I predatori del M
In Australia domattina è in palio la maglia di Alaphilippe: le variabili Evenepoel e Van der Poel, Girmay sogno d’Africa. E Matthews... VAN AERT AFFAMATO «VOLATA? IO ATTACCO LA MAGLIA MI MANCA» POGACAR DA AZZARDO
Wout Van Aert campione del mondo domani sarebbe un atto di giustizia. Sono in parecchi a pensarlo. A Wollongong, Australia, a otto fusi orari e a più di 16.000 chilometri di distanza da casa sua: il belga, formidabile all’ultimo Tour de France appena due mesi fa, è un uomo in missione e ha puntato tutto sulla gara in linea al punto da saltare la crono iridata di domenica scorsa, dopo due argenti di fila alle spalle di Ganna. E chissà, nel giorno-no del piemontese magari avrebbe vinto lui, invece del compagno di squadra norvegese Tobias Foss: «Ma non ho rimpianti. E poi ho vinto già 3 Mondiali nel cross, ora sono affamato come mai prima per conquistare questo titolo che mi manca, dopo l’argento di due anni fa a Imola». Van Aert è una sentenza: dal 2020, ha partecipato a 28 gare su strada di un giorno e per 18 volte (il 64,2%) ha concluso sul podio. Nessuno come lui. «Tutti si aspettano che io faccia uno sprint, ma posso anche attaccare da lontano e andare via in solitaria. L’ho dimostrato più volte quest’anno», ha aggiunto l’altro giorno con l’aria di chi è pronto a mordere e lo sguardo feroce. Al fianco aveva un compagno speciale, Remco
Evenepoel. Compagno, già. Non rivale come Julian Alaphilippe – che può puntare al tris di fila come solo Sagan prima -, Tadej Pogacar, Michael Matthews, Mathieu Van der Poel, Biniam Girmay. Compagno, prima di tutto. Ma sarà effettivamente così?
Quadro Nessuno ha vinto tanti Mondiali (26), quanto il Belgio, però negli ultimi 30 anni ce l’hanno fatta solo Museeuw (1996), Boonen (2005) e Gilbert (2012). E nel 2021, in casa, un Evenepoel non ancora capace di vincere un grande giro come l’ultima Vuelta aveva passato parecchio tempo in fuga, prima che tra lui e Van Aert volassero un po’ di stracci sulla gestione tattica della gara. Dodici mesi dopo, dall’altra parte del mondo, la storia si può ripetere? A sentire loro, no. «Abbiamo due leader». Così hanno chiesto a entrambi: Potete confermare che lavorerete insieme domenica? Evenepoel: «Sì».Van Aert (scoppia in una risata): «Sembra proprio un matrimonio in chiesa in cui entrambi i partner si dicono di sì .... Ci chiedete di andare insieme? Sì... Sì, lo farò». Evenepoel: «Certo che lo faremo. Io conosco il livello e le capacità di Wout, lui conosce le mie. Siamo entrambi professionisti». Il Mondiale sa essere un intreccio di storie straordinarie, anche dal punto di vista di chi non c’è. Come Pedersen, che volava alla Vuelta ma ha messo davanti la famiglia. O Valverde, che se lo perde perché la Movistar a caccia di punti per non retrocedere non gli ha dato il via libera. O Nibali, che lo commenterà in diretta su twitch nella sua Squalo Tv. O il re de Tour Vingegaard, che non ne ha voluto sapere. Ma ci sono almeno altri cinque predatori dell’arcobaleno oltre al duo belga, senza contare quel Peter Sagan che ha spiazzato tutti dicendo: «E se vincessi io per la quarta volta?». Sarebbe una gran sorpresa, lo slovacco non è più quello dei tempi migliori. Ma chissà.
Speranze Torniamo ai predatori del Mondiale. A Biniam Girmay. che pedala assieme a tutta una nazione, l’Eritrea, e a un Continente, l’Africa: «Sarò super-controllato, ma mi sono preparato bene. Sono felice di essere un outsider», dice l’argento iridato Under 23 dello scorso anno, già un pezzo di storia. A Mathieu Van der Poel, che ha fatto sapere: «In Australia non sarei neppure venuto, se non stessi così bene e in fiducia». Quanto al padrone di casa Matthews, l’Australia punta talmente tanto su di lui da lasciare a casa un delusissimo Caleb Ewan: «Rischio di portarmi sfortuna, ma mi considero il favorito», ha detto. Chiaro, no? Alaphilippe viene da una stagione disgraziata, e ha dichiarato: «Non sarò capitano unico, ma penso di poter incidere sulla corsa». Mentre Tadej Pogacar ha vinto alla grande a Montreal, domenica 11: «Adoro le corse di un giorno, è come giocare d’azzardo». E se alla fine le carte migliori fossero proprio le sue?