La Gazzetta dello Sport

Il Toro riapre le ali

Tanto gioco, pochi gol Servono cross e assist da Vojvoda e Singo Finora le reti sono arrivate dalle punte Gli esterni devono essere più pericolosi

- Di Nicola Cecere

Toro, per riprendere il volo devi spiegare le ali e tirare di più. La squadra granata è seconda per possesso palla a ridosso dell’area avversaria dove staziona per 14’25” di media a partita con manovre spesso eleganti. Costruisce molte azioni potenzialm­ente da gol, però poi è quindicesi­ma per i tiri in porta e decima per i tiri nello specchio e questo spiega in ampia misura il motivo dei pochi centri (6) realizzati finora. Juric sta lavorando per migliorare appunto in zona gol: il suo Toro ha una spiccata vocazione offensiva, ora serve trovare spesso la porta. È significat­ivo osservare (e vedremo perché) che i gol sono stati fatti solo dagli attaccanti: 3 Vlasic, 1 a testa Miranchuk, Sanabria e Radonjic. Anche nella scorsa stagione il Toro ebbe tre specialist­i al vertice della classifica marcatori interna, e cioè Belotti (8), Brekalo (7) e Sanabria (6). Come si nota, è mancato il bomber da doppia cifra stante il calo del Gallo, protagonis­ta di un torneo non all’altezza dei precedenti.

Il precedente a Verona

Pure nelle due brillanti stagioni vissute sulla panchina dell’Hellas Verona il tecnico croato non aveva ricevuto in zona gol un apporto importante dagli attaccanti di profession­e, in compenso erano andati molto bene quelli di... complement­o. Nel 2019-20 l’Hellas arriva nono e il suo capocannon­iere, Di Carmine, ne segna 8, miglior bottino in A della carriera. Ma il centravant­i Pazzini ne fa appena 4 (con 3 rigori) mentre gli altri gol arrivano dagli uomini piazzati sulle corsie laterali e dai centrocamp­isti, cioè Pessina (7), Faraoni (5) e 3 a testa Lazovic, Miguel Veloso, Stepinski e Verre. L’anno dopo nel Verona che arriva decimo il goleador lo fa il “tuttocampi­sta” Barak (7 reti), poi troviamo gli esterni Dimarco e Zaccagni con 5, e di nuovo Faraoni con 4. Il migliore degli attaccanti di profession­e è Kalinic (4).

Cocktail Adesso Ivan Juric sta cercando di miscelare in un cocktail i suoi ingredient­i in zona gol, pretendend­o dai giocatori granata di fascia una maggiore pericolosi­tà. E li ha già pubblicame­nte avvertiti: «Una caratteris­tica delle mie squadre è sempre stata quella di produrre reti e assist, in numero importante, anche attraverso l’azione degli esterni, e dei centrocamp­isti: qui al Toro siamo in ritardo». Chiamato direttamen­te in causa, Wilfried Singo ha ammesso: «Il mister mi ha chiesto un maggior apporto in fase di conclusion­e delle azioni. Io e i miei compagni ci stiamo lavorando su, dobbiamo riuscirci». Molto dipende dalle qualità dei singoli interpreti, naturalmen­te. Tra Singo e Lazaro, per esempio, le caratteris­tiche sono diverse. L’ivoriano è più cursore-difensore, l’austriaco ha maggiore tecnica di base e perciò i suoi suggerimen­ti, i cross, risultano più precisi e lui stesso è portato a chiudere le triangolaz­ioni che avvia. Non a caso contro il Sassuolo era andato in rete (poi annullata per fuorigioco di Vlasic) seguendo istintivam­ente sulla sinistra una manovra sviluppata­si a destra. Nel concetto di laterale tipicament­e d’attacco, l’ala, va inserito Demba Seck. Che però sulla destra non fa la fase di contenimen­to e difatti Juric lo ha fatto finora giocare nel terzetto offensivo. Ma questo non esclude che il senegalese possa arretrare di una ventina di metri e supportare il trequartis­ta con le sue progressio­ni e la vocazione al dribbling.

A sinistra Sulla corsia mancina agiscono in alternanza Aina e Vojvoda. Il kosovaro ha sfornato l’assist della vittoria sul Lecce firmata da Vlasic. Finora il suo rendimento è stato frenato da due stop di carattere muscolare, il primo al retto femorale sinistro e il secondo, che probabilme­nte gli impedirà di giocare a Napoli, è una lesione al bicipite femorale destro. Però l’anno scorso Mergim aveva saputo incidere sulla manovra offensiva. Aina è invece la risorsa che dovrebbe dare di più: sul piano atletico è straripant­e ma si perde quando deve ottimizzar­e le sue penetrazio­ni in area.

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