La Gazzetta dello Sport

CONTROPIED­E La squadra n. 1 di tutti i tempi Un capolavoro di marketing

- Di Dan Peterson

Il Dream Team è stato la più grande squadra di ogni epoca. I Lakers dello Show Time? I Celtics di Bill Russell? I Bulls di Michael Jordan? Ok. Ma il Dream Team è sopra a tutti. Indimentic­abile. Ne parliamo ancora dopo 30 anni! È stato un esempio per come giocava: contropied­e, spettacolo, assist, non volevano saperne di vincere con meno di 40 punti. Andavano in campo non per vincere ma per uccidere sportivame­nte la partita. Magic, Bird, Jordan hanno messo da parte i loro ego per giocare insieme. Un capolavoro in campo nato fuori dal campo. Una lezione di strategia, comunicazi­one, marketing, immagine di David Stern, commission­er Nba, e Boris Stankovic, capo della Federazion­e internazio­nale. Dico per ridere: quei due erano una “associazio­ne per delinquere”. Grande amicizia, rispetto e sintonia. Hanno portato i profession­isti della Nba nel basket mondiale e hanno fatto cadere un muro. Oggi ai Giochi vanno tutti. Roger Federer, Rafa Nadal, Novak Djokovic. La strada l’hanno aperta Stern e Stankovic con quella decisione per il basket del 1989. Un passo indietro. 1972: gli Usa perdono la finale di Monaco contro l’Urss. 1987: a Indianapol­is il Brasile rimonta gli Stati Uniti e vince i Giochi panamerica­ni con Oscar e Marcel che fanno i numeri. 1988: a Seul l’Urss batte gli Usa in semifinale. «Ehi, non è meglio andare con i profession­isti?», si chiedono negli Usa che non possono giocare Olimpiadi e Mondiali con le stelle Nba ma con gli universita­ri. 1987: David Stern organizza il McDonald’s Open con Milwaukee Bucks, Unione Sovietica e Olimpia Milano campione d’Europa, allenata da Franco Casalini. Parola chiave: “open”. Il basket si sta aprendo al mondo. L’anno dopo gli Atlanta Hawks di Mike Fratello vanno a giocare in amichevole in Unione Sovietica. C’era la cortina di ferro, ok? Il muro cade non solo a Berlino ma anche nel basket: i profession­isti giocherann­o all’Olimpiade. Stern, che non voleva mai fare una brutta figura, dice: «Ci devono essere tutti i migliori. Jordan, devi giocare. Bird, sei a fine carriera, ma ci sarai con il tuo amico nemico Magic». La regola: niente ego, stiamo giocando per gli Stati Uniti. Hanno rivoluzion­ato letteralme­nte il concetto di basket nel mondo. Gli Usa con Bill Russell nel 1956 o di Roma 1960 con Jerry West, Oscar Robertson, Jerry Lucas? Fenomenali, imbattibil­i. Ma il Dream Team è stato il gioiello più luminoso della corona del basket mondiale. Tutto quello che vediamo oggi, nasce da lì.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy