La Gazzetta dello Sport

In volo verso gli E

- Di Andrea Buongiovan­ni

Gimbo sulla pedana che nel 2016 gli regalò il 2.39 del record italiano «Strascichi del Covid, sono stanco e apatico ma miglioro»

Da Budapest a Nizza in aereo, da Nizza a Montecarlo in auto. Gianmarco Tamberi, dopo il successo di lunedì nell’ungherese Szekesfehe­rvar con 2.24, torna a saltare nel Principato. Stasera sarà tra le stelle di una tra le tappe più prestigios­e della Diamond League. Quello al Luigi II, per l’azzurro, non è un meeting come un altro. Qui, il 15 luglio 2016, vinti gli Europei di Amsterdam cinque giorni prima, volò a 2.39, tuttora record italiano e poi, nel tentare 2.41, si frantumò la caviglia sinistra, mettendo una croce sopra i Giochi di Rio. Ricordate il gesso di Tokyo? Era eredità di quell’infortunio. Gimbo si ripresenta da campione olimpico ed è un cerchio che si chiude. Al fianco, neanche a dirlo, Mutaz Barshim. I due, camicia (quasi) hawaiana per l’italiano, cappello da pescatore per il qatarino, danno spettacolo sin dalla conferenza stampa della vigilia. 3Quali

emozioni le suscita gareggiare qui con l’oro a cinque cerchi al collo?

«Diverse da quelle che provo in ogni altro contesto: l’adrenalina sale alta. A Montecarlo, non solo in positivo, ho scritto una parte importante della mia storia. E l’anno scorso, ultima uscita prima di volare in Giappone, fu un disastro. La gente è con me ovunque: però qui, con così tanti italiani, è come essere a casa».

Cosa significa tornarci da campione olimpico?

3

«È un bel riscatto, ma a dire il vero non penso spesso al fatto che godo di questo status, non ne ho la piena percezione».

3Anche

lei, come Stano, pensa di essere stato... secondo?

«No, perché a me la “fame” non manca mai e gli obiettivi sono sempre alti. Ma capisco cosa Massimo intende».

3Ora il mirino è sugli Europei? «Mancano sette giorni: la prova magiara, dopo lo stop per Covid e i relativi problemi, mi ha dato qualche certezza in più. Mi ci sono buttato a occhi chiusi: era l’unico modo per reagire».

3Risente ancora del virus?

«Sono stanco e apatico. Ma rispetto all’unica seduta di tecnica prima della gara, con un 2.10 al quarto tentativo, miglioro».

3A Montecarlo trova i primi sei dei Mondiali di Eugene.

«Sarà una gara durissima: si partirà da 2.20 e poi la progressio­ne prevede 2,25, 2.28 e 2.30. Proverò a essere protagonis­ta».

3Come va con l’acciacco al retto femorale alla gamba di stacco che in Oregon l’ha limitata?

«I dieci giorni di riposo forzato mi han fatto bene. Il fastidio, ora che ho ripreso, è riaffiorat­o, ma è più gestibile di prima».

3Ieri

sono state pubblicate le entry-list degli Europei: l’alto maschile presenta 25 atleti...

«Per il podio non serviranno misure esagerate, ma proprio questo allarga il campo dei favoriti: indico l’ucraino Protsenko, i tedeschi Przybylko e Potye e il giovane israeliano Kapitolnik».

3Da capitano condivide l’idea di una Nazionale allargata?

«Chi ha conquistat­o il diritto a esserci è giustissim­o ci sia. Piuttosto, in generale e a favore della qualità dello spettacolo, imporrei criteri più selettivi»

3Cosa

prevede il resto della sua stagione?

«Losanna il 26 e Zurigo il 7 settembre. Poi mi sarebbe piaciuto essere a Rovereto il 30, ma...».

3Ma

due giorni dopo si sposa. «E gli organizzat­ori credevano che non fossi interessat­o: ma per il matrimonio perderò un solo giorno di atletica, forse nemmeno quello. Vedremo».

3Non

conveniva posticipar­lo? «Faremo una grande festa all’aperto: saremmo andati incontro al rischio del brutto tempo. Chiara ed io ci teniamo tantissimo, ma il viaggio di nozze, tra Maldive, Singapore e Bali, sarà a stagione conclusa».

3Come va con papà?

«Qui non c’è, ma è venuto con me in Ungheria. Faremo il punto a bocce ferme. Non stravolger­ò quanto fatto in 12 anni, Qualcosa però dovrà cambiare».

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