Inter, 415 giorni dopo ecco Lukaku-Lautaro E niente è cambiato
Per la prima volta insieme dal maggio 2021, ritrovano subito l’intesa: è 4-1 al Lugano
(PRIMO TEMPO)R0-2
MARCATORI D’Ambrosio (I) al 3’ , Lautaro (I) al 16’ p.t.; Correa (I) al 16’, Lautaro (I) al 27’, Casciato (L) al 37’ s.t.
LUGANO (4-2-3-1)
Saipi (Osigwe dal 1’ s.t.); Durrer (dal 15’ s.t. Srdic), Daprela (dal 1’ s.t. De Quieroz), Ziegler (dal 1’ s.t. Lukas), Valenzuela (Stoeber dal 1’ s.t.); Doumbia (dal 1’ s.t. Alshikh), Sabbatini (dal 1’ s.t. Belhadj); De Jesus (dal 1’ s.t. Casciato), Babic (dal 15’ s.t. Mahou), Haile-Selassie (dal 1’ s.t. Molino); Celar (dal 15. S.t. Bottani). ALLENATORE All. Croci-Torti.
INTER (3-5-2)
Handanovic (Onana dal 1’ s.t.); Darmian (dal 42’ s.t. Silvestro), D’Ambrosio (dal 30’ s.t. Hoti), Fontanarosa (dal 30’ s.t. Sottini); Bellanova (dal 1’ s.t. Lazaro), Mkhitaryan (Correa dal 1’ s.t.), Asllani (dal 42’ s.t. Sangalli), Agoume (dal 42’ s.t. Carboni), Gosens (dal 16’ s.t. Zanotti); Lukaku (dal 16’ s.t. Casadei), Lautaro (dal 30’ s.t. Salcedo). ALLENATORE Inzaghi.
ARBITRO Piccolo di Bellinzona. NOTE spettatori 5.200. Tiri in porta 4-6; tiri fuori 8-2; angoli 3-3; in fuorigioco 1-0. Ammoniti Durrer (L). Recuperi: 0’ p.t., 0’ s.t.
Davide Stoppini
L’ultima volta si erano curiosamente dati il cambio. Era il 23 maggio 2021, festa scudetto, uno titolare e l’altro in panchina, salvo poi invertire i ruoli nel secondo tempo. Quattrocentoquindici giorni dopo, rieccoli. E non vedevano l’ora. E un’ora giusta giusta hanno giocato, Lukaku e Lautaro. Uno vicino all’altro, ad annusarsi, a spingersi, a ricordare e a ritrovare, antiche sintonie. E’ un’altra storia ma è sempre la stessa storia: il gol è assicurato, uno o l’altro segna sicuro. L’ha fatto il Toro, per due volte. Mentre Lukaku si ingobbiva con quel numero 90 che lo fa sembrare – potenza dell’illusione ottica – ancor più immenso, ancor più difficile da fermare per i difensori avversari. Il modo con cui Romelu è andato via nel secondo tempo a un difensore del Lugano, strappando di forza e costringendolo al fallo, è parso un film del vecchio Lukaku, quello che a Londra non c’era ancora stato.
Un’ora E certo che no, non sono tutte rose e fiori. Perché un po’ di fumo di Londra nei muscoli di Lukaku c’è ancora. Big Rom ha bisogno di giocare, di sciogliersi, di buttare indietro tutta la negatività che lo ha coinvolto la passata stagione, di aggiungere brillantezza al suo gioco. Naturale che sia così, a metà luglio. La Curva Nord, come previsto, non gli ha dedicato corsi personalizzati. Si è lasciata andare ad altri due canti, per la verità decisamente spiacevoli: «Vesuvio erutta» e «rossoneri ebrei». Molto meglio, allora, ascoltare l’ooohhh che accompagnava ogni azione di Lukaku, il sottofondo più che piacevole della scampagnata svizzera. E’ finita 4-1 la partita. Ma conta zero. Contava ritrovarsi. E lo sapeva bene pure Simone Inzaghi, che infatti ha lasciato dentro la coppia dei sogni finché ha potuto, testandola pure in un 3-4-1-2 nel secondo tempo, come si legge altrove. «Sono due campionissimi, si conoscono benissimo e hanno piacere a giocare insieme – ha commentato alla fine il tecnico -. Abbiamo avuto il miglior attacco lo scorso anno, ora potremo crescere ancora di più». Pare una minaccia per gli avversari.
Già in forma Lukaku fa bene all’Inter e l’Inter fa bene a
Lukaku. Ma qui a godere “rischia” di essere soprattutto Lautaro, che grazie alla presenza del belga finirà per aumentare il suo tasso di pericolosità. E passi per il primo gol dell’argentino, che ha sinistramente ricordato – al contrario – l’errore di Radu col Bologna dello scorso aprile. La seconda rete è una perla che potrebbe far parte della galleria d’arte moderna. Fa il paio con la rovesciata di Appiano di un paio di giorni fa, che ha fatto il giro dei social. Lautaro settebellezze. “Coraje”, per citare il suo ristorante. Coraggio, c’è vita oltre lo scudetto perso con il Milan. C’è vita oltre le lacrime dell’ultima giornata dello scorso torneo. C’è vita sulla Lu-La, che in diverse occasioni si è cercata, con il tacco e la punta. Si sono pure divisi i primi due calci piazzati: il primo al Toro, il secondo a Big Rom, con il povero Asllani che timidamente provava a inserirsi (poi gli hanno lasciato la terza…). Segnale di voglia, pure sotto i 31 gradi dello stadio Cornaredo e un caldo che chiamava una sdraio e una piscina, più che un campo di calcio. Ma la verità è che quei due avrebbero giocato e si sarebbero trovati ovunque. E, facilissima previsione, giocheranno ovunque.