Quando Allegri cambia la partita tra un sorso e l’altro...
Il 29 ottobre 2012, alla vigilia di una sfida del suo Milan a Palermo, Allegri lanciò una provocazione: «Inseriamo il timeout per gli allenatori». Quasi dieci anni dopo, Max è sulla panchina della Juve e ha dato la svolta alla partita con il Sassuolo grazie a un’interruzione di qualche minuto: era il 23’ e i neroverdi avevano tirato parecchio verso la porta di Perin, Allegri ha virato così dal 4-4-2 “storto” al 4-3-3, con Di Maria a destra e Cuadrado spostato a sinistra nel tridente. «In quel momento il gioco era in mano al Sassuolo dirà poi il tecnico a fine gara -. Abbiamo sistemato qualcosa, niente di che». Fatto sta che la gara da quel momento ha preso un’altra piega, tanto da far pensare all’ipotesi timeout nel calcio. Lunedì, infatti, la pausa era dovuta al caldo. Non un timeout, ma un cooling break, introdotto nel calcio in caso di temperatura elevata,dal Mondiale del 2014 in Brasile. Logico pensare che in Italia sparirà tra qualche settimana, con l’avvicinarsi dell’autunno. Come farà allora Max?
Regole L’episodio di Ferragosto ha stimolato il dibattito sulla necessità di introdurre nel calcio, come in
altri sport, una sorta di timeout. Un’idea non nuovissima: ne parlava già Silvio Berlusconi oltre 30 anni fa, sebbene con scopi decisamente diversi (creare uno spazio per gli spot
in tv durante la trasmissione delle partite). Allora il calcio disse no, ma comunque l’eventuale iniziativa non può essere lasciata in mano a una singola lega o a un solo club.
Occorrerebbe una modifica del regolamento e l’unico istituto deputato a farlo è l’Ifab (International football association board). Un allenatore o una federazione possono, però, avanzare la proposta nelle riunioni preposte della Uefa. Chissà allora che Max Allegri o la Figc cavalchino questa idea in futuro. Nel basket i timeout hanno deciso anche delle finali, ma stiamo parlando di uno sport in cui le azioni sono cronometrate. Nel calcio sarebbe comunque tutto da disciplinare.