Piano Marotta: due cessioni, poi l’affondo Ecco perché spera ancora
Resiste il feeling con l’a.d. Non basta l’addio di Sanchez
Pure i silenzi vanno interpretati in questa storia. Anche quando non squillano i telefoni, qualcosa bolle dentro al pentolone. Inter e Paulo Dybala ne sono l’esempio: tutto tace in apparenza, eppure contano più le parole non dette di quelle effettivamente pronunciate. I nerazzurri non hanno rinunciato mai all’idea di arruolare l’attaccante argentino e controllano la situazione a distanza, di sottecchi, in maniera piuttosto sorniona. Almeno geograficamente, l’argentino si è avvicinato al club nerazzurro: è tornato in Italia e dalla vecchia casa di Torino basterebbe un’ora e mezza di A4 per arrivare a Milano con la compagna Oriana e il cane Bowen.
La partita Non solo gli allenamenti in solitaria, non il massimo per il buonumore. Questi per Paulo sono anche giorni di attesa e riflessioni ponderose, di vertici vis a vis e non solo telematici: Dybala ha molto di cui discutere con il suo procuratore Jorge Antun, l’ex venditore di auto integerrimo su bonus alla firma e lauto stipendio nei primi momenti della trattativa con i nerazzurri. In quel momento Lukaku era pura utopia e chiudere pareva davvero possibile. Parlerà anche con l’intermediario Fabrizio De Vecchi, l’uomo che più di tutti si sta muovendo per trovare un accordo con un nuovo club, e Carlos Novel, l’uomo che cura i suoi sponsor personali. Insomma, Dybala vuole giocare a carte scoperte con tutti e, anche se un po’ spazientito, non vuole farsi vincere dal ticchettìo dell’orologio. Il tempo passerà pure, ma lui vuole innanzitutto capire il reale motivo per cui l’interesse nerazzurro si sia di colpo raffreddato. Dopo un corteggiamento durato
mesi, non settimane, con tanto di tre proposte scritte, è naturale che l’argentino si vedesse già assieme a Lautaro. Poi è arrivato l’urugano Lukaku a cambiare le priorità del club e modificare le tempisti sul mercato. A fine sessione i big in attacco dovranno comunque essere 4, non uno di più, con la sola aggiunta di Valentin Carboni come talentino dalla Primavera. «Un altro arrivo in attacco? Siamo soddisfatti così, è stato il reparto migliore in Italia, vedremo il mercato cosa ci riserverà», ha ammiccato Simone Inzaghi per spazzare la palla in tribuna. Non è detto, infatti, che Paulo non indossi presto l’agognata maglia perché, ben oltre questo silenzio spettrale, l’Inter non molla la preda. A maggior ragione adesso che la questione ingaggio è meno problematica rispetto alle richieste dello stesso giocatore di un mese fa. Sarà pure arrivato fuori tempo massimo, ma il sì alla base economica proposta dai nerazzurri finalmente c’è: 5 milioni di parte fissa più uno legato alle presenze in campo, pari ad almeno il 50%, con aggiunta di una clausola rescissoria. Come a dire, Paulo ha già fatto un passettino indietro, è tornato a più miti consegni.
In attesa Il dato economico era uno degli ostacoli alle nozze e adesso è superato. Semmai c’è da oltrepassare l’altro macigno che si è piazzato in mezzo tra i nerazzurri e Paulo. Anzi, i macigni sono due, come le uscite che l’Inter dovrà necessariamente fare per aggiungere la Joya. Non una, non il solo Sanchez, che pure oggi tornerà alla Pinetina e che da settimane è stato messo virtualmente alla porta. Il cileno ha detto no a qualsiasi proposta esotica per la sua voglia di abitare ancora nel grande calcio, e adesso tratta per una buonuscita: lo stipendio da 7 milioni l’anno non aiuta a trovare una via, ma nessuno in casa Inter dubita che alla fine si troverà una soluzione gradita anche al bizzoso Alexis. Semmai, il difficile arriverà dopo, quando si proverà a piazzare sul mercato uno tra Edin Dzeko, da poco rientrato al lavoro ad Appiano, e Joaquin Correa, che ieri a Lugano ha dimostrato di essere partito con il piede giusto. Non ci sono offerte adeguate al momento, né per il Tucu pagato in totale 31 milioni né per il bosniaco, intenzionato a rimanere: trovare una squadra che spalmi l’ingaggio di Edin a quattro milioni per due stagioni sarà la sfida (non facile) delle prossime settimane. Qui si inserisce la variabile tempo, imprevedibile e decisiva. Se dovesse comparire qualcuno con un assegno interessante, Dybala sarebbe ovviamente libero di firmare, ma l’Inter non perde comunque il suo punto privilegiato di osservazione: nell’ultima, ormai lontana, chiamata con gli agenti, Marotta ha strappato una promessa. Sarà il primo a sapere di eventuali rilanci altrui.