Il Toro riapre le ali
Tanto gioco, pochi gol Servono cross e assist da Vojvoda e Singo Finora le reti sono arrivate dalle punte Gli esterni devono essere più pericolosi
Toro, per riprendere il volo devi spiegare le ali e tirare di più. La squadra granata è seconda per possesso palla a ridosso dell’area avversaria dove staziona per 14’25” di media a partita con manovre spesso eleganti. Costruisce molte azioni potenzialmente da gol, però poi è quindicesima per i tiri in porta e decima per i tiri nello specchio e questo spiega in ampia misura il motivo dei pochi centri (6) realizzati finora. Juric sta lavorando per migliorare appunto in zona gol: il suo Toro ha una spiccata vocazione offensiva, ora serve trovare spesso la porta. È significativo osservare (e vedremo perché) che i gol sono stati fatti solo dagli attaccanti: 3 Vlasic, 1 a testa Miranchuk, Sanabria e Radonjic. Anche nella scorsa stagione il Toro ebbe tre specialisti al vertice della classifica marcatori interna, e cioè Belotti (8), Brekalo (7) e Sanabria (6). Come si nota, è mancato il bomber da doppia cifra stante il calo del Gallo, protagonista di un torneo non all’altezza dei precedenti.
Il precedente a Verona
Pure nelle due brillanti stagioni vissute sulla panchina dell’Hellas Verona il tecnico croato non aveva ricevuto in zona gol un apporto importante dagli attaccanti di professione, in compenso erano andati molto bene quelli di... complemento. Nel 2019-20 l’Hellas arriva nono e il suo capocannoniere, Di Carmine, ne segna 8, miglior bottino in A della carriera. Ma il centravanti Pazzini ne fa appena 4 (con 3 rigori) mentre gli altri gol arrivano dagli uomini piazzati sulle corsie laterali e dai centrocampisti, cioè Pessina (7), Faraoni (5) e 3 a testa Lazovic, Miguel Veloso, Stepinski e Verre. L’anno dopo nel Verona che arriva decimo il goleador lo fa il “tuttocampista” Barak (7 reti), poi troviamo gli esterni Dimarco e Zaccagni con 5, e di nuovo Faraoni con 4. Il migliore degli attaccanti di professione è Kalinic (4).
Cocktail Adesso Ivan Juric sta cercando di miscelare in un cocktail i suoi ingredienti in zona gol, pretendendo dai giocatori granata di fascia una maggiore pericolosità. E li ha già pubblicamente avvertiti: «Una caratteristica delle mie squadre è sempre stata quella di produrre reti e assist, in numero importante, anche attraverso l’azione degli esterni, e dei centrocampisti: qui al Toro siamo in ritardo». Chiamato direttamente in causa, Wilfried Singo ha ammesso: «Il mister mi ha chiesto un maggior apporto in fase di conclusione delle azioni. Io e i miei compagni ci stiamo lavorando su, dobbiamo riuscirci». Molto dipende dalle qualità dei singoli interpreti, naturalmente. Tra Singo e Lazaro, per esempio, le caratteristiche sono diverse. L’ivoriano è più cursore-difensore, l’austriaco ha maggiore tecnica di base e perciò i suoi suggerimenti, i cross, risultano più precisi e lui stesso è portato a chiudere le triangolazioni che avvia. Non a caso contro il Sassuolo era andato in rete (poi annullata per fuorigioco di Vlasic) seguendo istintivamente sulla sinistra una manovra sviluppatasi a destra. Nel concetto di laterale tipicamente d’attacco, l’ala, va inserito Demba Seck. Che però sulla destra non fa la fase di contenimento e difatti Juric lo ha fatto finora giocare nel terzetto offensivo. Ma questo non esclude che il senegalese possa arretrare di una ventina di metri e supportare il trequartista con le sue progressioni e la vocazione al dribbling.
A sinistra Sulla corsia mancina agiscono in alternanza Aina e Vojvoda. Il kosovaro ha sfornato l’assist della vittoria sul Lecce firmata da Vlasic. Finora il suo rendimento è stato frenato da due stop di carattere muscolare, il primo al retto femorale sinistro e il secondo, che probabilmente gli impedirà di giocare a Napoli, è una lesione al bicipite femorale destro. Però l’anno scorso Mergim aveva saputo incidere sulla manovra offensiva. Aina è invece la risorsa che dovrebbe dare di più: sul piano atletico è straripante ma si perde quando deve ottimizzare le sue penetrazioni in area.