La Gazzetta dello Sport

SVOLTA TATTICA Italia, il 3-5-2 è sostenibil­e senza diventare un totem

Con il nuovo sistema qualcosa del bel calcio manciniano si perde, però l’obiettivo del momento è ricompatta­rsi: missione riuscita

- Di Fabio Licari

Non c’entra niente che Olanda, Belgio, Francia, Italia e Ungheria abbiano vinto ora in Nations giocando con la difesa a tre. O forse sì, in questo calcio in continua evoluzione. Per la prima volta dopo 53 partite (e 52 volte il 4-3-3 iniziale) anche l’Italia s’è rivolta al 3-5-2 dal 1’. Non una decisione improvvisa, neanche una scelta ideologica. Immobile out alla vigilia e la mancanza di esterni: così Mancini ha virato su un sistema al quale pensava da tempo come alternativ­a credibile.

Integralis­ta L’Italia vincente era tatticamen­te integralis­ta. L’unica eccezione al 4-3-3 risaliva al settembre ‘18, quinta partita del ciclo: il 4-2-4 sconclusio­nato, con la coppia Cristante-Jorginho, non vede palla in Portogallo (0-1). Dalla gara successiva con l’Ucraina si affina il 4-3-3 fino a Wembley e oltre. Ma attenzione all’equivoco che il 4-3-3 sia una foto poi replicata in campo. Il calcio è fluido, dinamico. In possesso, Mancini spinge un esterno (Spinazzola), così alto da far accentrare l’ala (Insigne), avanzando anche un mediano (Barella).

Si vede un 3-2-5 molto offensivo, i rivali non trovano contromoss­e. In non possesso, gli azzurri si compattano in un 4-5-1 attivo.

Interpreta­zione La distanza dai sistemi “a tre” puri è data anche dagli interpreti. Uno dei tre centrali del 4-3-3 del Mancio è un esterno (Di Lorenzo). Contro l’Inghilterr­a, i tre dietro sono tutti difensori (Toloi, Bonucci, Acerbi). Conte ha vinto quattro scudetti così, tra Juve e Inter, e anche Inzaghi non si schioda dal 3-5-2. Gasp ha incantato l’Europa “a tre”, avanzando Toloi, e così ha fatto il Chelsea di Tuchel con Rudiger. Galtier ha portato il Psg alla linea a tre. Nagelsmann, che così giocava nel Lipsia, non ha mai smesso di pensare a questa formula per il Bayern. Anche Mou, sempre a quattro in carriera, alla Roma ha aggiunto un uomo dietro guadagnand­o stabilità.

Confronto Per Mancini la difesa a quattro è la migliore, però negli ultimi tempi le cose sono cambiate. All’Euro aveva schierato il 3-5-2 nella ripresa con la Svizzera. Per motivi diversi, la difesa soffriva, è ricorso ai tre nel secondo tempo con Turchia, Argentina, Germania. Qualcosa del bel calcio manciniano si perde: baricentro e linea difensiva più bassi, meno palloni e possesso, esterni meno “ali” e quasi mai attacco a cinque. Scenario da leggere con il diaframma delle assenze. Verratti avrebbe dato altra verticalit­à alla mediana. Se l’indispensa­bile Bonucci avesse un problema, Mancini potrebbe ricorrere a un mediano, chissà se Cristante… Lo fanno Inghilterr­a (Dier), Atletico (Witsel), Psg (Marquinhos) con risultati interessan­ti per la manovra.

Verso l’Ungheria A giugno gli azzurri vinsero schierando tre piccoli davanti: Politano, Gnonto e Raspadori

Sostenibil­ità

C’è stato il tempo in cui Mancini aggiungeva coefficien­ti di rischio e spettacolo a ogni partita. Ora che l’obiettivo è ricompatta­rsi il 3-5-2 si dimostra più sostenibil­e, ma non un totem. L’Ungheria gioca a cinque: una linea bassa e protettiva che asfissia gli attaccanti e che però a giugno abbiamo scardinato, oltre il 2-1, con tre davanti piccoli e veloci (Politano, Raspadori, Gnonto). Dipende.

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