La Gazzetta dello Sport

Il colpo della «Quel ko a New York l’ha segnata tanto»

- Di Paolo Bartezzagh­i Vinci

Quel giorno di settembre del 2015 Roberta Vinci entrò dritta nella storia. Serena Williams era pronta a entrare in finale, vincere l’Us Open e conquistar­e il Grande Slam. Invece. «Non dico che quella mi ha cambiato la vita, ma è stata la vittoria più bella, più sentita, più ricordata», dice Roberta. In una carriera in cui ha vinto 10 tornei in singolare, 25 in doppio tra cui tutti quelli dello Slam e 4 Fed Cup con l’Italia, per la Vinci quello è stato il momento più alto. In finale poi perse contro l’amica Flavia Pennetta.

Il giorno perfetto«Ero

pronta a tornare – ricorda la Vinci, ora 39enne –. Il giorno prima della semifinale avevo già chiamato l’agenzia di viaggio per il volo. Serena era la numero 1 del mondo e giocava a casa sua. È stato un ribaltone incredibil­e, dopo aver perso il primo set. Non ho mai mollato. Mi ero detta che non avrei dovuto accontenta­rmi e che mi sarei dovuta godere la mia prima semifinale in uno Slam, vivendola in modo positivo». E fu il giorno perfetto. «Ancora adesso, se ci penso, mi sembra incredibil­e – continua Roberta – lei era tesa, si giocava il Grande Slam. Io ho giocato in modo straordina­rio, era una di quelle giornate in cui entra tutto. Ero ispirata, era il mio momento. Tornate in Italia Flavia e io venimmo accolte con grande affetto, dai bambini alle persone anziane. Un grande orgoglio per tutto il tennis italiano». Dopo quella sconfitta, per Serena iniziò una lenta discesa. «Non ne abbiamo mai parlato – dice Roberta – non c’è stata occasione. Ma quella sconfitta l’ha segnata tanto. Per un periodo non giocò più. Non se l’aspettava. Per una come lei, un conto è perdere con Maria Sharapova o Victoria Azarenka, un conto con la Vinci».

Il ritiro Con il suo addio, si chiude un’epoca. «Lei è stata il tennis femminile - dice la Vinci -. La regina indiscussa. Quando sapevi che partecipav­a a un torneo, al 99 per cento sapevi anche che lo avrebbe vinto». Il momento del ritiro è delicato. «È difficile chiudere un capitolo della tua vita senza sapere quale sarà quello dopo – dice Roberta –. Quando giochi, fai solo quello. Pensi: E ora? Io non ho avuto problemi, ero cosciente che era il momento giusto, il corpo te lo dice. È una scelta inevitabil­e. Non si può giocare tutta la vita».

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Roberta Vinci
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AFP

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