Governance, vivai, media company Federazione e Lega: bisogna cambiare
Bisogna cambiare, lo pensano e lo dicono tutti. Ma come? Gravina spiega: «Il forte indebitamento del sistema ci preoccupa come la paura del cambiamento, che è spesso visto come una minaccia e non come un’importante opportunità. Siamo in un punto di non ritorno». E per uscire dallo stallo Gravina sa già cosa fare: «Il 21 dicembre ci sarà un’assemblea straordinaria nella quale proporrò l’abolizione del diritto di veto. Non è possibile che una componente possa bloccare la crescita di tutto il sistema. Su questo tema andrò fino in fondo». Argomento che ovviamente non lascia insensibile Casini. In Lega Serie A le conflittualità non mancano, ma il presidente preferisce smussare gli angoli e cercare di trasmettere un po’ di ottimismo anche occupandosi di un tema particolarmente delicato: «Stiamo cominciando a parlare del diritto di veto, ma io capovolgerei la questione: se si prendono decisioni importanti su una delle componenti del mondo del calcio, trovo giusto che ci sia anche l’assenso di quella componente. Imporre una decisione mi sembrerebbe eccessivo. Comunque la situazione del calcio italiano è meno drammatica di quanto sembri, i contrasti tra Lega e Federazione sono fisiologici, ci sono sempre stati e sempre ci saranno, ma servono ugualmente riforme profonde per aiutare il sistema a rialzarsi». E servirebbe anche tornare a quanto si faceva in passato, come lavorare bene nei settori giovanili, prima risorsa di ogni club: «Vanno incentivati gli investimenti nei vivai», chiede Cairo che sa bene quanto sia importante trovare nel settore giovanile risorse valide per la prima squadra. E Gravina ipotizza anche di ampliare il numero di italiani da inserire nella lista di 25 giocatori utilizzabili in campionato: sarebbe anche questo un segnale forte in un momento particolarmente difficile. Tutto può essere prezioso, ma il tema della governance della Lega resta molto attuale e di fondamentale definizione, proprio per garantire una stabilità futura: «Non è semplice prendere decisioni comuni - ammette Casini -. Abbiamo l’idea di creare una media company che si occupi della commercializzazione del prodotto calcio di Serie A, mentre l’assemblea continuerebbe a occuparsi di tutto quanto riguarda la parte sportiva. E poi i ricavi bisogna anche cercarli fuori: mi riferisco soprattutto alle scommesse di cui è vietata perfino la pubblicità indiretta negli stadi, a differenza di altri Paesi».