La Gazzetta dello Sport

«Azzurre niente pressioni Dovete giocare in libertà»

Domani la Nazionale insegue i quarti con il Belgio. La presidente Mantovani: «Le ragazze sono dispiaciut­e per i risultati del torneo»

- Di Alessandra Bocci INVIATA A CLAYTON LE MOORS (ING)

I risultati servono, ma noi abbiamo valori dentro il campo e fuori

Vorrei sviluppare il movimento e raddoppiar­e le tesserate Ludovica Mantovani Presidente calcio femminile

Sull’hotel, un’antica residenza inglese, sventola il tricolore. E’ qui che l’Italia si prepara dal 4 luglio ed è qui che ha provato ad assorbire delusioni e a ritrovare energia. Serve l’attitudine giusta per tentare l’affondo con il Belgio dopo un avvio in salita e conquistar­e in qualche modo i quarti di finale europei che rappresent­avano l’obiettivo iniziale. Ma Ludovica Mantovani, presidente della Divisione femminile della Federcalci­o, non si scompone. «Alle ragazze dico di andare in campo e farsi guidare da se stesse. Non hanno bisogno di pressioni ulteriori, sono molto dispiaciut­e per la piega che ha preso l’Europeo».

3Che

effetto le fa vivere questo primo grande evento da presidente?

«La Uefa sta facendo grandi sforzi, come aveva fatto la Fifa, per dare la stessa rilevanza all’evento. E se le organizzaz­ioni internazio­nali spingono per l’inclusione, i risultati poi si vedono».

3Si gioca, e l’Italia giocherà la partita decisiva contro il Belgio, anche in stadi molto piccoli. E’ un problema?

«Per la fasi iniziali credo vada bene anche così. E poi il numero di spettatori non è un punto fondamenta­le, in Italia ci stiamo battendo per avere stadi piccoli che servano al calcio giovanile d’élite e a quello femminile. L’Academy Stadium è perfetto».

3 Una eliminazio­ne potrebbe generare un passo indietro nello sviluppo di un movimento che sta crescendo?

«Sapevamo della forza della Francia, poi può succedere a tutti di sbagliare una partita. I risultati servono perché creano grande visibilità, ma noi abbiamo valori dentro il campo e fuori. I risultati fanno parte della creazione di un percorso. Adesso abbiamo le Under 19 in tutti i grandi club, avranno supporti, strutture. Queste ragazze che vediamo in Nazionale si sono fatte da sole. Sono autodidatt­e e hanno imparato molto. Quelle che verranno avranno vita più facile. L’obiettivo è sviluppare il movimento e avere per il 2025 il doppio delle giovani tesserate, il che significhe­rebbe arrivare a quota 60 mila. Ma bisogna lavorare soprattutt­o nelle scuole, per il diritto allo sport in Italia c’è molto da fare e non parlo soltanto di calcio».

3Come è nata l’idea del nuovo format del campionato di Serie A con la poule scudetto?

«A malincuore abbiamo dovuto ridurre a 10 squadre, è un problema di qualità del prodotto. Nei prossimi anni le cose potranno cambiare, per adesso ci preme mantenere l’attenzione sul concetto della sostenibil­ità per i club e speriamo che il governo continui ad aiutarci».

3Lo status del profession­ismo appena raggiunto potrebbe rappresent­are un peso in più per le ragazze di Milena Bertolini, che

magari si sentiranno ancora più responsabi­lizzate?

«Essere profession­iste significa già essere responsabi­li, ma queste atlete lo sanno. E’ un viaggio iniziato nel 2015, una questioni di diritti e pari opportunit­à. Le bambine che vorranno giocare a pallone dovranno sapere di poterlo considerar­e anche un lavoro. Questo facilita molto le cose».

3Ludovica,

lei attraverso suo padre presidente della Samp ha vissuto l’aria della Serie A e della Champions. Come le è venuta l’idea di dedicarsi al calcio femminile?

«Con la lettera di una bambina inviata a mio padre nel 1987. C’era un torneo organizzat­o per le scuole e lei chiese perché non avrebbe potuto giocare con i maschi. Mio padre ovviamente rispose che poteva. Ecco vede, è sempre un problema di inclusione, un’opera anche sociale da portare avanti».

3Italia-Belgio, la partita che può segnare l’eliminazio­ne dell’Europeo al primo turno dopo un mondiale brillante. Se dovesse fare un discorso alla squadra che cosa direbbe?

«Di affidarsi a se stesse, giocare, sentirsi libere di esprimersi. Perché questa in Francia è stata la loro forza».

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Da sinistra: Bergamasch­i, Piemonte, Linari, Giuliani e Gama cantano l’inno prima del fischio d’inizio
GETTY L’urlo delle azzurre Da sinistra: Bergamasch­i, Piemonte, Linari, Giuliani e Gama cantano l’inno prima del fischio d’inizio

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