La Fia contro il saltellamento Avanti senza l’ok della Ferrari
Ben Sulayem fa votare al Consiglio Mondiale le regole 2023 entro il 16: ignorato l’appello di Binotto, che non userà il veto
Èstato l’argomento più gettonato da quando le vetture a effetto suolo hanno messo le ruote in pista a febbraio. A partire dai test di Barcellona i tifosi hanno imparato a conoscere due nuovi vocaboli: porpoising e bouncing, il saltellamento delle monoposto sul rettifilo. Un fenomeno (quasi) inaspettato che ha messo in crisi diversi piloti sotto il profilo fisico - soprattutto i due della Mercedes, la squadra che ne ha sofferto di più anche a livello di prestazioni -, e che ora rischia di alimentare una nuova guerra in F.1.
Doppia mossa A causare tutto ciò l’insistenza con cui la Fia ha deciso di combatterlo malgrado le scuderie stiano risolvendolo con una serie di accorgimenti sul fondo. Invocando ragioni di sicurezza, la Fia ha impedito ai team di esprimersi attraverso un voto, redigendo una prima direttiva che entrerà in vigore a Spa, alla ripresa del campionato, con la quale si stabiliranno rigidi criteri per ridurre la frequenza dei saltellamenti e una verifica più rigorosa sul consumo del pattino inferiore. Poi lunedì sera il tweet con cui il presidente Mohammad Ben Sulayem ha annunciato la fase due, ovvero di portare al voto del Consiglio Mondiale (16 agosto) le modifiche regolamentari per il 2023 incurante delle proteste di Ferrari e Red Bull, le scuderie che rischiano di essere maggiormente penalizzate. Quindi è probabile che dal 2023 le macchine dovranno alzarsi da terra di 2,5 centimetri rispetto a ora. Cosa che costringerà a rivedere i progetti e quindi a spendere di più. Un controsenso in regime di tetto alle spese. A Budapest, Mattia Binotto
aveva rivolto un appello: «La stanno tirando per le lunghe, anche troppo. Cambiare adesso non ha alcun senso. Perché nessuno parla più di bouncing». Inascoltato. Il team principal ferrarista, che siede nel Consiglio Mondiale, potrebbe appigliarsi al diritto di veto, prerogativa del Cavallino per bloccare iniziative che siano contro i suoi interessi. Ma, ammesso che non sia precluso per la natura di questo intervento (riguarda la sicurezza) non lo farebbe per ragioni di opportunità, considerando che la Fia continua a sostenere che si è mossa per salvaguardare la salute dei piloti. Una teoria che non convince Christian Horner secondo il quale «sarebbe ingiusto penalizzare chi ha lavorato bene. La Fia dovrebbe intervenire solo nel caso in cui dovesse esserci un vero problema di sicurezza per tutti. Ma se riguarda solo alcuni, allora è un problema che devono affrontare le squadre in questione».
Sospetto Il dubbio dei rivali è che la Fia stia agendo per favorire un reinserimento al vertice della Mercedes, che ha fallito il passaggio alle nuove regole: una sorta di risarcimento per i fatti di Abu Dhabi. Tesi alimentata dall’ingaggio in qualità di segretario dello sport di Shaila-Ann Rao, già consigliere speciale di Toto Wolff. Sciocchezze, sostiene il team principal austriaco: «La gente non tiene conto di due cose. Primo: c’è un problema di saltellamento che i medici dei team hanno denunciato essere rischioso per i piloti, i quali a maggioranza sostengono che il problema esiste. Secondo: chi lo dice che la soluzione stabilita dalla Fia, ovvero alzare le vetture da terra, sarà davvero un beneficio per noi?». Resta evidente che la nuova gestione della Fia ha deciso di affrancarsi dai team e dagli organizzatori dei GP (lo stop alle gare di qualificazione del sabato ne è stata la prova evidente) a costo di creare più di un mal di pancia.
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