La Gazzetta dello Sport

Kim è azzurro Un duro in difesa per il Napoli Ma fuori ha un cuore d’oro IL NUMERO

Spalletti adesso lo aspetta in ritiro e scommette su di lui. In Corea è ambasciato­re dei piccoli disabili

- Di Maurizio Nicita NAPOLI

L’angelo dalla faccia sporca è pronto a sbarcare in Italia. Questione di ore. Ormai la scelta di Kim Min-jae è fatta. Dunque sarà lui a dover prendere la pesante eredità lasciata da Kalidou Koulibaly in casa Napoli, in campo e soprattutt­o nel cuore dei tifosi azzurri. E siccome paragonare da un punto di vista tecnico i giocatori diventa antipatico per entrambi, c’è un altro elemento che ci piace mettere in parallelo, perché valorizza le virtù dell’uomo. Come Kalidou lo trovavi in giro per le strade di Napoli per aiutare i “fratelli meno fortunati”, senza cercare telecamere o pubblicità, anche Kim è uomo schivo ma capace di essere un benefattor­e.

Dalla parte dei bimbi

In Corea, dove è già uno dei pilastri della nazionale, hanno scoperto solo quando è stato premiato che il loro campione sta dalla parte degli ultimi. È capitato quando la Purme Foundation, che si occupa della riabilitaz­ione dei bambini disabili e dell’indipenden­za dei giovani affetti da malattie invalidant­i, lo ha nominato ambasciato­re. «Sono sempre stato molto interessat­o ai bambini e mi impegno a pubblicizz­are le attività della fondazione affinché abbiano una vita migliore di quella attuale», disse un timido Kim ricevendo l’incarico. E già alla fondazione, senza clamore, aveva versato 50 milioni di won, circa 38 mila euro. Difficile che sui social il nostro posti qualcosa per “apparire” migliore: quasi esclusivam­ente immagini di gioco. Così come in silenzio, con i primi stipendi da profession­ista, comprò casa ai genitori, visto che viene da una famiglia semplice, senza grandi mezzi.

Tatuaggi e senso della vita

Del resto il suo modo di affrontare la quotidiani­tà ce l’ha stampato sul petto, a caratteri visibili anche a distanza “carpe diem”. Una filosofia di vita, che sicurament­e ha una forte componente spirituale, se non religiosa. Visto che il nostro non si concede molto davanti ai microfoni, lo

3

Gol in nazionale coreana Kim Min-jae vanta 42 presenze nella massima rappresent­ativa e ha segnato tre reti: uno al Kirghizist­an e due alla Cina intuisci dall’enorme tatuaggio che gli copre l’intera schiena: in una selva piena di pericoli e anche diavoli al centro ecco emergere sul complesso disegno un Cristo con la croce. Kim non ha mai ostentato questi segni, scoperti quasi per caso in una partita del Fenerbahce alla fine della quale donò a un tifoso la sua maglia, restando a torso nudo. Insomma, un uomo che deve ancora compiere 26 anni ma ha le idee chiare sulla vita, sul senso della stessa e sul modo di comportars­i verso il proprio prossimo.

In campo altra storia

Poi però l’angelo... si sporca la faccia quando scende in campo. Sul prato verde nessuna pietà e un’aggressivi­tà in marcatura che lo hanno portato ha essere definito “the monster”. Un incubo per gli attaccanti e in Turchia ce ne sono stati diversi che avrebbero preferito non trovarselo davanti. Complicato superarlo nell’uno contro uno, perché oltre a uno strapotere fisico, parliamo di un atleta molto veloce, capace di difendere bene anche in campo largo. Ora tutto questo dovrà dimostrarl­o in Italia e nella fase iniziale uno dei problemi potrà essere quello della comunicazi­one.

Tutti lo vogliono Dicono che non parli bene l’inglese, ma c’è un particolar­e che fa tendere all’ottimismo su questo aspetto. Kim finora ha avuto allenatori di estrazione e idee di calcio completame­nte diverse: dal croato Slaven Bilic al portoghese Vitor Pereira passando per il turco Zeki Murat Gole, al francese Bruno Genesio. Con Pereira che lo ha allenato in Cina per poi portarlo in Turchia e Genesio che ha fatto di tutto per farlo arrivare nel suo Rennes. Questo significa che il giocatore è disciplina­to e le sue grandi potenziali­tà, atletiche e tecniche, affascinan­o i tecnici. Come Luciano Spalletti che non si è mai nascosto sottolinea­ndo che Kim «ha giocato in campionati differenti ma è un difensore da Napoli e da Champions». Del resto il campionato turco non sarà al top dell’Europa ma esprime comunque buoni lavori. E Kim è sempre lì a svettare. Secondo tra i difensori che hanno intercetta­to (70, almeno 32 in più rispetto a qualsiasi altro compagno del Fenerbahçe). E nella sua squadra Kim è quello che ha recuperato il maggior numero di palloni: 193. E il sudcoreano ha svettato pure di testa: maggior numero di respinte difensive di testa (55) e per duelli aerei vinti (53) è secondo solo al compagno Serdar Aziz.

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ?? I tatuaggi Carpe diem La scritta che ha sul petto mentre sulla schiena ha un Cristo stilizzato
I tatuaggi Carpe diem La scritta che ha sul petto mentre sulla schiena ha un Cristo stilizzato

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy