Jacobs, grande risposta a grandi critiche Il superman dei 100 metri è italiano
Nella sua “corsa libera” all’Olympiastadion di Monaco, Marcell Jacobs si è tuffato sul traguardo dell’oro europeo dei 100 metri con tutto lo staff, con la squadra azzurra e con qualche milione di tifosi. Perché questo è l’oro di un uomo che sa emozionare e coinvolgere sia nella gioia quasi sempre, visto che ha vinto tutte e 5 le grandi finali disputate in carriera - sia nel dolore, come è successo un mese fa ai Mondiali di Eugene. Dopo i trionfi olimpici di Tokyo nei 100 e nella 4x100 e di Belgrado nei 60 indoor mondiali, la perfetta macchina da corsa si era inceppata: Marcell negli Stati Uniti è stato battuto dai guai fisici che nell’anno post olimpico hanno presentato il conto. Ma l’azzurro e il suo allenatore Paolo Camossi sono stati lucidi, non si sono fatti travolgere dagli eventi e si sono fermati appena in tempo, prima di una semifinale che sarebbe stata disputata con il terrore di spingere a tutta. C’era davvero il rischio di rompere il motore dell’uomo più veloce del mondo. Così, dopo il doveroso atto di presenza in quei Mondiali a casa dello sponsor tecnico, Marcell e Paolo hanno dovuto fare i conti con un coro di critiche che partivano tutte da quel viaggio di inizio maggio ai 1800 metri di Nairobi, alla ricerca del grande tempo e finito invece in ospedale con un virus intestinale. Sì, sono incredibilmente finiti sotto processo dopo una favola lunga otto mesi, dal doppio oro olimpico a quello sui 60 avevano conquistato sui 100 metri il titolo continentale e l’Olimpiade: il tedesco Armin Hary (campione europeo nel 1958 a Stoccolma e olimpionico a Roma 1960), primo uomo a correre i 100 in 10” netti manuali nel 1960 a Zurigo, il sovietico Valery Borzov (tre volte oro agli Europei e oro a Monaco 1972 dove vinse anche i 200) e il britannico Linford Christie (tre vittorie agli Europei e campione olimpico a Barcellona 1992). E poi c’è il grande Pietro Mennea, che ha vinto i 100 agli Europei (Praga 1978, dove trionfò anche nei 200) e l’oro ai Giochi di Mosca 1980 ma sui 200 metri. Tutti nomi leggendari. Come Marcell Jacobs che è già tra i miti, ma non può accontentarsi di aver raggiunto questo status. A 27 anni lo attendono nuove sfide. La prima nel 2023 ai Mondiali di Budapest per l’ultimo grande oro che ancora manca alla sua collezione, lo stesso che non ha mai vinto Gimbo Tamberi. E nel 2024, in una stagione lunghissima (presumibilmente senza viaggi a Nairobi, vista l’esperienza di quest’anno…), ad agosto i Giochi di Parigi e poi gli Europei di Roma. Godiamoci questo fenomeno che, con la sua corsa libera, farà volare anche la 4x100 azzurra e magari ispirerà Filippo Tortu sui 200. E diciamogli grazie per aver fatto scoprire l’atletica a tanti giovani e per aver riabituato gli italiani, cinquant’anni dopo Mennea, a vivere da protagonisti la corsa più universale che c’è.