Milan, poker L’UDINESE SCAPPA REBIC E DIAZ SUPER QUESTO DIAVOLO VA SEMPRE DI CORSA
Doppietta del croato, Brahim è il migliore in campo. Buona prestazione in attacco, qualche errore dietro. Debutta De Ketelaere
ella scorsa stagione il Milan non aveva ricavato altro che pareggi dal doppio confronto con l’Udinese, due 1-1 ispidi che non impedirono ai “pioliani” di vincere lo scudetto. Alla prima giornata da campione d’Italia in carica il Milan ha già rimesso a posto l’aritmetica friulana, tre punti sono meglio di due. La contabilità spicciola, un punto in più contro l’Udinese rispetto all’ultimo campionato, è utile per nascondere sotto il tappeto la polvere di certe sbavature difensive, i due gol concessi non sono stati un belvedere e bisognerà lavorarci sopra per evitare che diventino tasse pesanti a un livello superiore, in Champions per esempio. Non facciamo però gli schizzinosi, dalla metà campo in avanti la prestazione del Milan è stata importante. La squadra si è accampata nei possedimenti dell’Udinese, con baricentro alto a quasi 56 metri e con possesso palla a sfiorare il 60 per cento. Parametri di un dominio che non rendono l’idea della superiorità tecnica espressa da certi giocatori, da Brahim Diaz in particolare. Verso la fine notata una discreta luminosità di De Ketelaere. La concorrenza smuove le acque stagnanti.
Aggressività e pegni La cifra del Milan è stata l’aggressività. Pressioni alte, con linea difensiva a ridosso del centrocampo, con Calabria più ala che terzino e con Messias non abbastanza terzino sulle avanzate di Masina. Pro e contro, prove di forza e pegni da pagare. Un atteggiamento dispendioso, specie d’agosto, con le gambe non ancora al massimo dei giri e con il caldo che soffoca. Una mentalità giusta, che però in un paio di occasioni è stata inficiata da gravi deficit di attenzione. L’avvio ha stordito San Siro. In linea di principio è sempre sbagliato prendere gol su palla inattiva, ma subirne uno su corner al minuto due della prima giornata è un brutto modo per cominciare un campionato con lo scudetto sulla maglia. Deulofeu dalla bandierina ha scodellato la palla sul primo palla e il “castello” milanista a zona si è afflosciato. Becao è saltato e ha messo dentro con comodità nella zona di Rebic e Leao, tutti e due inermi, ma le responsabilità maggiori sono state del croato. Becao l’esorcista, tre dei suoi cinque gol il brasiliano li ha rifilati al Diavolo, due dei quali a San Siro.
Scossa e ricaduta Certe sberle è meglio prenderle prima, i ceffoni d’inizio gara svegliano, basta interpretarli bene. Il Milan si è scosso, ha reagito. Il pari è arrivato su rigore, trasformato da Hernandez. Il varista Mazzoleni ha invitato Marinelli al video, perché ha valutato che l’intervento di Soppy su Calabria sia stato scomposto e rischioso. Le immagini si prestano a interpretazioni diverse e per quello che vale non troviamo scandalosa la scelta rigorista, nell’era del telecalcio. Più rivediamo le immagini più ci pare che Soppy sia stato quanto meno incauto. Sull’onda lunga dell’1-1 è arrivato il raddoppio: cross da destra di Calabria e deviazione vincente di Rebic, rete esemplare nella semplicità, ma agevolata dalla tenerezza dei difensori avversari, Masina e Nuytinck in specie. Sul 2-1 è iniziato un monologo tattico milanista, con Krunic di frequente sulla linea di Diaz, a formare una coppia di trequartisti. Krunic è stato bravo a sdoppiarsi tra mediana e fronte offensivo. Alle sua spalle o di fianco, Bennacer ripuliva palloni e dettava la rotta. L’Udinese non beccava palla, se non con Pereyra, come al solito il più ispirato dei suoi. Il Milan però ha chiuso il tempo come lo aveva cominciato, con un crollo di concentrazione. Pro
Le altre reti Hernandez ha pareggiato su rigore il vantaggio udinese di Becao. Di Masina il 2-2