Il regista di “Siccità” nasce juventino ma presto ha scelto l’amaranto: «Siamo in D, è uno struggimento»
3Il giocatore che più l’attrae? «Questo nuovo fantastico georgiano che ha Spalletti, Kvaratskhelia, è veloce e gli ho visto fare delle cose che mi fanno pensare possa diventare la nuova star del nostro calcio. E mi piacciono anche i romanisti Zalewski e Abraham».
3Ha visto Italia-Inghilterra di Nations League?
«Certo, con mio figlio. Devo ammettere di aver sofferto moltissimo per l’esclusione dal Mondiale, ma non dimentico la pazza gioia per la vittoria all’Europeo. È una squadra molto simpatica, ci siamo affezionati e sono contento per il successo di venerdì, anche perché con l’Argentina era stata una vera umiliazione».
3È un nostalgico del calcio di una volta?
«Non direi, questo mi appassiona ancora molto. Rispetto a quello che vedevo da bambino si è aggiunta un’incredibile prestazione atletica, i calciatori sono completi, perfetti. Negli Anni 70 erano più stortignaccoli, buffi. Ricordo, ad esempio, Giuseppe Furino, uno con la faccia da metalmeccanico e il fisico di uno che potevi incontrare per strada. Forse il più elegante di tutti in quella Juve era Franco Causio, che non a caso chiamavano il Barone, era l’unico con un po’ di grazia, gli altri non te le mandavano a dire...».
3A proposito di facce, nel calcio di oggi ce n’è una che vorrebbe inserire in un suo film?
«Ho una fissa, vorrei dare una parte a
Giorgio Chiellini. Ha quel volto da antico livornese, se gli metti addosso i costumi d’epoca secondo me è credibilissimo. Certo, non è un calciatore con una faccia moderna, oggi sono tutti bellissimi. Prendete Zaniolo, sembra un fotomodello. Buon per lui».
3Ma lei gioca ancora a calcio?
«A volte con i bambini nei campetti sotto casa qui a San Saba, quelli accanto alla parrocchia. Però devo stare molto attento, mi infortuno quasi sempre, rischio costantemente di finire al pronto soccorso per qualche storta o doloretto. Poi mi diverto a nuotare, camminare, andare in bicicletta, ma vi assicuro che non faccio nulla a livello agonistico».
3Nel
suo ultimo film “Siccità”, presentato fuori concorso a Venezia, mostra una Roma che muore di sete e che si ammala. L’atmosfera è catastrofica, ma ci sono delle cose che paradossalmente non cambiano: le fontane, presidiate dai militari, versano acqua per i turisti, i resort con spa non chiudono. In uno scenario simile pensa che la Serie A resterebbe in vita?
«Direi di sì. Non ci è capitato di metterlo in scena ma se dovessi estendere la narrazione immaginerei un Olimpico pieno, magari con acqua razionata per i tifosi. È vero, dietro al calcio ci sono tanti interessi, economici ma anche sociali».