La Gazzetta dello Sport

RASPADORI SPIETATO E RAFFINATO I GOL RICORDANO BAGGIO E IL C.T.

L’attaccante del Napoli non è solo bravo, ma è anche giovane: 22 anni I compagni lo definiscon­o un mezzo veterano, il nuovo ciclo passa da lui

- Di Andrea Elefante MILANO PROVE DI FUTURO

o chiameremo il ragazzo della via Mancini: la strada che il c.t. a suo tempo ha percorso e oggi indica a chi ha voglia di incamminar­si cercando la direzione giusta. Un gol come quello che Giacomo Raspadori ha segnato venerdì sera all’Inghilterr­a aveva molto del calcio raffinato ma anche spietato che dispensava il c.t.. Al ragazzo non mancano l’intuito e pure la voglia di conoscere il passato e non stupì quando un anno fa, dopo il suo primo gol azzurro contro la Lituania, provò a schermirsi così: «Se proprio volete un paragone, diciamo che sono un po’ Vialli e un po’ Mancini». Ma l’altro ieri sera a San Siro anche un po’ Insigne, e non per la maglia numero 10 sulle spalle, semmai per quel radente a giro mandato a spegnersi sul palo lontano. I meno meraviglia­ti sono stati quelli che l’hanno visto crescere nel Sassuolo: di gol così ne ha segnati chissà quanti fin da quando era un ragazzino. E, se il paragone non suona irriverent­e, un po’ anche Robi Baggio, quello che una ventina di anni fa con il Brescia gelò lo stadio della Juventus: il lancio istigatore (allora Pirlo, stavolta Bonucci), uno stop forse non accarezzat­o con la purezza del Codino, che ci dribblò anche il portiere, ma comunque termometro di classe limpidissi­ma.

L’esempio «Movimento, stop, preparazio­ne, tiro: in quel gol Jack ha messo tutto», avrebbe detto poi Mancini. E in Raspadori c’è tutto quello che Mancini cerca da un attaccante della sua Nazionale. L’unico giovane attaccante di quelli che può chiamare ad aver dato finora speranza al suo difficile lavoro di reclutamen­to. Anzitutto perché non è solo bravo, ovvio, ma è pure giovane, appunto. E a 22 anni ha già 14 presenze: da novembre il c.t. riprenderà il discorso della costruzion­e di un nuovo ciclo, e avere già in squadra un ventiduenn­e che i compagni definiscon­o «un mezzo veterano» significa tanto. Vuol dire poter contare su un aiuto, ma anche su un esempio visivo formidabil­e: di serietà, toni giusti, disponibil­ità al lavoro, rapporti corretti, e anche di percorso opportuno.

Innamorato Per fare strada in Nazionale si fa come ha fatto, come sta facendo, Raspadori. Che ha raccontato di quanto siano state decisive, per firmare con il Napoli, le parole del c.t.: che aveva consigliat­o ai ragazzi emergenti di scegliere squadre che garantisse­ro un’esperienza anche internazio­nale. Tredici minuti (con gol) di una sola partita di Champions non cambiano la vita, ma respirare quell’aria gliela

cambierà ancora in meglio. Perché a certi livelli si pensa più alto, ci si arricchisc­e di conoscenze che poi si portano anche oltre il cancello di Coverciano. Che Raspadori ha varcato per la prima volta con l’entusiasmo di un ragazzino, e così è stato tutte le volte successive. E così ha fatto anche quando, per quattro volte durante l’Europeo di un anno fa, si è andato a sedere non in panchina, ma in tribuna,

«e con gioia, sentendomi parte del gruppo anche da lì». Innamorato dell’azzurro: di lui Mancini non potrà mai dire «bisogna aver voglia di Nazionale sempre, non a mesi alterni».

La duttilità Il resto, e non è poco, è calcio puro. Raspadori gioca per la squadra: copre chilometri di campo e fa un lavoro a volte da centrocamp­ista quanto da attaccante. E soprattutt­o gioca con la squadra: la “lega” come non tutti sanno fare o fanno sempre, e il c.t. l’ha fatto notare ad esempio a Zaniolo, e l’altra sera a Scamacca. Raspadori si fa aiutare dalla sua straordina­ria duttilità, e anche questo ne fa un giocatore “da Mancini”. Quando iniziava a decollare, e ci si chiedeva quale fosse esattament­e il suo ruolo, a Sassuolo non si azzardavan­o a rispondere più che “attaccante”. Perché già nel 4-3-3 della Primavera giocava centravant­i (e segnava molti gol) ma pure esterno; perché anche De Zerbi lo ha alternato nei due ruoli e perfino da trequartis­ta in un 4-3-1-2; perché nel 43-3 del Napoli è stato finora in mezzo e a sinistra (e da lì ha segnato contro lo Spezia), ma il giorno che Spalletti, contro il Lecce, ha scelto il 4-2-3-1, si è andato a mettere alle spalle di Osimhen. Quando nei giorni scorsi Mancini si interrogav­a sul sistema anti-Inghilterr­a, 4-3-3 o 35-2, almeno da un dubbio non era tormentato: esterno nell’uno, seconda punta nell’altro, comunque Raspadori sa come si fa.

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Le qualità Gioca per la squadra Copre chilometri, fa un lavoro da centrocamp­ista e da attaccante

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