La Gazzetta dello Sport

Premier ring Conte e Tuchel: quasi una rissa Tottenham, pari all’ultimo assalto

- Di Davide Chinellato

Chelsea raggiunto da Kane al 96’: poi è il caos. Conte: «Se vedo aggressivi­tà reagisco». Il tedesco: «Mi sono divertito»

«Guardami negli occhi». «Lasciami la mano». ChelseaTot­tenham è uno spettacolo soprattutt­o per loro, Thomas Tuchel e Antonio Conte. La bravura dei due allenatori è il segreto del 2-2 show di un derby di Londra infuocato dal clima (a Stamford Bridge, col sole che batte, la temperatur­a non scende mai sotto i 34 gradi) e dal confronto tra i due tecnici che diventa fisico dopo il fischio finale. «Mi sono divertito», dice il tedesco con un sorriso, mostrando i muscoli in sala stampa dopo aver sbollito la tensione per la rissa costata a entrambi un cartellino rosso. «Quando vedo aggressivi­tà rispondo con aggressivi­tà e mi arrabbio — risponde Antonio, che ha lasciato il campo osannato dai suoi tifosi —. Magari la prossima volta non ci stringiamo la mano e ognuno resta nella sua panchina così evitiamo problemi».

La rissa Tuchel contro Conte è il cuore di Chelsea-Tottenham. Molto più del gol di Koulibaly che la apre o del pareggio di Kane al 96’ che la chiude. Il loro scontro è una lezione di tattica che diventa confronto fisico. Il primo atto è Conte che esulta per il momentaneo 1-1 poco fuori dalla sua panchina, a un metro da quella dell’avversario, proprio mentre Tuchel sta protestand­o col quarto uomo dietro il tecnico italiano. Quello del 68’ è un confronto verbale, quello finale con espulsione («sarebbe un peccato se per questo dovessimo saltare la prossima partita» dice Conte) una sfida fisica. A partita conclusa, solo qualche secondo dopo il gol del 2-2, Tuchel cerca l’avversario per la tradiziona­le stretta di mano. Conte gliela porge ma passa dritto per andare dai tifosi che lo reclamano, Tuchel lo trattiene, lo strattona. E Antonio reagisce. «Penso ci siano le immagini televisive che mostrano chiarament­e quello che è successo — spiega in sala stampa —. Io non resto calmo se dall’altra parte c’è aggressivi­tà. Abbiamo visto con le esultanze quanto questa partita contasse, evidenteme­nte anche per gli allenatori. Contava di sicuro per me: lo scorso anno contro di loro abbiamo perso tre partite in 12 giorni, e io non sono abituato ad una serie di sconfitte così contro lo stesso allenatore. Ho cercato di trasmetter­e la mia frustrazio­ne alla squadra, ma anche di dare loro passione. Anche sotto questo punto di vista abbiamo iniziato un percorso in cui si vedono i risultati». Tuchel ha un’altra idea del confronto finale: «Per me è come quando due giocatori si scornano in campo e il duello prosegue anche dopo. Ma questa è la Premier League, sono sicuro che Antonio non ha niente contro di me né io contro di lui».

Arbitro e progressi Tuchel ha un altro nemico: l’arbitro Taylor. «Tutti nel nostro spogliatoi­o pensano che abbia qualcosa contro di noi: forse non dovrebbe più arbitrare il Chelsea. I due gol del Tottenham erano da annullare, ha fischiato in modo diverso lo stesso tipo di falli. Ha fatto degli errori, ma c’è la Var: perché non l’ha aiutato?». Conte invece preferisce concentrar­si sui progressi del suo Tottenham: anche per quelle tre sconfitte dello scorso anno che hanno contribuit­o ad accendere gli animi, la partita di Stamford Bridge per lui era una sorta di esame. E il Tottenham a suo dire l’ha superato. «Possiamo fare meglio, dobbiamo lavorare, ma abbiamo fatto due gol e abbiamo preso un punto — dice il tecnico italiano —. Il Chelsea secondo me ha dimostrato di essere ancora davanti a noi, ma noi abbiamo mostrato di essere migliori della passata stagione, che siamo un avversario duro da affrontare». È quello di cui gli importa davvero. Anche se con Tuchel c’è ormai una questione aperta che Conte vuole saldare come gli piace di più: battendo il suo rivale.

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