Ecco perché chi ha sogni da scudetto deve temere il Pioli visto in Gazzetta
Si può intimidire il nemico con proclami minacciosi e altisonanti, ma anche con la serena consapevolezza della propria forza. È il senso del passaggio in Gazzetta di Stefano Pioli che assicura: «Siamo più forti di prima» e spiega perché. Innanzitutto per la convinzione e l’autostima che trasmette sempre una vittoria. Se hai vinto una volta, sai che puoi rifarlo. E poi: «Questo Milan ha grandi margini di miglioramento». Se non altro perché è la squadra più giovane e i giovani, per costituzione, non possono che crescere in conoscenze e sicurezza. Come può migliorare il Milan? Per esempio pressando di più, alzando la linea difensiva e tenendo la squadra più corta. A Ibra si può chiedere al massimo di stare su un difensore. A Origi, «che viene dalla squadra che pressa di più in Europa», Pioli può chiedere molta più aggressione senza palla. Il Milan può crescere nella rifinitura. Nella stagione scorsa ha sofferto spesso a stanare difese chiuse. De Ketelaere è arrivato per questo.
Da un paio di domande nei primi allenamenti, Pioli ha capito che il ragazzo ha testa e dai primi tocchi ha capito che i piedi sono della stoffa giusta. Rispetto a Diaz, il belga porta in dote fondamentali da attaccante, a cominciare dal colpo di testa. Anche il talentuoso Adli aiuterà la causa offensiva. Avranno bisogno di tempo per inserirsi, ma di fatto quella del 10 è l’unica casella rinnovata in un Milan
che recita a memoria. E anche questo, cioè la ricca identità tattica, è un vantaggio sulla concorrenza. La Juve è alla ricerca del gioco da oltre un anno; Lukaku e Dybala impongono a Inter e Roma un ritocco del copione; così come le partenze di Insigne e Koulibaly al Napoli. Non c’è squadra che abbia tante soluzioni interiorizzate come il Milan. Lo spiega bene Pioli: «Mi piace
quando i terzini attaccano centralmente. Calabria e Theo sanno quando devono farlo. Non c’è più bisogno che lo ordini». L’Inter ha meno varianti tattiche. E Pioli promette di ampliare ulteriormente lo spettro: con la difesa a 3, con un tridente senza trequartista, con un finto centravanti... «I miei ragazzi sono spugne che assorbono». Hanno ancora fame di conoscenze e di traguardi. Fame che Pioli alimenta facendo notare quanto sia sottovalutato il Milan: «Lo scorso anno ci ho giocato molto per stimolare l’orgoglio dello spogliatoio». Ieri è toccato a John Elkann vedere l’Inter favorita. «Nell’ultimo allenamento ho dovuto fermarli io perché stavano andando troppo forte», rivela Pioli. Fame, empatia ed entusiasmo sono stati la prima benzina dello scudetto. Il serbatoio è ancora pieno assicura il mister: «Sulla Gazzetta ho letto che ci divertiamo a giocare e siamo belli da guardare. È così». Il miglior modo per conservare questo spirito e questa fame è la competitività interna e il sacro rispetto del merito. Pioli lo fa capire quando gli parliamo del «punto fisso Leao» e lui precisa: «Se lo merita, altrimenti gioca Rebic». Il tecnico esalta Kjaer, ma spiega anche che Kalulu e Tomori saranno titolari finché si dimostreranno i migliori. Ultimo aspetto: il calendario atipico della stagione. Pioli lo guarda con simpatia. A novembre il suo Milan ebbe la flessione più vistosa: sconfitte con Fiorentina, Sassuolo, sofferto pareggio casalingo con il Porto. Quest’anno, a novembre, il Mondiale concederà una lunga pausa di recupero ai non nazionali. Il Milan medita una fuga al via, contando sul rodaggio degli altri, da gestire poi. Dalla Gazzetta, Pioli, sereno e lucido, con l’eleganza tipica della sua persona, ha mandato a dire, più o meno: «Provate a venire a prenderci, se ci riuscite».