«Il mio cuore resta del Livorno Che belli i Reds E sogno un film con Chiellini» P
Perché Giorgio? Ha quel volto da antico livornese: se gli metti addosso i costumi d’epoca secondo me è molto credibile aolo Virzì ha uno strano rapporto con il calcio. Ammette candidamente di non seguire altri sport («Solo il pallone»), ma tifando Livorno («Sono stato abbonato per anni quando stava in C»), ormai in Serie D, si ritrova privo di un vero punto di riferimento ma con la stessa passione di sempre. Per questo, tra un lancio e l’altro del suo ultimo film Siccità (al cinema dal 29 settembre dopo un debutto a sorpresa soltanto giovedì scorso con incassi che hanno superato il primo giorno di Ella & John e Il Capitale Umano), l’idea di passare un po’ di tempo a parlare di quel «gioco che ci fa tornare ragazzini» lo diverte.
3Nel 2006 ha prodotto un film sul calcio, “4-4-2 - Il gioco più bello del mondo” e nel 2018 ha ambientato “Notti Magiche” durante il Mondiale di Italia ‘90. Quanto le piace questo sport?
«Parecchio. È quello che ho praticato, male, da bambino, quando a Livorno giocavo nella Sorgenti D, con scarsi risultati ma infinito impegno. Ruolo? Potevo giusto fare il difensore, riuscivo ad intimidire l’avversario sia per la stazza, sia sul piano psicologico... Gli facevo tanti “complimenti” e usavo verbi al congiuntivo che lo confondevano».
3Una
volta si è definito «uno juventino triste che ora tifa per il Livorno».
«Mio padre era della Juve, come tutti i siciliani trapiantati a Torino. Io sono cresciuto lì e andavamo spesso allo stadio. Ricordo Anastasi, Haller, Castano, Salvadore e un giovane Bettega. Era una bella squadra, vinceva anche all’epoca. Poi siamo tornati nella città in cui ero nato, quella che ho sempre sentito come identità antropologica e culturale rispetto a una Torino all’epoca buia e scontrosa, e ho iniziato a sostenere senza esitazione il Livorno. Adesso poverini sono precipitati molto in basso e il mio rapporto con il calcio è più di struggimento, ma devo confessare che giorni, fa smanettando in rete con mio figlio dodicenne Jacopo, con uno streaming scadentissimo di una tv locale siamo riusciti a vedere una partita...».
3La
vita dei tifosi delle serie minori non è facile. Nessuno la tenta nel calcio dei grandi?
«Così come il mio babbo mi portava a vedere la Juve, adesso è mio figlio a fare da trascinatore. E vi sorprenderà sapere che è un grande tifoso del Liverpool. Siamo anche andati ad Anfield lo scorso aprile a vedere i quarti di Champions contro il Benfica ed è stato bellissimo. Avevo comprato i biglietti online e senza volerlo ci siamo trovati in primissima fila, a portata di alito da Salah. Mi è piaciuto tutto, come cantano, come vanno allo stadio senza tante perquisizioni, non si vedono poliziotti, sulle tribune ci sono soprattutto famiglie e un sacco di bambini. C’è un’atmosfera molto più serena rispetto agli stadi italiani. Ci torneremo presto».
3Praticamente un cuore diviso tra Livorno e Liverpool. Piuttosto insolita come situazione. In Serie A? «Viviamo a Roma e Jacopo gioca con il San Saba. Gli piace tanto anche la squadra di Mourinho e siamo andati a vederla spesso all’Olimpico. Andare allo stadio mi piace, è una livella sociale interessante, mette insieme ricchi e poveri, è un mondo in cui la sofferenza principale viene da segnare o non segnare un gol».
3La
sua posizione da osservatore le permette di sbilanciarsi in un pronostico per lo scudetto?
«No, ma semplicemente perché è troppo presto e questo per fortuna è un campionato apertissimo, tanto che chi ha le maggiori potenzialità di mercato, la Juve, in questo momento soffre. Posso dire che mi divertono molto la Roma e il Napoli».
Negli ultimi anni è nata una nuova passione «Sono andato a Liverpool e mi sono esaltato. In A mi divertono Roma e Napoli»