Ciro non sale sull’aereo Pressioni Lazio per fermarlo?
L’attaccante bloccato a Malpensa Era arruolabile dopo l’ultimo test ma la Figc: «Meglio non rischiare»
Un inatteso, amaro, deja vu. Amaro soprattutto per Ciro Immobile, e ovviamente per Roberto Mancini e la Nazionale. Spiacevole, anche: perché lascia dietro di sé lo sgradevole sapore del giallo, dove almeno le vittime sono chiarissime. Dunque un altro forfeit azzurro, stavolta ancora più in extremis, per il laziale: come lo scorso novembre, quando fu costretto a saltare le gare contro Svizzera e Irlanda del Nord. Allora lasciò Coverciano accompagnato dalle accuse del presidente della Lazio, Claudio Lotito, allo staff medico azzurro di averlo “rotto”. Stavolta per Immobile la rinuncia è stata anche più beffarda: è stato bloccato quando era a Malpensa, praticamente sull’aereo che ha portato l’Italia a Budapest, già sottobordo come da testimonianze fotografiche.
Un buco di un’ora Ma andiamo con ordine. Alle 10 di ieri mattina, quando l’aereo azzurro era appena decollato da Fiumicino per Malpensa con a bordo il c.t. Mancini, Immobile dopo la prevista risonanza magnetica di controllo a Milano era dato per “disponibile”. Perlomeno a partire. L’esame aveva rilevato un miglioramento rispetto al test precedente: il lieve edema al bicipite femorale destro non era del tutto scomparso, ma autorizzava a tenere il giocatore in stand by. C’erano ancora due allenamenti, quello di ieri sera e di stamattina, per fare ulteriori verifiche. Immobile era pronto a partire, Mancini avrebbe deciso se farlo giocare magari in extremis. E’ stato nell’ora che è passata fra il decollo del charter da Roma e l’atterraggio a Milano che è successo qualcosa: un possibile intervento della Lazio per tutelare il giocatore, facendo pressioni per non farlo partire.
Il comunicato Figc La decisione di «confermarne l’indisponibilità» - come ha recitato poi il comunicato della Figc - è stata presa quando Mancini è tornato contattabile. «Ci siamo sentiti appena sono arrivato a Malpensa», ha raccontato nel pomeriggio il c.t., che poi ha ringraziato Immobile («E’ stato bravissimo, sarebbe rimasto con noi: non stava malissimo, voleva cercare di recuperare») e si è attenuto alla versione ufficiale: «Non valeva la pena correre rischi: abbiamo deciso così dopo il controllo». A Mancini spettava l’ultima parola, poi è arrivata la nota con la quale la Figc si è assunta la paternità della decisione: «Il c.t. ha scelto di lasciar tornare il centravanti al club di appartenenza, una volta constatato quanto emerso dagli accertamenti, come sempre condivisi con lo staff medico del club». E in assenza di accordo, proprio per non rischiare un’altra querelle con la Lazio, la Figc così come era già stato per Verratti (infortunio evidentissimo), Politano, Pellegrini e per ultimo Tonali, non ha potuto né voluto prendersi la responsabilità di rischiare un giocatore non ancora al 100%. Fra l’altro per un edema che probabilmente fra 36-48 ore sarà completamente riassorbito. Come non se l’era presa la responsabilità giovedì sera: poco prima di consegnare alla Uefa la lista dei 23 per la gara con l’Inghilterra, Immobile era ancora convinto di poter giocare a San
Siro (aveva partecipato anche alla rifinitura), ma dal controllo fatto all’ora di pranzo era emerso un affaticamento. Dunque meglio evitare il problema: come già giovedì, anche ieri mattina.
Amaro Mancini Ma il punto non riguarda la certezza della disponibilità di Immobile per Ungheria-Italia: quella non c’è mai stata. Il punto è che Immobile è stato ”stoppato”, quando avrebbe voluto partire per Budapest. Anche solo per stare con la squadra. Dopo aver pensato di lasciare la Nazionale, voleva dare un ulteriore segnale di appartenenza a Mancini, ieri costretto a rifare l’equilibrista: «Abbiamo sempre cercato di andare incontro a club e giocatori, e continueremo a farlo. Ma la cosa più importante resta aver voglia di venire in Nazionale, che deve essere una cosa importante per i giocatori: a volte bisognerebbe amarla un po’ di più». Un equilibrismo amaro, anche questo.
Ciro bravissimo, non stava così male, sarebbe rimasto
Roberto Mancini Sulla questione Immobile