«Vingegaard all’antica, corre senza paura E ha qualcosa di me»
Il re del 2010: «Non comprende subito la grandezza dell’impresa, un vantaggio. Pogacar teme il Covid»
enerdì prossimo – 22 luglio - saranno 10 anni dal suo Tour vinto, il primo di sempre per il Regno Unito davanti al connazionale Chris Froome e a Vincenzo Nibali. Ma che Bradley Wiggins organizzi una grande festa per questa ricorrenza, si può escludere. «Non sono il tipo che ricorda ogni anniversario. Solo mi sorprende che siano già passati dieci anni, è il segno che il tempo scorre veloce. Dieci giorni dopo, poi, vinsi l’oro olimpico a crono a Londra, qualcosa di irripetibile». Non c’è dubbio che almeno in questo secolo sia stato il vincitore della Boucle più fuori dagli schemi: basti pensare al fatto che l’anno dopo non si presentò a difendere il titolo perché tentò l’assalto alla maglia rosa, fallito (vinse Vincenzo Nibali e lui fu costretto al ritiro). Quanto a questa edizione, il Baronetto non è il tipo da tirarsi indietro se gli chiedi un pronostico sul vincitore a Parigi.
3Wiggins, chi sarà allora? Vingegaard o Pogacar?
«Io dico Vingegaard e non tanto per il vantaggio che ha in questo momento, ma per il team sul quale può contare. Super-forte. Nella tappa del Granon ha fatto tutta la differenza del mondo e non vedo segnali nella JumboVisma di cali di forma».
Una volta aveva detto che Vingegaard le ricordava Lucien Van Impe, giusto? Perché?
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V«Penso che sia un corridore all’antica che ci riporta all’epoca di Van Impe (pro’ dal 1969 al 1987, è ancora l’ultimo belga ad avere vinto il Tour, nel 1976, ndr). Va forte sia in salita sia a crono, e soprattutto non ha paura di niente, non è intimorito dal Tour. Molto maturo. C’è qualcosa di me in lui, nel senso che non realizza esattamente subito la portata di quello che sta facendo. In situazioni così può essere un bel vantaggio».
3Invece
di Pogacar che cosa pensa?
«Il Covid ha colpito in modo pesante la sua squadra, e questo è un punto a suo sfavore. Spero che non si ammali pure lui. Era
Olimpionico pista e strada Bradley Wiggins è nato a Gand (Bel) il 28 aprile 1980. Su pista, ha vinto 4 ori olimpici e 5 Mondiali. Su strada, olimpionico 2012 e iridato 2014 nella crono. Ha vinto il Tour 2012 già fortissimo a inizio stagione, ricordo quello che ha fatto in particolare alla Strade Bianche a marzo. Se nell’ultima settimana avrà quel livello di forma, i giochi non sono chiusi del tutto».
3Una
curiosità: la corsa vista così da vicino dalla moto che effetto fa?
«Grandioso. Questo Tour è molto attrattivo, spettacolare. Chiaramente la mia prospettiva è diversa, per esempio sulla prima settimana con così tante insidie. Se fossi stato un corridore, forse non avrei avuto voglia di viverla. Anzi, sarei stato il primo a lamentarmi, pure del pavé. Ma ora io sono un fan di questo sport, aspetto con passione lo show che viene offerto. E alla fine si può stare certi che è il più forte a vincere. Il ciclismo sta vivendo un momento spettacolare».
Non possiamo chiudere senza chiederle del suo connazionale Tom Pidcock, che giovedì è diventato il più giovane vincitore della storia sull’Alpe d’Huez. Dove può arrivare?
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Mi sorprende che siano passati già dieci anni dalla mia vittoria, il tempo va veloce. Pidcock non ha limiti, è già una certezza e in futuro vincerà il Tour Bradley Wiggins 42 anni, nato a Gand (Belgio), è britannico
«Dovunque. Non ha limiti, è bravo in tutto. È stato bellissimo vederlo trionfare su quella montagna, io l’avevo seguito dal vivo pure all’Olimpiade quando ha conquistato l’oro nella mountain bike l’anno scorso. Non è più una speranza, un semplice ragazzo di talento. Bensì una certezza. In futuro potrà vincere il Tour».
ci. sco.