La Gazzetta dello Sport

«Un bel gol Leo mi aveva chiamato quella giocata»

L’attaccante del Napoli, alla quarta rete a San Siro, esalta l’Italia: «Grande prestazion­e contro un ottimo avversario»

- Di Andrea Elefante

La chiamano la magia di San Siro e Giacomo Raspadori sa bene cos’è. Lo sa sempre meglio, e non può essere più un caso, se mai lo è stato. Giacomo è tenero solo quando parla con il tono di voce basso e il linguaggio ricercato, insolito, di un calciatore universita­rio che nel ritiro della Nazionale studia anche, per il prossimo esame. Nel calcio di Giacomo di tenero c’è solo la dolcezza di come sa toccare il pallone, se decide di farlo, perché ha la qualità dell’attaccante che sa come si sta fra le linee, e sa giocare anche per gli altri, non solo per assecondar­e il suo naturale istinto per il gol. Come un numero dieci, e quello era il numero che ieri aveva non casualment­e sulle spalle. E non casualment­e il suo gol è stato simile a quelli che segnava chi lo ha preceduto indossando quel numero. Ieri sera Lorenzo Insigne non c’era, ma avrà applaudito da molto lontano.

Cambio di passo Ma Giacomo Raspadori lo accarezza solo se è necessario, il pallone. E ieri sera serviva altro. Stava diventando fondamenta­le spezzare quel sortilegio del gol che si stava insinuando come al solito, assieme al timore che la maggiore freschezza degli inglesi potesse mandarci la serata di traverso. Occorreva onorare quel lancio di Bonucci che era più di un invito, era un’autostrada verso il suo poker, servito all’Italia per continuare a sperare di riaccender­e un fuoco che gli ultimi eventi hanno assopito. Quarto gol con la maglia della Nazionale e quarto gol personale a San Siro, uno stadio dove non tutti hanno il carattere e il saper essere spregiudic­ati che servono per segnare su quel prato, in quel tempio. «A San Siro ci puoi sognare solo qualcosa di grande, se ci giochi con la maglia della Nazionale», aveva detto nei giorni scorsi a Coverciano. Mancini lo ha elogiato: «Movimento, stop, tiro, ha fatto tutto benissimo». Raspadori ha sognato alto anche stavolta, come aveva già fatto con la maglia del Sassuolo: due gol contro il Milan, uno contro l’Inter e ieri sera quello che forse gli accelerato di più i battiti. Lui che è cresciuto in fretta senza mai averne, con i tempi giusti: perché è ambizioso, ma cerca di vivere sempre tutto con equilibrio.

L’omaggio di San Siro Il mix perfetto di ieri sera: un gol ambiziosis­simo per come l’ha pensato, preparato e confeziona­to; una prova di una generosità mostruosa, perché la resistenza di ieri sera richiedeva anzitutto equilibrio, appunto, e con l’aiuto di tutti, per primi i due lì davanti. Infatti Jack ha chiuso la sua partita sfinito, ma accompagna­to dalla standing ovation di San Siro, che non è per tutti. Sempre più il suo stadio, ormai. «Penso che sia stato un bel gol - ha raccontato a fine gara -, ma il fatto più bello è che Bonucci mi aveva chiamato quella giocata lì poco prima. Sono stato fortunato, è arrivata la palla giusta, davvero un bel gol». Un passo avanti importante per il futuro: «Penso che abbiamo fatto una grandissim­a prestazion­e contro una grande squadra. Una gara molto offensiva, ci siamo sacrificat­i l’un l’altro, ed è arrivato anche il risultato. Serviva una vittoria del genere, questa è l’Italia».

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ANSA Gol capolavoro Giacomo Raspadori festeggia la rete segnata ieri a San Siro

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