanti a pedalate e filosofia, sia di Wout sia di Tadej ha affermato: «Ci stiamo confrontando con due extraterrestri». Così Benjamin Thomas: «Se provi ad attaccare Van Aert, sei finito». Alberto Bettiol, ieri quinto e migliore dei nostri al traguardo dopo aver provato a tenere la ruota di Van Aert, riferisce questa sensazione: «Fanno un altro sport». Il pubblico, numerosissimo in strada, apprezza pure da casa: per l’arrivo in salita di venerdì alla Super Planche des Belles Filles, in Francia 3.800.000 spettatori medi (share del 45%) con picco a 5.600.000. Quanto all’Equipe, il giornale organizzatore, aveva piazzato il titolo “I due mostri” dopo la doppia esibizione di Longwy: lo spettacolo lungo 130 chilometri di fuga di Van Aert, la stoccata in volata di Pogacar. Così straordinari da scomodare il paragone con Scilla e Cariddi, i due mostri della mitologia greca.
Umori
Ieri il due volte campione in carica Pogacar ha pedalato al Tour per la 50a tappa consecutiva (ne ha vinte il 16%) e i dati ufficiali della corsa raccontano di come non abbia indossato una maglia distintiva solo 12 volte. Ieri Tadej ha gestito la prima parte è quarto Adam Yates, 29 anni, fa la crioterapia a fine tappa nel paddock del team IneosGrenadiers. La vasca viene gonfiata ogni volta
con il caldo, una condizione che non ama, mentre un Moscon troppo brutto per essere vero andava a casa e lo sfortunato Pinot, dopo una caduta, prendeva pure un colpo involontario dal massaggiatore della Trek che teneva il sacchetto del rifornimento. Ma è stato lo spettacolare finale – rivedremo ancora qualcosa del genere oggi in salita a Chatel? – che riempie ancora gli occhi. Si spiega così l’entusiasmo di Hinault: «Amo Tadej e Wout perché corrono all’offensiva, come piace a me. E soprattutto, attaccano quando sono leader. Maglia gialla, o verde. Non speculano. Significa che hanno rispetto della corsa, posseggono il senso di quello
che sta succedendo. Conoscono il valore del simbolo che indossano». Hinault di Van Aert apprezza pure la competitività in salita: «E se pesasse un paio di chili meno, chissà dove potrebbe arrivare…». Quanto a Pogacar, a proposito di chi possa contrastarlo sulla strada verso il tris consecutivo a Parigi, dice: «Se i rivali accettano l’uno contro l’uno, perdono. Bisogna che lo anticipino. Ineos e Jumbo non devono attaccarsi tra di loro, ma dirigere gli sforzi contro Tadej, che è un fenomeno». No, non è troppo. È il minimo.