La Gazzetta dello Sport

«Italia, fiducia! Non siamo quelle viste al debutto»

L’ex milanista sprona le compagne in vista dell’Islanda, match decisivo per i quarti

- Di Alessandra Bocci INVIATA A BLACKBURN (INGHILTERR­A)

Mai fidarsi degli amici o delle amiche. Già le juventine sono rimaste scottate dal confronto con Pauline Peyraud-Magnin, il portiere francese che ha compiuto il suo intervento migliore, certamente più incisivo, proprio su Barbara Bonansea a inizio gara, prima che si scatenasse il diluvio. Logico che adesso Valentina Giacinti sottolinei la potenza atletica delle islandesi e le qualità di Berling Björg Thorvaldsd­ottir, 30 anni, transitata anche dal Milan. «Attaccante fisica e completa, che ama giocare per la squadra. Sarà bello sfidarla perché è una grande amica». Ecco, appunto, vatti a fidare. E ci sarà poco da fidarsi anche dell’altra italiana, stavolta non passata ma prossima, Sara Björk Gunnarsdot­tir, 31 anni, la “supermom” campione d’Europa con il Lione che giocherà nella Juventus dalla prossima stagione e già che c’è vorrebbe presentars­i inguaiando le azzurre. L’Islanda segue l’Italia nel ranking, ma conta poco. Per la squadra della c.t. Milena Bertolini l’importante sarà tenere a mente una sola cosa: il destino è ancora nei piedi delle azzurre. Che hanno metabolizz­ato la goleada francese, passando un giorno con le famiglie o fra di loro, in relax. La lancetta corre già verso la prossima partita, domani, ed è feroce come un orologio biologico.

Riflession­i Cambiare oppure no? La c.t non è il tipo che fa rivoluzion­i, ma chi è entrato nel secondo tempo della sciagurata partita di Rotherham preme in modo educato per avere più spazio. Giacinti, ad esempio. «Io avevo voglia di giocare contro la Francia e ho voglia di giocare adesso contro l’Islanda. Abbiamo subito tante critiche, però non si può giudicare da 45 minuti che ci hanno ribadito che siamo in crescita, eppure ancora lontane dalle più forti. Il profession­ismo non risolve ogni cosa: ci vuole tempo». E una brutta notte capita a tutti, come dimostra l’8-0 rifilato dall’Inghilterr­a alla Norvegia. E’ un risultato record nelle fasi finali dell’Europeo, torneo maschile compreso. Di goleade, anche se non così estreme, se ne sono già viste in questo Europeo e sorge il dubbio: difese troppo allegre o attacchi formidabil­i? «Né l’una né l’altra cosa, la metterei più sul piano psicologic­o: le norvegesi hanno patito molto il 2-0». Un po’ come l’Italia, che secondo l’attaccante ormai ex milanista (giocherà nella Roma) ha avuto il difetto di disunirsi sul 2-0 contro la Francia. «Forse bisognava mantenere la calma, forse avremmo potuto raddrizzar­e la partita. Ma è andata così e a chi ancora crede in noi ripeto che deve avere fiducia, perché non siamo quelle viste domenica nel primo tempo».

Opzioni E allora, che Italia sarà? Giacinti ama giocare prima punta, da esterno si adatta pur di esserci. «Poter giocare in due ruoli è un vantaggio, poi l’allenatore fa le sue scelte». L’interista Flaminia Simonetti, 25 anni, che come Piemonte e Rosucci ha mostrato grande energia, è un’opzione da considerar­e, visto che il centrocamp­o è il reparto che ha sofferto tanto contro le francesi. Abbandonar­e il 4-3-3? Durante le qualificaz­ioni Bertolini a volte lo ha fatto, ma in una situazione non confortevo­le è meglio evitare di bruciare troppe certezze. Tutte scalpitano per dimostrare che la squadra non è quella della figuraccia consumata davanti a oltre tre milioni di telespetta­tori, pur ricordando che la carta vincente dell’Italia delle ragazze è stata la coesione del gruppo. Variare un minimo però sarà inevitabil­e dopo la partita con la Francia. Perché prima del diluvio c’erano aspettativ­e forse eccessive. Dopo il diluvio, può sempre esserci qualcosa.

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