La Gazzetta dello Sport

Raspadori! LItalia va

MAGIA DI JACK, INGLESI KO ORA LA SFIDA IN UNGHERIA PER ANDARE IN SEMIFINALE A San Siro vittoria col cuore: il numero 10 segna un super gol, se lunedì vinciamo a Budapest passiamo. Southgate retrocede

- Di Luigi Garlando MILANO

Questo voleva vedere Roberto Mancini, questo volevamo vedere tutti: un’Italia dal cuore più grande dell’emergenza. E l’abbiamo vista. Trasfigura­ta da un’epidemia biblica di infortuni e dalle epurazioni rieducativ­e del c.t., la Nazionale ha perso pure il centravant­i titolare, Immobile, all’ultimo momento. Non importa. Ci ha messo anima, sacrificio, organizzaz­ione tattica e, 439 giorni dopo la finale di Wembley, ha battuto di nuovo un’Inghilterr­a timida e deludente. Saka, stralunato, sembrava ancora tra le mani di Chiellini. Vittoria stramerita­ta (1-0) che, complice l’impresa dell’Ungheria in Germania, ha stravolto classifica e prospettiv­e. Abbiamo già in tasca la certezza di essere in prima fascia al sorteggio di Euro 2024 e, se vinciamo lunedì a Budapest, superiamo l’Ungheria, chiudiamo il girone al primo posto e ci qualifichi­amo per la final four di Nations League. Significhe­rebbe lottare per un trofeo senza dover aspettare il prossimo Europeo. Scegliamo tre uomini simbolo. Dimarco, l’emblema dei tanti azzurri in campo ieri che sono andati oltre i propri limiti e sono stati decisivi, a dispetto di un talento non esagerato. Sia d’esempio ai bamboccion­i che si credono star senza aver ancora dimostrato nulla e consideran­o la Nazionale un club vacanze da frequentar­e ogni tanto. Vogliamo in azzurro solo gente alla Dimarco. Bonucci: imperioso come a Wembley, dopo la panchina di Monza, a riprova che è la squadra a dare forza a un giocatore. Raspadori, simbolo dei giovani talenti in formazione. Ha segnato un gol splendido. Stop di velluto su arcobaleno di Bonucci e diagonale letale. Sarà per quel 10 sulla schiena, ma abbiamo rivisto il Baggio bresciano che addomestic­ò un lancio di Pirlo e depositò nella porta della Juve. L’Italia che ci aspettiamo nascerà da questa sintesi: giovani dal cuore di Dimarco, senatori trascinant­i alla Bonucci, talenti puri in fioritura come Ramentre è Bonucci a ricevere il cartellino per un fallo poco fuori dal limite dell’area (3’st): l’impression­e, invece, è che sia stato Sterling ad andare a cercare il contatto. Situazione ben vista in area inglese: il tiro di Cristante viene ribattuto da Dyer col busto e con braccia aderenti al corpo. Nulla di sanzionabi­le nello scontro aereo Kane-Toloi mentre Barella rischia il giallo su Bellingham poco fuori area al 15’ st (ok dare il vantaggio). spadori. Rivediamo tutto.

Subito Italia La sorpresa del Mancio si chiama Acerbi che lascia a sedere Bastoni, in periodo grigio. Nel 3-5-2 azzurro c’è Dimarco a spingere a tutta fascia. Soutghate rinuncia al previsto 4-2-3-1 per specchiars­i nella nostra difesa a 3, ma schiera Foden e Sterling tra le linee, alle spalle di Kane: 3-4-2-1. Gli schieramen­ti si assomiglia­no, soprattutt­o in due punti: Jorginho e Bellinghan, i numeri 8, si propongono come perni centrali della circolazio­ne; Raspadori e Foden arretrano con corse profonde per legare i reparti e offrire sponde. Simile è anche l’atteggiame­nto generale, cioè linee basse e compatte a palla

persa, per non concedere spazi alle imbucate. Questa prudenza tattica spiega un primo tempo bloccato e noioso, caratteriz­zato da un solo tiro in porta, quello che Scamacca incorna già al 5’, si cross di Dimarco, e che l’affannato Pope smanaccia in angolo con l’aiuto della traversa. L’episodio marchia il buon inizio degli azzurri che ci mettono subito il cuore giusto e per una decina di minuti, a forza di anticipi e di pressione, costringon­o gli inglesi nella loro metà campo. Dimarco ringhia in marcatura, spinge e crossa. Bene anche Bonucci, pulito e lucido, come nei giorni migliori. Fatica invece Jorginho a dare verticalit­à al gioco. Poche proposte a destra, dove Di Lorenzo si limita a presidiare e Barella parte male. Raspadori, nonostante il gran movimento, non riesce a tessere ponti per Scamacca. Gli inglesi, che pur sono ultimi nel girone e dovrebbero sbattersi per evitare la retrocessi­one in B, fanno molto meno di noi. Circolazio­ne lenta e prevedibil­e, nessuno si muove per dettare il passaggio negli spazi, Bellingham stenta anche più di Jorginho. Esterni vaporosi. Si teme qualcosa solo quando la palla arriva a Foden che ha la grazia nel tocco e nelle idee. Logico che Kane e colleghi vadano a bersi un tè senza aver spedito un solo pensiero verso Donnarumma.

Raspa d’oro Anche l’inizio della ripresa dell’Italia è ricco di buone intenzioni. Mancini dà una sterzata non banale al 18’: fuori il lungo Scamacca, dentro il piccolo Gnonto. E’ il caso di rinunciare a una punta fisica contro i giganti di Soutghate? Non si è ancora spento il brusio di San Siro quando, nello spazio svuotato da Scamacca, Raspa segna quella meraviglia di gol (23’). Bravo Mancio. L’Inghilterr­a finalmente osa: dentro Grealish e 4-2-3-1. Siamo stanchi. Arretriamo. Donnarumma para da signore i primi due tiri in porta al 32’: Kane. Qui Mancini è ancora bravo a impedire che l’Italia si schiacci dietro inserendo Gabbiadini e due interni di gamba come Pobega e Frattesi. Proprio Gabbiadini, che non giocava dall’apocalitti­co ItaliaSvez­ia

del 2017, si ritrova solo davanti al portiere che salva. L’inesauribi­le Dimarco stampa un palo al 40’, legittiman­do un vantaggio stramerita­to. L’incomprens­ibile Soutghate, che ha in panca gente come Alexander-Arnold, Mount e Abraham ritiene di fare solo due cambi. Thanks, Gareth. Inghilterr­a retrocessa nella Serie B di Nations League. Prima sconfitta calcistica di Re Carlo III che davanti alla tv avrà fatto smorfie tipo quelle per la stilografi­ca guasta. Come a Wembley, 439 giorni fa, vince Roberto Mancini, sovrano d’Europa.

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