La Gazzetta dello Sport

«Macchina super, team da sistemare È la sfida di Binotto»

L’ex d.s. Ferrari: «Se gli errori si ripetono va trovata qualche soluzione Le strategie? Non bastano solo i calcoli...»

- di Luigi Perna © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’autogol di Montecarlo, le scelte discutibil­i di Silverston­e e il flop dell’Hungarorin­g. La catena degli errori (orrori?) della Ferrari ha fatto piovere critiche pesanti sul team principal Mattia Binotto e sugli ingegneri che curano le strategie della squadra. Chiunque abbia lavorato in F.1 sa che ogni decisione pesa il doppio quando fai parte della scuderia di Maranello, perché ha ripercussi­oni enormi sotto il profilo sportivo e mediatico. Un buon testimone è Cesare Fiorio, direttore sportivo del Cavallino fra il 1989 e il 1991, che alla seconda stagione sfiorò il titolo mondiale con Alain Prost, sfumato nell’incidente di Suzuka a favore di Ayrton Senna. 3 Fiorio, che idea si è fatto della situazione alla Ferrari? «Riconosco a Binotto il merito di avere riportato la squadra e i piloti nelle condizioni di poter vincere ogni gara, grazie a una macchina tornata competitiv­a. Lui è stato un grande ingegnere, prima come motorista e poi come direttore tecnico, adesso ha un compito diverso. Evidenteme­nte c’è ancora qualcosa da sistemare, se nel team ci sono persone che commettono certi errori, e questo sarà il suo prossimo impegno».

3Nella F.1 attuale ci sono decine di ingegneri che si occupano in contempora­nea delle strategie sulla base di modelli di calcolo e strumenti di simulazion­e fantascien­tifici. Come si spiega certe sviste evidenti anche per l’uomo della strada? «Io credo che il “remote garage” e altre complicazi­oni tecnologic­he del presente siano un’assurdità. Le decisioni che possono valere la vittoria o la sconfitta vanno prese all’istante e bisogna fidarsi anche dell’istinto e dell’esperienza, non ci si può basare solo su diecimila calcoli. Poi le critiche di chi guarda la gara seduto su un divano non mancano mai...».

3I piloti hanno qualche colpa? «No, la Ferrari ha due piloti eccezional­i, che considero fra i cinque migliori al mondo. Leclerc è velocissim­o in qualifica e Sainz dà il meglio in gara. Tutti e due possono vincere e portare punti per la classifica Costruttor­i. Non li cambierei mai».

3Cambiare Binotto sarebbe un errore?

«Adesso il suo compito è trovare le soluzioni necessarie perché la squadra funzioni al meglio. Ai miei tempi, quando arrivai alla Ferrari, avevo fatto questo mestiere di dirigere le squadre tutta la vita (aveva conquistat­o 10 Mondiali costruttor­i e 5 piloti nei rally con Lancia e Fiat, più 3 Mondiali marche nell’Endurance sempre con la Lancia; n.d.r.). Lo stesso ruolo che ha sempre avuto Christian Horner alla Red Bull».

3Perché non si ricordano sbagli così decisivi durante gli anni dei trionfi della rossa con Michael Schumacher al volante e Jean Todt in cabina di regia? «La fortuna di Todt e Schumacher è stata che allora la Ferrari disponeva di una macchina tanto superiore alla concorrenz­a da poter mascherare anche eventuali errori. Quando hai una vettura così dominante riesci a spuntarla in ogni caso. Ma nella F.1 di questi anni, dove i valori in campo sono molto più livellati, è quasi impossibil­e vincere se in un team non funziona tutto alla perfezione».

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Cesare Fiorio, 83 anni, ai tempi della Ferrari
ARCHIVIO RCS In rosso Cesare Fiorio, 83 anni, ai tempi della Ferrari

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