Toro scatenato con l’Argentina Ma in Italia serve il rilancio
In nazionale segna ogni 121’ mentre a Milano si è fermato Il gemello Rom può aiutarlo
In campionato
Partenza a razzo, 3 reti nelle prime 4, poi Martinez ha inciso meno come tutta la squadra
Da gemello a gemello, da mancino a mancino. Da quello bassino, geniale, imprendibile nelle serate in cui torna in sé, a quello alto e grosso, così potente da buttare giù ogni porta. Hanno pochino in comune Leo Messi e Romelu Lukaku, se non l’uso semi-esclusivo del sinistro e quella comune vicinanza di spirito a Lautaro Martinez. L’attaccante argentino in patria continua a essere un Toro imbizzarrito grazie anche al feeling con Leo, mentre a Milano deve ancora risintonizzarsi nella Lu-La secondo le vecchie frequenze.
Due volti Nella passeggiata al Sun Life Stadium di Miami contro l’Honduras, prima delle ultime due amichevoli pre-Qatar, l’Argentina ne ha fatti tre: proprio Lautaro ha aperto la via, poi la doppietta di Messi che è arrivato a quota 88 centri in patria. L’interista non si arrampica ancora a quei livelli, ma nel 2022 nessuno segna in Albiceleste come Martinez: quest’ultima rete contro la nazionale centramericana ha permesso a Lautaro di migliorare il proprio record di gare consecutive a segno. Ora la striscia è arrivata a quattro partite e il totale fa 21 centri in appena 39 partite. Si viaggia alla media di una rete ogni 121’ e, tra i giganti che ne hanno segnati almeno 20 con l’Argentina, in questo momento solo Batistuta (un gol ogni 119’) ha numeri migliori di lui. Crespo (uno ogni 130’) è stato appena superato di slancio. Tanta efficienza argentina cozza con le ultime difficoltà italiane: Lautaro è rimasto intrappolato nella crisi dell’Inter di Inzaghi e l’assenza di Lukaku non lo ha certo aiutato a ritrovare il buonumore. E pensare che il Toro aveva sprintato uscendo dai blocchi ad agosto con tre reti e un assist nelle prime quattro giornate di campionato. Poi, però, il vuoto: cinque partite all’asciutto tra campionato e Champions. Si potrebbe dire che il 3-5-2 interista lo esalti meno del 4-3-3 di Scaloni, in cui luisi muove con libertà da pendolo centrale, ma in queste ultime uscite tra club e nazionale la differenza l’ha fatta soprattutto il mood di squadra: l’Argentina cammina sulle nuvole, va in Qatar con una convinzione ferma di poter vincere che raramente aveva avuto in passato, mentre in nerazzurro negli ultimi tempi si è respirata troppa sfiducia. Pure Martinez ne è stato risucchiato. Il ritorno di Lukaku serve a ricaricare il gemello argentino prima degli altri, perché la somma dei due attaccanti è superiore alle loro individualità: è la storia dell’Inter a dirlo. Poi, per quanto alla fine di ogni stagione il Toro riesca a segnare sempre più di quella precedente, ci sono sempre strani periodi di buio nel suo cammino. L’anno scorso gli è successo tra l’ottava e la 13esima giornata e tra la 19esima e la 28 esima.
Al rientro Con l’Honduras il Toro ha giocato solo i primi 45’ e dovrebbe ricevere trattamento simile anche nella prossima amichevole contro la Giamaica, nella notte tra martedì e mercoledì: metà partita, non di più. Non dispiacerà certo a Simone Inzaghi che lo ritroverà per un vero allenamento alla Pinetina soltanto giovedì. Lautaro avrà così due giorni appena per rimettersi a lucido accanto a Big Rom. Di buono, c’è che l’aria della Seleccion motiva spesso il Toro quando poi sbarca in Italia: lo scorso anno, tornato dalla nazionale a metà novembre, andò a segno col Napoli e per le successive due giornate. Accadde pure dopo il 10 settembre, quando al rientro colpì contro Samp e Bologna. Stavolta, poi, ha pure un mancino ad assisterlo: non ha sette Palloni d’Oro in salotto. ma sa comunque come farlo sorridere.