Gli ori olimpici sono nel DNA di un’Italia ambiziosa
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Dai Mondiali di Eugene agli Europei di Monaco di Baviera passa solo un mese ma il tempo per rifiatare c’è. L’Italia dell’atletica ne aveva bisogno perché Marcell Jacobs e Gimbo Tamberi, due degli eroi dei Giochi di Tokyo, stanno facendo i conti con le insidie dell’anno post olimpico. A livello europeo, per due fenomeni così, basterebbe recuperare qualche punto percentuale in più di forma per arrivare all’oro. E, con uno Jacobs ritrovato, anche il motore della 4x100 scaricherebbe a terra tutta la sua potenza. Poi c’è Massimo Stano che, dopo aver vinto Olimpiade e Mondiali, cerca l’oro agli Europei per chiudere un tris riuscito in Italia solo ad Alberto Cova sui 10.000. La spedizione di 101 azzurri, mai così numerosa per gli Europei, è in grado di battere il record dei 12 podi di Spalato 1990? Stefano Mei allora fu bronzo sui 10.000 e oggi, da presidente federale, vorrebbe mettersi al collo 13 medaglie in un colpo solo: «Punto a un’edizione migliore di quella di Spalato». Può farcela, perché gli ori di Tokyo sono nel DNA di un’Italia tornata ambiziosa.