Nel segno di Imm
LAZIO BOLOGNA SI ILLUDE E POI FA MEA CULPA
assione e curiosità spingono i tifosi verso il calcio. La passione resta intatta nel tempo, mai breve. La curiosità attrae all’inizio delle nuove annate, poi sfocia in entusiasmo o delusione, a seconda dei risultati. I nuovi attirano, vanno scoperti. E per alcuni di loro qui il debutto è da brivido, ma in senso negativo. Degli errori e orrori dei vari Maximiano e Cambiaso, si racconterà dopo. Perché nel giorno delle scoperte, ai 40 mila laziali resta una certezza: Ciro Immobile. Quando il capocannoniere dello scorso campionato gira una partita nata malissimo, la Lazio si trova di nuovo nel passato. Immobile è il leader di questo gruppo, per la sua caterva di gol (183 in A e la stessa cifra in assoluto con la Lazio), per la sua continuità e perché non è coinvolto nei chiacchiericci di mercato. Sembra l’affidabile vicino di casa che vi aiuta da tempo e sapete che non traslocherà.
I motivi Il carattere incide in questa vittoria: quello della Lazio, che non si sfascia in un primo tempo in dieci; quello del Bologna che svanisce proprio quando dovrebbe finire un avversario in difficoltà. Perché nonostante l’inno della Lega prima del via, per alcuni giocatori sembra l’ultima amichevole estiva. La data è anche giusta, non tutto il resto. Così per un tempo c’è la leggerezza di un test in ritiro, ruvido e fisico, ma come se non che dovesse dare i tre punti. Scambi di portieri, prova di difesa nell’inferiorità, gestione mal riuscita della superiorità, scarso raziocinio nel governare le circostanze favorevoli. Eppure c’era fiducia, quella che si concede ai debuttanti. Tipo il portiere della Lazio, Maximiano. La prima volta che raccoglie la palla, un semplice piegamento, scattano gli applausi. Ma la seconda volta, il gelo scende: perché il portoghese poteva respingere di piede su Arnautovic, però preferisce il tuffo plastico. Ma oltre la linea dell’area: il Var lo scorge e avverte l’arbitro che lo espelle dopo sei minuti. Per Sarri è subito il momento dell’emergenza, delle sperimentazioni. C’era un dubbio su chi mettere tra Maximiano e Provedel? Eccoli tutti due, con l’ex spezzino che entra e salva i suoi. Ma anche Soumaoro aiuta la Lazio. Due ammonizioni nervose, evitabili: espulso prima dell’intervallo. Così il Bologna che segna soltanto su rigore con Arnautovic e ha difficoltà a costruire la partita, perché non aveva preparato questa strategia, offre tutta la ripresa in parità numerica agli avversari. Ma soffre questo riequilibrio in maniera tale che sembra in inferiorità, anche in 10 contro 10. La Lazio riprende il governo del match, lo riequilibra con un autogol (De Silvestri, un ex), poi sorpassa. Senza che sia un’ingiustizia.
Le mosse Lazio e Bologna non hanno cambiato l’allenatore, e questo è già un punto di partenza rilevante. Significa non aver fallito la scelta più pesante del passato. Devono comunque elaborare idee e sistemi già conosciuti anche attraverso i nuovi giocatori. Cambiaso, seconda faccia nuova fra i titolari rossoblù dopo Lykogiannis, patisce troppo Lazzari, il migliore. Sinisa, sempre osannato dal pubblico, parte col 3-5-2, con Soriano ondeggiante tra le punte e il centrocampo. Schouten dà equilibrio e recuperi, ma il Bologna non riesce a sfondare di più quando è in vantaggio. Poi diventa 3-5-1 e 3-4-2, finendo anche con Vignato esterno sinistro. Ma nel secondo tempo non riesce a giocare. Il 4-3-3 di Sarri cambia subito in 4-4-1, con idee di 4-3-2 in avanzata. Luis Alberto entra a metà ripresa sullo 0-1 e aiuta nella percussione del gol. E la passione supera la curiosità.