Premier ring Conte e Tuchel: quasi una rissa Tottenham, pari all’ultimo assalto
Chelsea raggiunto da Kane al 96’: poi è il caos. Conte: «Se vedo aggressività reagisco». Il tedesco: «Mi sono divertito»
«Guardami negli occhi». «Lasciami la mano». ChelseaTottenham è uno spettacolo soprattutto per loro, Thomas Tuchel e Antonio Conte. La bravura dei due allenatori è il segreto del 2-2 show di un derby di Londra infuocato dal clima (a Stamford Bridge, col sole che batte, la temperatura non scende mai sotto i 34 gradi) e dal confronto tra i due tecnici che diventa fisico dopo il fischio finale. «Mi sono divertito», dice il tedesco con un sorriso, mostrando i muscoli in sala stampa dopo aver sbollito la tensione per la rissa costata a entrambi un cartellino rosso. «Quando vedo aggressività rispondo con aggressività e mi arrabbio — risponde Antonio, che ha lasciato il campo osannato dai suoi tifosi —. Magari la prossima volta non ci stringiamo la mano e ognuno resta nella sua panchina così evitiamo problemi».
La rissa Tuchel contro Conte è il cuore di Chelsea-Tottenham. Molto più del gol di Koulibaly che la apre o del pareggio di Kane al 96’ che la chiude. Il loro scontro è una lezione di tattica che diventa confronto fisico. Il primo atto è Conte che esulta per il momentaneo 1-1 poco fuori dalla sua panchina, a un metro da quella dell’avversario, proprio mentre Tuchel sta protestando col quarto uomo dietro il tecnico italiano. Quello del 68’ è un confronto verbale, quello finale con espulsione («sarebbe un peccato se per questo dovessimo saltare la prossima partita» dice Conte) una sfida fisica. A partita conclusa, solo qualche secondo dopo il gol del 2-2, Tuchel cerca l’avversario per la tradizionale stretta di mano. Conte gliela porge ma passa dritto per andare dai tifosi che lo reclamano, Tuchel lo trattiene, lo strattona. E Antonio reagisce. «Penso ci siano le immagini televisive che mostrano chiaramente quello che è successo — spiega in sala stampa —. Io non resto calmo se dall’altra parte c’è aggressività. Abbiamo visto con le esultanze quanto questa partita contasse, evidentemente anche per gli allenatori. Contava di sicuro per me: lo scorso anno contro di loro abbiamo perso tre partite in 12 giorni, e io non sono abituato ad una serie di sconfitte così contro lo stesso allenatore. Ho cercato di trasmettere la mia frustrazione alla squadra, ma anche di dare loro passione. Anche sotto questo punto di vista abbiamo iniziato un percorso in cui si vedono i risultati». Tuchel ha un’altra idea del confronto finale: «Per me è come quando due giocatori si scornano in campo e il duello prosegue anche dopo. Ma questa è la Premier League, sono sicuro che Antonio non ha niente contro di me né io contro di lui».
Arbitro e progressi Tuchel ha un altro nemico: l’arbitro Taylor. «Tutti nel nostro spogliatoio pensano che abbia qualcosa contro di noi: forse non dovrebbe più arbitrare il Chelsea. I due gol del Tottenham erano da annullare, ha fischiato in modo diverso lo stesso tipo di falli. Ha fatto degli errori, ma c’è la Var: perché non l’ha aiutato?». Conte invece preferisce concentrarsi sui progressi del suo Tottenham: anche per quelle tre sconfitte dello scorso anno che hanno contribuito ad accendere gli animi, la partita di Stamford Bridge per lui era una sorta di esame. E il Tottenham a suo dire l’ha superato. «Possiamo fare meglio, dobbiamo lavorare, ma abbiamo fatto due gol e abbiamo preso un punto — dice il tecnico italiano —. Il Chelsea secondo me ha dimostrato di essere ancora davanti a noi, ma noi abbiamo mostrato di essere migliori della passata stagione, che siamo un avversario duro da affrontare». È quello di cui gli importa davvero. Anche se con Tuchel c’è ormai una questione aperta che Conte vuole saldare come gli piace di più: battendo il suo rivale.