La Gazzetta dello Sport

Genio Schmitz Una mamma dietro i trionfi di Max & co.

«Decidi e poi aspetti l’esito: passano 20”, sembrano una vita. La meditazion­e mi aiuta a restare calma»

- Di Andrea Fanì

Chissà se da ragazzina «quando guardavo le corse in tv a casa», si immaginava un giorno al pit wall, o in una stanza stile Nasa, a scrutare qualcosa che pochi esseri umani sono in grado di leggere. Il futuro. Hannah Schmitz è la “strategist” che Max Verstappen ha ringraziat­o dopo la vittoria in Ungheria, decisa proprio dalla strategia Red Bull. E la strategia Red Bull è competenza di Hannah Schmitz.

Come in gita Ingegnere meccanico, laureata a Cambridge, è da sempre «appassiona­ta di motori, per “colpa” della mia famiglia». Poi la giovane Hannah ha completato il percorso di studi, e appena prima di prendere il master è entrata in Red Bull, anno 2009, come “internal student”. Nel team che si occupa delle strategie di gara, un settore oggi diretto da Will Courtenay e dove Hannah ha trovato il suo ambiente. «Sai che devi prendere decisioni drastiche, da cui dipende la corsa, ma non devi mai perdere il controllo», chiarisce lei. Che se deve sintetizza­re il suo lavoro, analisi delle situazioni di gara per suggerire a team e piloti cosa fare e quando, usa questa immagine: «Devi essere preparato il più possibile in anticipo a quante più situazioni diverse possibili. Un po’ come quando decidi di fare una gita con la famiglia: prepari una valigia pensando a tante situazioni che potrebbero capitarti». Un po’ quello che è successo domenica scorsa in Ungheria, prima con la decisione di far partire Verstappen con gomme morbide, poi scegliendo le chiamate al box per montare le medie: «Beh, si fanno delle riunioni prima della gara, e ognuno dice la sua opinione, si parla molto, quindi anche se l’ultima decisione spesso è tua in realtà è stata condivisa in qualche modo. All’Hungarorin­g la domenica sono cambiate le condizioni climatiche e studiando le temperatur­e pensavamo che le soft sarebbero durate di più e sarebbero state più adatte in quelle condizioni. In più così ci saremmo tenuti un paio di chance con le medie. E poi durante la gara possiamo vedere in tempo reale i dati degli altri team, sentire i team radio, abbiamo tutto sotto controllo, con miliardi di dati a disposizio­ne. Sono momenti difficili ma eccitanti. Sei seduta in punta di sedia aspettando di vedere l’esito della tua decisione, se giusta o no. Un tempo di una ventina di secondi... Venti secondi che durano una vita. Ma è andata». Sì, Verstappen ha vinto partendo dalla decima posizione, e Schmitz si è presa i compliment­i dell’intero team (come dopo il GP Monaco, il capolavoro della mossa Perez), con Max che l’ha ringraziat­a pubblicame­nte sottolinea­ndo la sua «calma innaturale». Ma la stratega Red Bull ha un piccolo “segreto”: «Intanto sai che se il tuo ruolo è dire a un sacco di gente cosa deve fare, è importante che tu ti faccia ascoltare. E per mantenere la calma mi aiuto con la meditazion­e, faccio allenament­i quotidiani».

Supermamma Calma, autorevole, ascoltata, “potente” nel senso lato del termine. Ma scordatevi una donna di ghiaccio. Hannah Schmitz è mamma, e concilia il ruolo di ingegnere di F.1 con quello in famiglia: «Nel 2019 al GP Brasile ero appena rientrata al lavoro dalla prima maternità, era una cosa importante per me, volevo capire a che punto ero...». Schmitz “chiama” Verstappen al box per il terzo cambio gomme, col rischio di perdere la gara. Chiamata giusta, Max vince. Apoteosi: «È stato il momento più bello della mia carriera. Avevo dimostrato a me stessa che ero ancora capace di fare il mio lavoro. Un’esperienza esaltante». Ogni giorno una gara con se stessi, in qualche maniera. Ma nel cuore di Hannah c’è altro, un campionato ancora più grande: «Quando sei all’inizio, pensi ci siano molte persone che probabilme­nte non ti ritengono all’altezza. E per una donna in F.1 era più difficile. Ecco, spero che la mia esperienza aiuti altre ragazze nel mio mondo, per migliorare l’ambiente e aumentare la diversità».

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