La Gazzetta dello Sport

INZAGHI PER LA SVOLTA HANDANOVIC RESISTE E IL 3-5-2 VA... DIFESO

Il dualismo con Onana sciolto dopo il Barça Ma Simone ora chiede di più ai suoi centrali

- Di Filippo Conticello

La teoria giovedì, nell’ufficio di Appiano Gentile riservato all’allenatore. La pratica, cominciata ieri, durerà tutto ottobre. A Simone Inzaghi il compito nient’altro che facile di dare forma e sostanza alla chiacchier­ata avuta con i dirigenti nerazzurri, la prima dopo il disastro di Udine. Le parti hanno convenuto su alcuni punti programmat­ici e da lì si riparte: serve una squadra meno ansiosa e più leggera, mentre dalla panchina sono attesi messaggi chiari, decisione nette. L’indecision­e sul portiere, ad esempio, può essere vista come lo specchio di una guida non salda, ma in realtà è figlia della qualità del materiale in mano a Simone: Handanovic è un capitano ancora efficiente, Onana un erede rampante dotato di tutt’altro stile. L’alternanza prima o poi finirà, questo è stato deliberato, ma nel futuro prossimo la tendenza potrebbe continuare per un breve tratto. Di certo Handa, anche per la fascia al braccio, per il momento delicato della squadra e per il tempo passato ad Appiano durante la sosta, non rischia di certo il posto contro Mou l’1 ottobre. Alla stessa maniera, però, Onana da canterano del Barcellona, potrebbe essere chiamato a fermare Lewandowsk­i sia a San Siro che al Camp Nou. Dopo, però, verrà finalmente deciso chi ha più X Factor tra i pali: si terrà ovviamente conto degli equilibri di spogliatoi­o, ma anche delle difficoltà dei centrali chiamati a cambiare approccio in base a chi li protegge alle spalle. Un portiere che tende all’uscita impone movimenti diversi da uno che preferisce non lasciare mai sguarnito il proprio fortino.

Difesa da strigliare Ma è proprio la difesa, intesa come fase che coinvolge tutta la squadra, ad essere sotto stretta osservazio­ne dopo l’incontro con i dirigenti. Il 3-5-2 rimane un dogma della fede, un modulo quasi immutabile, e non è in discussion­e neanche un ritorno filosofico all’epoca contiana. Nell’anno dello scudetto, dopo una partenza balbettant­e quasi come questa (i punti erano sempre 12 dopo 7 partite), la squadra abbassò drasticame­nte il baricentro per scatenare Lukaku in ripartenza: a quel punto arrivarono otto vittorie filate. Simone ha però tutt’altro stile, più armonico e arioso, meno muscolare eppure altrettant­o efficace: in fondo, lo dimostra l’anno passato in cui due trofei sono stati aggiunti alla bacheca interista. Il calcio di possesso che piace a Simone resta la linea del Piave per il futuro, ma, senza mai snaturarsi, una maggiore “protezione” è considerat­a da tutti necessaria. È così previsto un preciso piano di recupero individual­e per tutti quei big che sembrano aver mollato la presa, a partire da Barella e Brozo, più sbracciant­i che elettrizza­nti. Ma un’attenzione particolar­e dello staff sarà riservata ai vecchi centrali, Skriniar-De Vrij-Bastoni, distratti come mai e per motivi diversi. Loro per primi devono tradurre in pratica (e in fretta) ciò che giovedì era solo teoria.

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