L’ultima volée IN DOPPIO CON L’AMICO RAFA APOTEOSI PERFETTA E LONDRA IMPAZZISCE
Entusiasmo e amore per l’addio al tennis di Roger che prima tifa per Murray e poi entra in campo assieme a Nadal...
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ame, set match. Addio. Si chiude a Londra, sul campo nero della O2 Arena, l'Era di Roger Federer. Non è un trionfo a Wimbledon come forse avrebbe sognato. Ma è il finale da favole, il trionfo dell'amore e dell'amicizia. Quanto amore, Roger, tutto per te in questa notte di settembre che a Londra divide la storia dello sport tra un prima e un dopo Federer. L’amore della gente, dei rivali, del mondo. L’amicizia di Rafa Nadal, che ti ha voluto accompagnare per l’ultimo spettacolo. Rafa, che attraverso l’amico e rivale di sempre ha avuto un assaggio di come potrebbe essere quando toccherà a lui e chissà, magari, ci ha fatto anche un pensierino.
In campo Quando entrano in campo, solo per elencare tutti i titoli di entrambi ci vogliono 10 minuti, i rivali meno decorati sorridono. Arbitra Layhani, la voce è quella di tanti trionfi. «La gente pensa che giocherò benissimo. Non sarà così» metteva le mani avanti prima dell'addio. La ruggine si vede ma il ricordo è quello di un tempo. Classe, stile, eleganza, tecnica. Una formula segreta come quella della CocaCola. Quanti “nuovi Roger Federer” hanno fallito ogni aspettativa? Nessuno ha giocato, incantato e vinto come lui. In termini di bellezza, non di semplice contabilità. Perché quella, alla fine, è solo statistica. Si divertono tutti, Djokovic fa coaching, Berrettini incita: «Bravi, ragazzi». Il primo assaggio della folla, il Magnifico l'ha avuto nel pomeriggio, quando è stato salutato dai 20.000 della O2 all'inizio della sessione pomeridiana, con Ruud e Tsitsipas che hanno portato i primi due punti all'Europa. Poi nel pomeriggio, lui e Nadal sono andati in campo per l’ultimo allenamento, documentato su Instagram dal Magnifico: «Io e questo ragazzo siamo abbastanza tesi… Mi allenerò per 20 minuti, mi sembrano sufficienti». Selfie, la visita di Anna Wintour in occhiali scuri. Poi, Federer posta le ultime foto mentre lascia l’hotel. Un gancio che fa vacillare: «L’ho fatto migliaia di volte (1500 per la precisione, Roger, ndr) ma questa volta è diverso… Grazie a chi è venuto questa sera». Andy Murray cerca di procrastinare l’addio dello svizzero il più possibile, giocando una delle sue partite interminabili contro De Minaur. Intanto la coppia più bella del mondo, dietro le quinte, se la ride prima sul lettino del fisio, poi a tavola. A un certo punto, Federer avrà temuto che Murray volesse fargli cambiare data del ritiro. Djokovic cerca di caricare il quasi gemello scozzese, Roger se ne torna nello spogliatoio a farsi massaggiare. Rafa, sconsolato, si rifà il grip della racchetta. In tribuna Laver fatica, Edberg soffre, Zverev vorrebbe poter scendere in campo per risolvere la situazione. Alla fine arriva il momento atteso da giorni, l'entrata in campo, l'ovazione, la partita. L'addio.
Mai pronti Eravamo pronti? No. Non lo saremo mai, anche adesso che è già successo: Roger Federer ha smesso. In un’Arena che lo ha visto vincere due volte, in una città che lo ha visto fare la storia nel tempio di Wimbledon dove ha anche giocato l’ultima vera partita. Quel giorno a Church Road Roger salutava la sua gente con un 6-0 rimediato da Hurkacz nell’ora «più dolorosa dell’intera carriera», senza sapere che non sarebbe più tornato a calpestare quell’erba per vincere. O forse, in un angolo del suo cuore, sentiva che il vero addio sarebbe stato quello. Questo passaggio finale alla Laver Cup è servito solo a tracciare un prima e un dopo, tra il campione e l’uomo.
Quel giorno del 2001 ho capito di aver trovato uno come me. Ma tu hai fatto di più, sei stato speciale
Il vuoto Il tennis non finisce, certo. È sopravvissuto alla fine di Laver, Borg, McEnroe, Sampras, sopravviverà anche all'addio di Roger Federer. Ma è innegabile che per questo sport si apre una nuova era, che sboccerà definitivamente quando anche gli altri Big andranno a esaurirsi fino a che saluterà anche l’ultimo, Novak Djokovic il più "giovane". Secondo McEnroe, a Londra burbero capitano Usa, Roger «lascia un vuoto impossibile da colmare». E anche Pete Sampras, battuto e superato nel record Slam da Roger, ha voluto omaggiare il campione che ha dato una spallata alla sua epoca: «È stata una grande battaglia la nostra, Roger, quel giorno a Wimbledon nel 2001. Uscendo dal campo, ho capito di aver trovato uno come me. Ma tu hai fatto di più, sei stato speciale, hai vinto 20 Slam e dominato». Un’eredità che lo stesso Roger, ha confessato nei giorni scorsi, gli è pesata. Una responsabilità più grande di lui «Non era pesante da sopportare la vittoria, ma sentirsi dire costantemente: "Tu sei il prossimo Sampras"». Il prossimo Federer non dovrà subire la stessa pressione: semplicemente non esiste.