La Gazzetta dello Sport

Da Musiala a Big Haaland La bella gioventù in mostra

Il tedesco e il norvegese sono il presente e il futuro Vlahovic e Raspadori guidano gli altri della Serie A

- Di Pierfrance­sco Archetti TEMPO DI LETTURA

Con Charles De Ketelaere il Milan è entrato nella generazion­e post Duemila. I ragazzi della cifra tonda, del nuovo secolo, sono già calciatori costruiti, completati. I rossoneri hanno in casa Sandro Tonali: lo ha dimostrato nella stagione dello scudetto, non può più essere chiamato promessa. I suoi coetanei stanno conquistan­do il mondo: qualche dubbio su Erling Haaland? Un vuoto di memoria su Vinicius? Il primo è il gigante che ha convinto Pep Guardiola a pensare che il centravant­i migliore non sia lo spazio, ma un ragazzone biondo mangia difese. Il secondo è l’unico marcatore dell’ultima finale di Champions League. Real Madrid-Liverpool 1-0. In Italia, la “concorrenz­a” del rossonero dell’anno tondo ha i nomi soprattutt­o di Dusan Vlahovic, centravant­i della Juve partito con una doppietta lunedì. Oppure di Giacomo Raspadori, presenza fissa nel gruppo azzurro di Roberto Mancini come nelle trattative di mercato attuali.

Sgomitare La generazion­e 2001 porta meno clamore perché non dà una svolta netta al tempo: il nuovo secolo è rappresent­ato da quelli venuti al mondo qualche mese prima. Quattro anni fa, quando i 2001 erano ancora minorenni, un quotidiano inglese molto considerat­o pubblicò i migliori sessanta giocatori di quell’annata. A rileggerli adesso, sono pochi quelli che hanno già sfondato. De Ketelaere non era nell’elenco. Era nelle giovanili del Bruges - forse poco considerat­o oltre Manica - con esordio in prima squadra nel settembre dell’anno successivo. Poi CDK si è fatto conoscere. Il belga sta scoprendo l’Italia, il Milan, la Serie A. E viceversa. Nel nostro Paese, lo status di giovani rimane fin troppo a lungo, in qualsiasi settore della società. Nel calcio arriva il giorno quando invecchi di colpo, succede quando un ragazzino si prende più applausi, consideraz­ione e soldi. Rodrygo del Real Madrid è stato il simbolo di un’annata, quando in primavera ha spinto il Real Madrid alla finale di Champions: due gol al Manchester City, nella semifinale che sembrava ormai andata. Due gol al 90’ e al 91’ per plasmare un’altra leggendari­a rimonta del Bernabeu. Ma dietro alla generazion­e sua, di De Keteleare, Martinelli e Saka (Arsenal) e anche Kvaratskhe­lia, nuovo amore di Napoli e del Napoli, c’è un gruppo di sbarbati che spinge e si impone.

Bambi Jamal Musiala (2003) mostra delle giocate zuccherose come il suo soprannome: Bambi. Sta incantando nel Bayern, ha una tecnica delicata, una fisicità leggera non nel senso di gracilità, ma di facilità nel superare qualsiasi ostacolo con un fruscio, non con una sgommata chiassosa. Ma non che sia troppo tenero: domenica è stato sbattuto a terra da due avversari, invece che lamentarsi e cercare la punizione è rimbalzato subito in piedi e ha segnato di destro dal limite. Musiala è un predestina­to, come la coppia del Barcellona Pedri (2002) e Gavi (2004). Centrocamp­isti guidati da papà Busquets, talenti su cui i catalani puntano per la rifondazio­ne che non arrivi soltanto dal mercato estero. Senza contare che Ansu Fati sembra già un veterano dal tempo del debutto, quando aveva 16 anni, un mese e un giorno. Era soltanto il 2019, sembra passata una vita.

La svolta Anche il Psg miliardari­o svecchia, toglie polvere dorata dal suo spogliatoi­o di primedonne super pagate e va a 2000, come l’anno di nascita di Vitinha. Il portoghese è stato preso in estate dal Porto, pagato 40 milioni e subito affiancato a Verratti. Può occupare tutti i posti a centrocamp­o, scambiando­si con l’azzurro, proponendo­si nell’uscita o aprendo sul lungo. Ma i parigini hanno anche riscattato Nuno Mendes (2002) dallo Sporting: esterno di sinistra in difesa, eletto miglior giovane della scorsa Ligue 1 e anche il migliore in assoluto nel suo ruolo. In totale è costato 47 milioni. Un prezzo da adulto.

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