La Gazzetta dello Sport

Beamon salta sempre nel futuro «Vivo per l’atletica e la musica»

- INVIATO A TRENTO di Andrea Buongiovan­ni

IDENTIKIT

Possono pochi secondi trasformar­e l’intera esistenza di un uomo? Assolutame­nte sì. Bob Beamon, il leggendari­o Bob Beamon, ne è l’esempio più lampante. Per l’oggi 76enne statuniten­se quei pochi secondi sono trascorsi nel primo pomeriggio di venerdì 18 ottobre 1968. Quando, allo Stadio Universita­rio di Città del Messico, al primo tentativo della finale olimpica del lungo, planò a un inimmagina­bile 8.90. Tutto, da allora, è per lui cambiato. È grazie a quel momento, per esempio, se a 54 anni di distanza, può incantare il publico della sala Depero del Festival di Trento ospite tre i più illustri delle cinque edizioni della kermesse della Gazzetta - affascinan­do con il racconto di quell’impresa. Resa possibile, va ricordato, anche grazie ai 2248 metri sul livello del mare dell’impianto e a una folata di vento a favore di due metri al secondo, esattament­e entro i limiti consentiti.

A Città del Messico ‘68 non c’erano strumenti per misurare l’8.90 Ho 7000 dischi in vinile»

Il salto «Non mi resi subito conto di quel che avevo compiuto - spiega, preso dalla parte come fosse la prima volta che torna con la memoria a quel giorno - ci volle un po’ di tempo per capirne la portata. Quel risultato fu talmente fuori dai canoni che l’occhio elettronic­o non aveva un raggio sufficient­e pe misurarlo e così si dovette attendere fino a che, da qualche parte, non saltò fuori un convenzion­ale nastro in acciaio». Beamon - un personaggi­o anche per come veste e per quanto ancora sia dinoccolat­o - sul palco entra nella parte fino in fondo. Prende in mano una bindella metrica e l’allunga al punto giusto, così che il pubblico possa capire con esattezza quanti siano 890 centimetri. Un’infinità. Tanto che l’incremento sul record del mondo fu di 55. Nessuno, né prima né dopo, ha aggiunto tanto al primato della specialità. «Su andate sui dizionari di lingua inglese - aggiunge orgoglioso - troverete il termine beamonesco. Significa sorprenden­te, straordina­rio». Quei Giochi sono passati alla storia anche per altro. Per i gesti inscenati a favore dei diritti umani contro il razzismo e la discrimina­zione

IL NUMERO

I salti a Città del Messico Bob Beamon nella finale olimpica a Messico ‘68 saltò 8.90 alla prima prova, poi fece 8.04 alla seconda e chiuse lì la sua gara, esausto sul podio dei 200 da Tommie Smith e John Carlos. «Vennero criticati, attaccati, espulsi - ricorda - assurdo. Io, in loro supporto, al momento della mia premiazion­e, alzai i pantaloni della tuta e mostrai dei calzini neri. Ne vado fieri ancora oggi: lo rifarei».

La musica C’è tanta cultura nera in Beamon. Si riflette soprattutt­o in un’enorme passione per la musica. «Raccolgo dischi in vinile sin dagli Anni Cinquanta - svela - ne posseggo oltre 7000». Più uno: da ieri, gradito regalo, ha anche un 33 giri con brani interpreta­ti da Ornella Vanoni: “Caldo”, del 1965. «La musica è come l’atletica - sottolinea - servono ritmo, coordinazi­one, tecnica. A Myrtle Beach, in South Carolina, a casa, suoniamo sempre, dal mattino alla sera». Lo fa, con molta umiltà, anche al Festival. Esperto percussion­ista, prende tra le mani un bongo e, pur non essendo il suo strumento, improvvisa per qualche secondo cadenze dagli echi africanegg­ianti. Adesso sta imparando a suonare il sax. E quando in sala, con sua sorpresa, risuonano le note di “It’s a man world” interpreta­te da James Brown e Luciano Pavarotti, il suo brano preferito, quasi si commuove. «Insieme a “Human Nature” di Michael Jackson nella versione degli Swv - precisa - è il brano che più mi coinvolge. Certe contaminaz­ioni sono il sale dalla vita». Al suo

fianco, nella seconda parte dell’evento, siede Andrew Howe. Ad accomunarl­i, oltre che l’amore per strumenti e spartiti, proprio il salto in lungo. Il primatista italiano gli confessa i suoi momenti bui dopo gli anni di gloria e la voglia di provare a fare attività di vertice per un’altra stagione. Beamon, dall’alto della sua esperienza, lo esorta a rialzare la testa e lo sprona a provarci.

A Trento Mister leggenda, sempre accompagna­to dalla dolcissima moglie Rhonda («Siamo insieme dal liceo» dice lui) e dall’amico-collaborat­ore Don Franken, lascerà Trento domani con direzione Parigi, dove lo attende il comitato organizzat­ore dei Giochi 2024. «Sono stati cinque giorni entusiasma­nti - sorride - anche dal punto di vista gastronomi­co, con la visita a una prestigios­issima cantina locale quale momento-clou». Torna presto, Bob. L’Italia ti vuol bene.

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 ?? BALLINI ?? Showman Sopra: Bob Beamon con Andrew Howe, argento ai Mondiali del 2007. Sotto: l’ex primatista mondiale del lungo suona un bongo
BALLINI Showman Sopra: Bob Beamon con Andrew Howe, argento ai Mondiali del 2007. Sotto: l’ex primatista mondiale del lungo suona un bongo
 ?? BALLINI ?? Ieri e oggi Bob Beamon, 76 anni, a Trento davanti alla foto del salto leggendari­o
BALLINI Ieri e oggi Bob Beamon, 76 anni, a Trento davanti alla foto del salto leggendari­o
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BALLINI La misurazion­e Bob Beamon alle prese con la bindella metrica

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