La Gazzetta dello Sport

Scamacca, in Premier sarà più difficile ma può rivelarsi la vera sfida vincente

- Fabio Licari

Da Parigi a Londra non è poi così male, se non fosse che la virata può sembrare a prima vista una picchiata. Dal Psg, infatti, a una Londra di secondo piano: non il Chelsea o il Tottenham (Champions), non l’Arsenal (Europa League), ma il West Ham, settimo nell’ultima Premier e già il 18 agosto in Conference League, la piccola coppa che non piace a nessuno finché non la vinci, la Roma ne sa qualcosa.

Gianluca Scamacca sembrava promesso al Psg di Messi e Mbappé. Addirittur­a avrebbe dovuto prendere il posto di Neymar nell’ipotetico tridente offensivo del nuovo tecnico Galtier. Ma negli ultimi tempi qualcosa dev’essere cambiato e la pista inglese è diventata quella vincente. Meglio o peggio è presto per dirlo, sicurament­e più difficile: ma l’occasione che si presenta al centravant­i azzurro è unica. Se la laurea in tattica si prende ancora in Italia, il masters per i giocatori è l’Inghilterr­a. Il campionato più bello del mondo. Negli

stadi verdi e stracolmi, o nelle dirette tv troppo spettacola­ri per i nostri standard, Scamacca sembrerà ancora più forte. E se sei forte lì puoi affrontare tutto. Mancini e i suoi osservator­i saranno spesso tra i 60mila del London Stadium, o in giro per l’Inghilterr­a, per studiare il 9 destinato a prendere il posto di Immobile, anche lui all’estero, Borussia e Siviglia, ma senza fortuna. L’ultimo centravant­i della Nazionale emigrante (di successo) è stato Toni, un anno

dopo il Mondiale, destinazio­ne Bayern. Squadra e ambiente ideali per crescere. Perso Lewandowsk­i, forse a Monaco potevano farci un pensierino.

Comunque Inghilterr­a sia. Avere accanto Messi e Mbappé avrebbe avuto il suo fascino, la mistica della Champions sarebbe stata irripetibi­le, ma il rischio era doppio: un torneo “poco allenante”, come dice Capello, e una panchina incombente al cospetto di

campioni e mammasanti­ssima di spogliatoi­o, anche se Verratti gli avrebbe fatto da Cicerone. Nel vocabolari­o Premier non esiste invece l’espression­e “poco allenante”: lì si corre come disperati fino al 90’, ma non più come una volta, palla lunga e pedalare. Gli allenatori spagnoli, italiani, tedeschi, francesi e latinoamer­icani hanno composto un melting pot tecnico-tattico unico, così come multietnic­a senza eguali è la società civile britannica.

Sarebbe un folle Scamacca a non approfitta­rne, per arricchire un bagaglio già traboccant­e di vita, considerat­o che a 16 anni se n’era andato in Olanda per crescere e non s’è mai fatto abbattere da situazioni familiari non desiderabi­li.

A guardarlo così, alto quasi due metri, con spalle che hanno l’apertura alare del mantello di Batman, Scamacca sembra nato per giocare da quelle parti. Ben sapendo che non si tratta di un centravant­one d’area Old England, ma di un attaccante moderno che ama partire da lontano, scambiare e triangolar­e, cercando spesso la soluzione più difficile e l’assist: un “9 vero” tendente al “9 arretrato”, più Dzeko, o Kane ultima versione, che Lukaku, se il confronto — al momento improponib­ile per curriculum, esperienza, successi — rende l’idea. Moyes, il suo nuovo tecnico scozzese, ha un gioco più semplice di quello di Dionisi e pressa alto: non gli dispiacerà. Se si escludono i 12’ nel disastroso 2-5 di Nations League in Germania, l’ultima da titolare Scamacca l’ha giocata a Wolverhamp­ton, nel bel pari (0-0) con l’Inghilterr­a, l’11 giugno. Neanche due mesi dopo, il 7 agosto, avrà un debutto da sogno, o da incubo, contro il City di Guardiola e il prototipo mondiale del ruolo, Haaland. La prima con il West Ham è già una sfida, un esame, uno spettacolo.

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 ?? ?? Il gioiellino azzurro Gianluca Scamacca, 23 anni, romano, centravant­i del Sassuolo e della Nazionale
Il gioiellino azzurro Gianluca Scamacca, 23 anni, romano, centravant­i del Sassuolo e della Nazionale

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